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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 113<br />

Capitolo tredicesimo<br />

VALUTAZIONE DELL'EPOCA<br />

"Bisogna essere <strong>del</strong> proprio tempo" (Daumier).<br />

Nel giudicare le condizioni <strong>del</strong>l'epoca come una malattia, è naturale un'implicita valutazione.<br />

Nel momento in cui si considera tutto unitariamente e si esamina la situazione<br />

nel suo insieme, cioè come il quadro clinico di una malattia, si esprime già una<br />

valutazione, si prende un atteggiamento, si decide.<br />

La diagnosi è di per se stessa possibile soltanto a partire da un punto che sia in un<br />

certo senso fuori <strong>del</strong> tempo.<br />

Le condizioni generali possono sembrare normali e soddisfacenti unicamente a colui<br />

che, invischiato egli stesso nella situazione venutasi a creare in quest'epoca, crede<br />

all'uomo autonomo e nega Dio. Che la eliminazione di Dio porti con sé l'eliminazione<br />

<strong>del</strong>l'architettura e persino anche quella <strong>del</strong>l'arte, è ammesso dai materialisti coerenti e<br />

sinceri. Si nega solamente che queste tappe portino con sé necessariamente anche l'eliminazione<br />

<strong>del</strong>l'uomo in tutta la estensione <strong>del</strong> termine: che determinino cioè la trasformazione<br />

<strong>del</strong>l'uomo nel subumano, nella macchina umana – il robot - o nell'atomo<br />

umano anarchico (che però non è soltanto "atomo" nel senso etimologico <strong>del</strong>la parola,<br />

poiché è passibile di un ulteriore frazionamento), in ogni caso, però, nell'uomo demonizzato.<br />

Si disconosce che nell'essenza <strong>del</strong>l'uomo sia insita la personalità e che, a sua<br />

volta, la personalità non possa essere definita e mantenuta se non come immagine di<br />

Dio. I fenomeni critici nel campo <strong>del</strong>l'arte e il riconoscimento <strong>del</strong> loro intimo rapporto<br />

mostrano tuttavia che su questo terreno tutto è unità indissolubile, che non conviene<br />

valutare positivamente quella parte dei fenomeni che possono essere desiderabili per<br />

motivi ideologici, e contemporaneamente eliminare gli altri come escrescenze insignificanti<br />

o accidentali, le quali potrebbero per così dire essere curate localmente.<br />

In sostanza dunque sono due antropologie, due concezioni generali <strong>del</strong>l'essenza<br />

<strong>del</strong>l'uomo che lottano fra loro. E questa lotta culmina in un drammatico momento.<br />

La considerazione dei fenomeni artistici mostra però - forse più chiaramente di<br />

qualsiasi altra considerazione - che, dovunque ci si trovi, le condizioni non possono in<br />

alcun modo essere ritenute normali. Questi fenomeni non sono affatto - come li concepisce<br />

Spengler – conseguenze naturali di una civiltà che diventa vecchia. Al massimo<br />

si può ancora discutere intorno alla loro natura e alle loro origini.<br />

Anche dopo questa diagnosi, l'epoca non può davvero essere svalutata in blocco.<br />

Anzitutto un'epoca non consiste solo nei suoi lati negativi. Ci fu nel secolo diciannovesimo<br />

- e c'è ancora nel secolo ventesimo - una grande riserva di salute che, nonostante<br />

tutti gli assalti, non è ancora esaurita. Esistono strati non ancora intaccati dalla malattia<br />

e, quindi ancora indenni, sebbene si siano dimostrati finora incapaci di produrre<br />

le necessario forze risanatrici.<br />

Ma c'è un motivo più profondo per cui l'epoca non può e non deve essere condannata<br />

sommariamente. "Alla base di ogni smarrimento umano vi è una grande verità, una<br />

profonda esigenza <strong>del</strong> cuore umano. Sarebbe altrimenti inspiegabile come intere generazioni,<br />

anzi, interi secoli, siano stati assaliti da questo smarrimento". 202 E l'epoca non<br />

potrà dirsi veramente superata e chiusa fino a quando le esigenze che si manifestano<br />

in ogni forma di smarrimento non abbiano trovato, al posto di soddisfazioni apparenti,<br />

il loro vero appagamento.<br />

Compito di una vera critica <strong>del</strong>l'epoca (intesa come "vera arte <strong>del</strong> distinguere") sarebbe<br />

quindi di completare la scoperta <strong>del</strong>l'elemento negativo mediante un'indagine su<br />

quanto di veramente positivo fu ricercato su queste false vie. E su questo punto non è<br />

ancora stata fatta luce.<br />

Non è lecito dimenticare che "anche la negazione <strong>del</strong>lo spirito è un'opera creatrice<br />

<strong>del</strong>lo spirito stesso" (von Einem), più creatrice che non un irrigidimento in uno sterile<br />

epigonismo; che l'ateismo può significare un amore di verità intorbidito; che il livella-<br />

202 J. A. MÖHLER, Gesammelte Schriften, vol. I, Ratisbona 1839, p. 216.<br />

6 aprile 2013

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