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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 118<br />

che perfino nella creazione più perfetta manchi quel nucleo che in altri tempi faceva sì<br />

che anche qualche cosa di meno buono potesse imporsi e divenire essenziale". 210<br />

Nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo gli artisti si muovono come sullo stretto<br />

sentiero di una cresta. Da una parte v'è il minaccioso abisso di ciò che è soltanto interessante,<br />

fuori <strong>del</strong> comune e strano: e questo non è arte. Dall'altra vi è una bellezza<br />

sterile, irreale e soltanto presupposta, la quale, anch'essa, non è arte.<br />

Soltanto agli spiriti forti è dato procedere su tale cresta. Agli spiriti più deboli manca<br />

la necessaria sicurezza.<br />

Il genio acquista perciò, nel secolo diciannovesimo, un significato completamente<br />

diverso da quello dei secoli precedenti. Solo il genio porta l'immagine <strong>del</strong>l'uomo – che<br />

sempre più si appesantisce - attraverso i pericoli <strong>del</strong>l'epoca. "Così il concetto di genio,<br />

coniato per la prima volta nel secolo diciottesimo, comincia ad acquistare per la nostra<br />

epoca un particolare carattere di fatalità. Il genio è divenuto per noi una imprescindibile<br />

necessità onde raggiungere noi stessi". 211<br />

LA DIFESA DEGLI ESTREMISTI<br />

"Quae sursum sunt sapite" (SAN PAOLO, Col. 3,2).<br />

Ma per giustificare le tendenze estreme <strong>del</strong>l'arte moderna bisogna riflettere sulla<br />

mancata funzione di quelle tendenze conservatrici che, nel secolo diciannovesimo,<br />

portarono o avrebbero dovuto portare nell'arte l'immagine <strong>del</strong>l'uomo. "Anche quanto<br />

era buono divenne insulso dopo che le forze creatrici lo ebbero abbandonato. La sua<br />

scipita insulsaggine provoca una reazione che conferma ed afferma la maggiore intensità,<br />

profondità e passionalità <strong>del</strong>l'elemento cattivo. In quest'ultimo si crede di trovare<br />

un contravveleno per la volgarità che ha perduto ogni vibrazione di trascendenza e si<br />

irrigidisce in un basso appagamento". Spesso ci è dato osservare che i moti determinati<br />

dall'odio e dall'inimicizia, i quali racchiudono in sé oscure passioni ed energie demoniache,<br />

sono più attivi, più intensi e più interessanti che non quelli le cui forze promotrici<br />

sono le cause <strong>del</strong> buono, ma di un buono che ha scontato le proprie energie creatrici<br />

ed ha perduto il suo sale che è divenuto freddo ed insipido... "Intensità e passionalità<br />

si avvertono nelle correnti rivoluzionarie che ora sono in atto, nei primi scontri<br />

fra il romanticismo e il classicismo, nelle nuove tendenze <strong>del</strong>l'arte…". 212<br />

L'opinione diffusa che questi orientamenti moderni nell'arte sarebbero già su di una<br />

via che conduce a una nuova arte religiosa è falsa e infondata; ciò significa chiudere gli<br />

occhi davanti alla realtà che va invece tenuta sempre presente. Ma essi sono indubbiamente<br />

uno stimolo per rendere l'arte religiosa "fervidamente creatrice, acuta e capace<br />

alla lotta spirituale". La loro pretesa di essere all'avanguardia è ammissibile solo "perché,<br />

da una parte, gli antichi orientamenti ortodossi <strong>del</strong>l'arte hanno perso il loro fuoco<br />

e, dall'altra, perché esistono movimenti reazionari che propagano l'idea di una pseudo<br />

arte banale paga di se stessa e priva di spiritualità".<br />

Non è invece accettabile quella difesa che spesso si sente fare <strong>del</strong>l'arte moderna, che<br />

essa cioè sarebbe veritiera proprio perché esprime il caos <strong>del</strong>l'età nostra. A dir vero è<br />

giusto, dal punto di vista spirituale, considerare "realistica" quella deformata immagine<br />

<strong>del</strong>l'uomo concepita dall'arte moderna. "L'uomo quale essere spirituale e morale appare<br />

oggi infatti come una scultura di Epstein o di Archipenko. come una figura di Picasso<br />

o di Dali. Le vere misure e i veri rapporti sono andati perduti, le ipertrofie e le atrofie<br />

si accumulano e formano una orribile caricatura" (G. Montesi). Ma questa definizione<br />

potrebbe essere usata per giustificare l'arte moderna solo se si accettasse la falsa<br />

tesi che l'arte è e deve essere essenzialmente l'espressione dei tempi. E questa tesi è,<br />

essa stessa, soltanto il sintomo di un modo di pensare che nasce proprio nella tempo-<br />

210 K. JASPERS, Die geistige Situation der Zeit, cit.<br />

211 W. FURTWÄNGLER, Allgemeinverständlichkeit und Allgemeingültigkeit in der Kunst, in "Geistige Ueberlieferung",<br />

un annuario edito da Ernesto Grassi, Berlino 1940.<br />

212 N. BERDJAJEW, Von der Bestimmung des Menschen, cit.<br />

6 aprile 2013

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