Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio
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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 110<br />
tutti i giorni, nella piccola umanità borghese (problema <strong>del</strong> Biedermeier). Viene poi la<br />
restaurazione <strong>del</strong>la idea <strong>del</strong>l'uomo "grande" come ritorno al concetto rinascimentale, e<br />
l'apoteosi <strong>del</strong>l'uomo.<br />
Ma la corrente che scorre verso l' "extraumano" prosegue sotto terra. Con l'abolizione<br />
dei vincoli antropomorfi, essa torna ad erompere nell'architettura risolvendosi nella<br />
comune costruzione, e a "cacciare dall'arte l'uomo e la natura".<br />
Si fanno poi alcuni tentativi per dissimulare questa situazione mascherandola con elementi<br />
umani <strong>del</strong> tutto superficiali: è l'umanismo come alibi.<br />
Oggi ci troviamo a questo punto.<br />
Il movimento ha - come la rivoluzione sociale – due epoche culminanti: la prima rivoluzione<br />
e la seconda rivoluzione.<br />
Nella prima epoca la tendenza consapevole si rivolge essenzialmente verso tutto ciò<br />
che è sublime, verso la liberazione, <strong>del</strong>l'arte in genere e <strong>del</strong>le singole arti in specie, da<br />
ceppi eteronomi, verso l'elevazione massima <strong>del</strong>le arti e <strong>del</strong>l'uomo. Le correnti che auspicano<br />
l'abbassamento sono ancora in minoranza. Nella seconda rivoluzione i rapporti<br />
si capovolgono. Eppure, questi contrasti sono in sostanza legati tra loro. La seconda<br />
rivoluzione viene preparata nella prima.<br />
Proprio nel periodo in cui si prepara la seconda rivoluzione e nel momento in cui essa<br />
si manifesta, il <strong>centro</strong> di gravità di questa tendenza comincia a spostarsi dall' "inorganicità"<br />
al "caos". Col surrealismo si pretende per la prima volta e apertamente la supremazia<br />
<strong>del</strong> caotico non soltanto nell'arte, ma anche nella vita. Si viene così alla negazione<br />
<strong>del</strong>l'arte.<br />
Tutto ciò che nella prima metà <strong>del</strong> secolo sembra spesso più grande, più nobile e più<br />
attraente, non è soltanto un residuo <strong>del</strong>l'antico secolo diciottesimo, bensì un prodotto<br />
<strong>del</strong>la prima rivoluzione, la quale (questa è la prova <strong>del</strong>la sua inferiore legalità) non può<br />
tuttavia mantenere il suo livello umano. L'autonomia <strong>del</strong>l'arte in genere e <strong>del</strong>le arti in<br />
specie è il necessario preludio <strong>del</strong> loro dissolvimento.<br />
DECORSO DELLA MALATTIA<br />
È utile esaminare non solo dal punto di vista <strong>del</strong>le categorie storiche ma anche di<br />
quelle antropologiche e psicologiche il processo iniziatesi nel 1770, quasi come se si<br />
trattasse <strong>del</strong>la malattia di un individuo. In questo tentativo i sintomi sono ricavati solo<br />
dalla situazione in cui si trova l'arte. Si può dunque parlare di due attacchi <strong>del</strong> male: il<br />
primo, violento, va dal 1770 circa fino al 1800, e si mantiene fino al 1830 nello stadio<br />
acuto (di uno stadio più debole che cade intorno al 1830 e difficilmente riconoscibile.<br />
non faccio qui parola); il secondo attacco, violentissimo, va dal 1900 circa fino al 1930,<br />
ed è già in atto fin dal 1885. Fra queste due fasi ve ne sono altre due in cui si nota un<br />
apparente miglioramento. Descriverò brevemente queste quattro fasi.<br />
Prima fase (1760-1830)<br />
Considerando nel suo complesso l'organismo <strong>del</strong>l'arte, si ha più che altro l'impressione<br />
di un raffreddamento <strong>del</strong>le forme. Questo è proprio ciò che si suole chiamare<br />
classicismo: mancarla di vita. Avversione per ciò che colpisce i sensi (timidezza di<br />
fronte al colore nella sua dinamica) e per ogni movimento violento. L'atmosfera dominante<br />
è tacita malinconia e tristezza: "il malato piange molto". 200 Severità verso se<br />
stessi. Alti ideali estetici ed etici. I pensieri tendono insistentemente verso il passato,<br />
verso la purezza <strong>del</strong>la gioventù, alla quale si ripensa nostalgicamente; oppure vagano<br />
in un utopistico avvenire terreno.<br />
Il momento culminante dei pensieri di caducità e di morte è intorno al 1800. Sono<br />
pensieri che si fissano sul profondo legame <strong>del</strong>l'uomo con la concezione notturna <strong>del</strong>la<br />
vita, <strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong>l'antichità, e sulle potenze infere.<br />
200 Per la parte riguardante l'indagine <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> pensiero occorre consultare l'articolo di W. REHM,<br />
Götterstille und Göttertrauer, in "Jahrbuch des freien deutschen Hochstifts", Francoforte sul Meno 1924.<br />
6 aprile 2013