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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 131<br />

occidentale o se non ci si crede affatto. Le condizioni qui descritte non si limitano infatti<br />

più al solo occidente; esse continuerebbero indubbiamente ad esistere in varie<br />

parti <strong>del</strong> mondo anche se l'occidente tramontasse. Oggi esse sono già "planetarie" e lo<br />

diverranno ancora di più. La nuova arte <strong>del</strong> costruttore, la sua vittoria sull'architetto è<br />

un dato di fatto "planetario". La resistenza che si nota in vari punti sembra essere però<br />

di diversa intensità. Il turbamento non giunge ovunque fino al midollo vitale. Ma, considerata<br />

in se stessa, la situazione generale è "planetaria". Da essa dipende il sussistere<br />

o meno <strong>del</strong>l'uomo superiore.<br />

Alla domanda se il processo sia o no divenuto irreversibile, non si può dunque rispondere,<br />

neppure facendo dei confronti con altre civiltà.<br />

È invece importante esaminare la situazione presente con pazienza e prudenza, e<br />

con un'intelligenza che sia la più acuta e la più obiettiva possibile, e vedere se forze<br />

salutari - se pure ancora all'inizio - si muovano in essa e quali siano le loro possibilità.<br />

Per fare questo non si deve guardare verso i margini, dove i sintomi <strong>del</strong>la malattia si<br />

manifestano in maniera esagerata, ma indagare nella zona centrale. Poiché non è stato<br />

fatto un esame approfondito, il terreno non può essere ancora sondato. Esistono inoltre<br />

dei limiti: ci sono zone - e forse sono proprio quelle essenziali - che si sottraggono<br />

completamente al sondaggio e che potranno essere conosciute soltanto quando l'epoca<br />

sarà già chiusa e superata.<br />

LA SITUAZIONE NEL CAMPO DELL'ARTE<br />

Se si considerano sotto questo diverso punto di vista i fenomeni nel campo <strong>del</strong>l'arte,<br />

si ha l'impressione che, almeno per il prossimo futuro, non ci si possa aspettare un sostanziale<br />

mutamento.<br />

Osservando i compiti che si impongono non si vede se si stia formando un nuovo<br />

<strong>centro</strong>, anzi non si vede neppure come esso possa formarsi. In tutto ciò noi non possiamo<br />

esercitare alcuna influenza. Nuove forme di culto visibile che condurrebbero a<br />

una rinascita <strong>del</strong>l'edificio sacro non possono essere né immaginate né ideate. Nonostante<br />

tutti i tentativi non sembra che ci sia da aspettarsi un rinnovamento <strong>del</strong>l'edificio<br />

sacro. La mancanza di ogni indizio che preannunci una nuova immagine profonda e<br />

valida di culto e le perplessità in cui si dibatte la iconologia, dimostrano che questo<br />

rinnovamento è ancora lontano. Sembra che - se davvero deve e può avvenire - esso<br />

debba essere preceduto da qualche cosa di diverso.<br />

La molteplicità dei vari temi architettonici rimarrà indubbiamente anche nel futuro e<br />

continuerà ad esistere il problema se si debba cioè unificarli tutti o differenziarli fra loro,<br />

non soltanto nei loro schemi ma nel loro aspetto e nel loro stile, che però non deve<br />

essere inteso nel senso formale. A questo punto - dopo che la smania di livellamento<br />

si fosse esaurita e i più antichi tentativi di pluralismo fossero falliti - sembrerebbero<br />

aprirsi due possibilità. La scelta non spetta però alla teoria, ma a quella fra le esigenze<br />

che è la più profonda.<br />

Una <strong>del</strong>le possibilità potrebbe consistere nel riconoscere che la trasformazione<br />

<strong>del</strong>l'architettura nell'edilizia degli ingegneri ha di nuovo sottratto all'arte la maggior<br />

parte dei settori <strong>del</strong>l'architettura. Con questo si verrebbe a sgombrare l'antico àmbito<br />

<strong>del</strong>l'architettura e si renderebbe quindi libero il posto per la chiesa, per il monumento<br />

sepolcrale e commemorativo. Ciò significherebbe che, se ne è in grado. l'arte potrebbe<br />

ritirarsi di nuovo nello stretto àmbito <strong>del</strong>la sacralità, come avveniva un tempo agli inizi<br />

<strong>del</strong>le grandi civiltà. Il successo <strong>del</strong> livellamento potrebbe pertanto consistere proprio<br />

nell'aver dato dei limiti all'arte, ciò che significherebbe una concentrazione <strong>del</strong>l'arte<br />

stessa.<br />

Al contrario un nuovo pluralismo (un pluralismo <strong>del</strong>l'essenza artistica, di cui si è<br />

parlato precedentemente) avrebbe come risultato di conservare, l'uno accanto all'altro,<br />

rinunciando all'esigenza di uno stile unitario, tutti questi temi che nel corso <strong>del</strong> tempo<br />

hanno portato ad una forma durevole; esso li conserverebbe in questa stessa autentica<br />

forma, cercherebbe il nuovo proprio in questa molteplicità <strong>del</strong>le sfere <strong>del</strong>l'arte. Il nuovissimo<br />

compito sarebbe proprio quello di dare a questi temi un ordine ragionevole,<br />

6 aprile 2013

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