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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 55<br />

loro comparsa mantenendosi fino a circa il 1900-1920. In questa esposizione posso<br />

soltanto enumerarli. Sulla loro origine ho già parlato in altro luogo. 105<br />

La maggior parte di tali caratteri si nota nella casa sferica, che è una forma critica; e<br />

si trova anche, in modo più o meno evidente, dovunque nell'architettura moderna più<br />

recente. Li enumero: tendenza a svincolarsi dal terreno; possibilità di scambiare il "sopra"<br />

con il "sotto" (tendenza, questa, che porta con sé la predilezione per il tetto piatto,<br />

la preferenza per superfici lisce, omogenee, senza fratture, senza elementi plastici,<br />

senza profilature); trasformazione <strong>del</strong>le pareti in superfici astratte <strong>del</strong>imitanti, da cui<br />

deriva poi l'ideale di un involucro fatto esclusivamente di vetro; un nuovo sistema di<br />

coordinare le singole forme fondamentali, le quali vengono messe insieme senza legarle<br />

o sovrapponendole come scatole; l'isolamento <strong>del</strong>l'edificio dall'ambiente esterno<br />

quasi cristallino; anche se in seguito le pareti verranno sostituite dal vetro, o in alcuni<br />

tratti completamente abolite, contorni invisibili e netti isolano decisamente l'edificio, in<br />

assoluto contrasto con l'illimitato espandersi <strong>del</strong>l'ambiente aperto; la mancanza di<br />

qualsiasi elemento di transizione fra architettura e paesaggio, come cadute dal cielo,<br />

queste architetture pure si elevano nella natura "pura "e spesso portano la vegetazione<br />

direttamente su terrazze. È l'isolamento considerato come valore; infatti, "anche l'uomo<br />

è isolato ovunque" (!) (Ledoux).<br />

Non sono stati dunque i nuovi materiali a introdurre nuove idee, ma le nuove idee<br />

esistevano già all'inizio. Molto tempo prima <strong>del</strong> cemento compaiono quelle che, a torto,<br />

vengono chiamate "forme di cemento" (fig. 6), ma i nuovi materiali antiplastici che<br />

indipendentemente ne derivano (ghisa, vetro, acciaio, cemento) stanno, fin dall'inizio,<br />

in una specie di affinità elettiva con le nuove idee.<br />

La conoscenza di questa architettura <strong>del</strong>la rivoluzione ha spinto in campi storici<br />

completamente diversi il problema architettonico <strong>del</strong>l'inizio <strong>del</strong> secolo ventesimo. Emil<br />

Kaufmann, colui che l'ha scoperta per la seconda volta, saluta in essa il sorgere di<br />

un'architettura divenuta finalmente autonoma, alla quale appartiene l'avvenire. 106<br />

La parola "autonoma" significa che, grazie a Ledoux, l'architettura ha, per così dire,<br />

riflettuto sulla propria essenza (<strong>del</strong>la stessa idea erano anche Loos e Le Corbusier),<br />

mentre nel rinascimento e nel barocco essa mostrava i valori architettonici veri e propri<br />

in un'unione impura con quelli plastici e pittorici e perfino con quelli scenici; essa soggiaceva<br />

perciò, eteronoma, alle norme di quelle arti che le erano estranee. La nuova architettura<br />

<strong>del</strong>la rivoluzione sarebbe dunque quella che è il più possibile purificata da<br />

estranee mescolanze, ossia un'architettura pura, assoluta, libera.<br />

Ma questa concezione non è accettabile. Abbiamo visto che l'architettura <strong>del</strong>la rivoluzione<br />

si era ritirata verso un'altra forma di eteronomia, molto più lontana dall'umanità<br />

(quella cioè <strong>del</strong>la pura geometria) e che, respingendo tutto ciò che presumibilmente<br />

non è architettonico, essa aveva cessato di essere, per le altre arti, una forza ordinatrice.<br />

"Lo strano in tutto ciò è l'esistenza di una profonda giustizia interiore con cui l'architettura<br />

restò la 'Architettura' - ossia un'arte primordiale - fino al momento in cui essa<br />

non si svincolò da quel rapporto di dipendenza che le veniva imposto; e che, proprio<br />

quando si dichiarò autonoma, essa cadde in una schiavitù nella quale ogni apparente<br />

indipendenza si muta nel suo contrario". 107 Le cose giungono a un punto tale che<br />

all'epoca <strong>del</strong>la seconda rivoluzione, cioè nel primo ventennio <strong>del</strong> secolo ventesimo,<br />

non sarebbe stata di certo un'idea bizzarra quella di voler portare il genere architettonico<br />

al suo dissolvimento.<br />

Sulla scia di Ledoux e per opera dei suoi contemporanei e allievi, come Boullée, Lequeu,<br />

Vaudoyer, la sfera riappare spesso come edificio sia pure sotto forma più moderata:<br />

posta, ad esempio, sopra un colonnato dal quale essa viene sorretta. Viene così<br />

ad essere dissimulata la negazione <strong>del</strong> terreno come base. Essa compare come "Tempio<br />

<strong>del</strong>la Terra" in Lequeu, come "Casa <strong>del</strong> cosmopolita" in un progetto di Vaudoyer. E<br />

105 H. SEDLMAYR, Die Kugel als Gebäude, cit.<br />

106 E. KAUFMANN, Von Ledoux bis Le Corbusier, cit.<br />

107 G. HOELTJE, Besprechung von E. Kaufmanns Buch "von Ledoux bis Le Corbusier", in "Deutsche Literatur-Zeitung",<br />

193.5, coll. 1696-1701.<br />

6 aprile 2013

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