31.05.2013 Views

Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 45<br />

(o, per lo meno, si cerca di raggiungere) un'arte autonoma <strong>del</strong> giardino con determinate<br />

norme compositive. 85<br />

L'ARCHITETTURA AUTONOMA<br />

L'architettura dimostra la tendenza ad eliminare i valori plastici, antropomorfi e pittorici<br />

che nell'epoca barocca si presentano tutti fusi insieme. Tende inoltre ad abolire il<br />

colore, l'ornamento e, infine, anche gli ordini <strong>del</strong>le colonne sui quali si era basata l'architettura<br />

dal rinascimento in poi. 86 Essa vuole divenire architettura pura e si proclama<br />

orgogliosamente autonoma.<br />

Questa lotta per un'architettura pura non scoppiò soltanto al principio <strong>del</strong> secolo<br />

ventesimo, quando cioè Adolf Loos dichiarò guerra all'ornamento e gli architetti cominciarono<br />

a concepire le loro costruzioni in cemento; essa rientra invece nel programma<br />

<strong>del</strong>la rivoluzione architettonica <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> secolo diciottesimo, rivoluzione<br />

già iniziata da un uomo come il Ledoux ancor prima <strong>del</strong>lo scoppio <strong>del</strong>la rivoluzione<br />

politica.<br />

Gli elementi pittorici e scenici sono i primi ad essere abbandonati.<br />

Scompaiono poi dall'architettura i profili; quegli stessi profili che il barocco aveva<br />

concepiti per analogia con le creazioni organiche e accostati talvolta anche al profilo<br />

umano. Porte e finestre si aprono lisce nella parete, prive di cornice. Gli edifici non<br />

presentano più il cornicione con la sua ricca profilatura; terminano con spigoli disadorni<br />

e prediligono il tetto orizzontale (fig 6).<br />

Dove ancora si costruiscono le colonne, si toglie ad esse il carattere organico e il loro<br />

rapporto con il corpo umano. Ora non è più possibile sostituire le colonne con figure<br />

scolpite. Fra gli ordini si preferiscono quelli relativamente inorganici - il dorico e il<br />

tuscanico - senza basi, con capitelli di forma puramente geometrica e una lastra di copertura<br />

non profilata. Nel rigonfiamento <strong>del</strong> fusto si trova spesso l'ultima traccia <strong>del</strong>la<br />

loro originaria forma plastica; ma più tardi anch'essa scomparirà. In luogo <strong>del</strong>la colonna<br />

si usa spesso il pilastro. Le colonne, invece, vengono comprese nella parete come<br />

nell'arte paleocristiana o sono semplicemente appoggiate al cubo liscio <strong>del</strong>l'edificio;<br />

esse divengono cioè, come opportunamente si esprime Emil Kaufmann, <strong>del</strong>le "appliques".<br />

La policromia scompare o viene usata - dove ancora appare - in una gamma povera<br />

di colori che va dal bianco al grigio, dal bruno al nero, come ad esempio nel grande<br />

progetto <strong>del</strong> Gilly per il monumento a Federico II.<br />

Sembra che dopo millenni si sia finalmente raggiunta un'architettura pura e assoluta.<br />

LA SCULTURA PURA<br />

La scultura elimina l'elemento pittorico e "si ritrae timorosa entro i propri confini".<br />

Essa si serve <strong>del</strong>l'occhio soltanto per il senso tattile; è sostanzialmente monocroma,<br />

mentre nel barocco e nel rococò la scultura monocroma costituiva – si può dire -<br />

un'eccezione rispetto a quella policroma. "Ne nasce una scultura bianca, casta, dalle<br />

linee pure e dalle forme contenute, di un aspetto tutt'altro che pittoresco ed esuberante.<br />

È una scultura dalla quale è anche scomparso quel che di spigliato esiste nella gioia<br />

creatrice; una scultura che possiede troppe cognizioni, che si muove secondo le prescrizioni<br />

archeologiche e che esprime troppo chiaramente e troppo spesso la sua purezza.<br />

La sua vera essenza, ossia la forza plastica creatrice, non esiste più. Considerata<br />

come un'arte che riesce a dominare una materia, a darle vita e a formarla, l'arte di un<br />

Canova o di un Thorwaldsen è molto al di sotto di quella di un disprezzato Bernini. Es-<br />

85 Cfr. F. HALLBAUM, cit.<br />

86 TH. HETZER, Über das Verhältnis der Malerei zur Architektur, in "Neue Jahrbücher fur deutsche Wissenschaft",<br />

13, 1937, pp. 524-542.<br />

6 aprile 2013

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!