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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 125<br />

QUARTO PERIODO: L'UOMO AUTONOMO<br />

EVO MODERNO (DAL 1760 FINO AL?)<br />

Questo periodo sta sotto l'insegna <strong>del</strong>l'abisso fra Dio e l'uomo, <strong>del</strong> presunto uomo<br />

"autonomo" e <strong>del</strong>la sostituzione <strong>del</strong> Dio trinitario con dèi e idoli nuovi: natura e ragione<br />

(panteismo e deismo), arte (esteticismo), macchina (materialismo), caos (antiteismo,<br />

nichilismo).<br />

I temi, i soggetti e i princìpi rappresentativi, come pure la tecnica <strong>del</strong>l'arte sono stati<br />

già definiti.<br />

Così, per esempio, il nuovo affermarsi <strong>del</strong>l'elemento piano è in rapporto con la definizione<br />

fondamentale <strong>del</strong>l'epoca che dice: l'elemento piano e quello spaziale guadagnano<br />

ambedue terreno a spese <strong>del</strong>l'elemento plastico.<br />

Ma proprio in questa contrapposizione <strong>del</strong>le epoche si dimostra che anche i tratti<br />

apparentemente simili significano, in sostanza, qualche cosa di diverso. Il nuovo dominio<br />

<strong>del</strong> piano nell'arte moderna ha un senso completamente diverso che non nell'arte<br />

pregotica. Nella pittura romanica l'attaccamento alla superficie piana è l'espressione<br />

<strong>del</strong>l'aldilà. Nell'arte moderna invece, il prevalere di essa viene a opporsi a quell'elemento<br />

umano nell'arte, strettamente legato a quello plastico; diviene una limitazione<br />

<strong>del</strong>la libertà <strong>del</strong>l'" umano" in favore non di una trascendenza, alla quale non si crede,<br />

ma <strong>del</strong>la "elementarietà". È una trascendenza <strong>del</strong>l'elemento umano, non verso l'alto ma<br />

verso il basso.<br />

Tutto ciò dimostra che fino all'arte nuovissima e apparentemente secolarizzata, i<br />

soggetti e i caratteri <strong>del</strong>l'arte sono determinati da una fede o da un surrogato <strong>del</strong>la fede.<br />

Anche se si tratta soltanto <strong>del</strong>la superstizione di una setta moderna. "Perché non<br />

esiste e non è mai esistito un uomo che non faccia sacrifici al suo dio o al suo idolo"<br />

(Franz von Baader).<br />

CONFRONTO FRA I QUATTRO PERIODI<br />

Il confronto fra le epoche può essere esteso anche ad argomenti che non sono stati<br />

compresi in questo scritto. Così, per esempio, anche le attitudini <strong>del</strong>l'uomo nei confronti<br />

<strong>del</strong>l'arte sono ogni volta diverse. Mi limiterò a pochi accenni.<br />

Atteggiamento adatto all'arte ieratica è una contemplazione spirituale fatta con "occhio<br />

ultraumano", che però nel romanico si muta spesso in una specie di irrigidimento,<br />

così come la forza <strong>del</strong>la preghiera monotona può trasformarsi in un balbettio.<br />

Per il gotico - come pure per il rinascimentale e il barocco - occorre invece una contemplazione<br />

con sensi chiari e l'uso di una diversa sinestesia di tutti i settori sensibili, i<br />

quali prendono tutti parte alla comprensione <strong>del</strong>l'elemento celeste.<br />

Per l'arte moderna è necessario un isolamento dei vari sensi. Le correnti più recenti<br />

usano osservare sia con lo sguardo desto di chi ha vegliato fino all'estremo limite (o di<br />

chi è in stato di narcosi), sia con uno sguardo nel quale i sentimenti non appaiono lucidi<br />

e chiari, ma oscuri e semi-addormentati, sguardo al quale si giunge tutte le volte<br />

che ci si immerge nell'inconscio (così, lo sguardo fisso favorisce la scomparsa <strong>del</strong> senso<br />

che noi abbiamo degli oggetti comuni e familiari, l'ebbrezza favorisce la labilità <strong>del</strong><br />

mondo visibile, ecc.). Può insorgere anche il fenomeno <strong>del</strong>l' "esotismo dei sensi" (Rimbaud).<br />

Le epoche si distinguono, inoltre, per i pericoli cui sono soggette.<br />

Il pericolo di tutte le epoche ieratiche - nella nostra storia, quindi, di quella romanica<br />

- è la rigidezza, la mummificazione, lo schema, il "simile", cioè un mo<strong>del</strong>lo tramandato.<br />

Il pericolo <strong>del</strong> gotico consiste nel carattere troppo grazioso, nella somiglianza al<br />

giocattolo, nel naturalismo, oppure nell'arido, nel dottrinario, nell'involuto.<br />

Il pericolo infine di tutte le epoche antropomorfe - in questo caso, dunque, <strong>del</strong> rinascimento<br />

e <strong>del</strong> barocco - è la gara con la realtà (l'illusionismo, lo scambio <strong>del</strong>l'arte con<br />

la scienza, il virtuosismo, l'accademismo).<br />

6 aprile 2013

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