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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 129<br />

tipo di culture superiori preumaniste. Soltanto in questo àmbito, infatti, esistono quelle<br />

culture "isolate", mentre dalla tendenza a concepire tutte quante le civiltà superiori rinchiuse<br />

in se stesse e quasi incapsulate, traspare in modo assai evidente un frazionamento<br />

inorganico.<br />

POSSIBILITÀ APERTE<br />

Ma, dopo tutto quanto è stato scritto, non è stato ancora trattato l'argomento intorno<br />

al contenuto e al carattere di una eventuale unificazione planetaria <strong>del</strong> mondo e al<br />

progresso <strong>del</strong>le civiltà in genere, argomento che potrebbe anche determinare un "progresso<br />

verso la fine".<br />

Si manifestano due possibilità.<br />

La prima è la seguente: la nuova civiltà universale porterà - per quanto riguarda<br />

l'uomo - il carattere <strong>del</strong> nostro tempo alle estreme conseguenze. Essa eliminerà l'umanesimo<br />

non soltanto nel senso superficiale ma anche in quello più profondo, si irrigidirà<br />

nella sfera inorganica e determinerà un regresso, un ricorso ad una nuova primitività<br />

postumana.<br />

La visione di una simile era ci appare in maniera ingenuamente sentimentale, e pur<br />

tuttavia significativa, nella "Tragedia <strong>del</strong>l'uomo" di J. Madách. Interpretata molto più<br />

acutamente, essa si trova anche nella descrizione fatta da Jünger di un'era che sta sotto<br />

l'insegna <strong>del</strong>la macchina con prospettive indefinibili nello sfondo. 225 Obiettivamente<br />

la discute Jaspers con queste parole: "Un mondo da cui esula completamente la fede,<br />

nel quale vivono gli uomini-macchina che hanno perduto se stessi e la loro divinità…".<br />

È la fine <strong>del</strong>la nobiltà umana e <strong>del</strong>la personalità. Anzi, dietro questa visione si apre la<br />

prospettiva abissale <strong>del</strong> mondo caotico di una civiltà frantumata.<br />

In questo caso, il corso <strong>del</strong>l'umanità avrebbe avuto come culmino le civiltà superiori<br />

teantropiche e specialmente l'occidente cristiano, il quale, da un punto di vista interiore,<br />

avrebbe riassunto in sé e superato tutte le altre civiltà. L'epoca dal 1760 in poi sarebbe<br />

però l'inizio <strong>del</strong> declino: l'allontanamento dall'uomo.<br />

Veniamo alla seconda possibilità: le condizioni simboleggiate dall'arte <strong>del</strong> nostro<br />

tempo sono solamente un temporaneo passaggio, pressappoco come quando alla situazione<br />

di crisi <strong>del</strong>la civiltà antica - che sempre più si esteriorizzava, si induriva e si<br />

imbastardiva - segui la civiltà <strong>del</strong>l'impero cristiano, cui l'impero romano creò la cornice<br />

per la prima diffusione <strong>del</strong> cristianesimo. A tale unificazione <strong>del</strong> mondo, dapprima esteriormente<br />

tecnica, potrebbe seguirne una interiore, con basi spirituali, che poggiasse<br />

su di una reintegrazione <strong>del</strong>l'uomo, sul ritorno di esso al proprio <strong>centro</strong>.<br />

W. Solowjow ha cercato di dimostrare questa possibilità dal punto di vista storicometafisico.<br />

Basandosi sul fatto che l'ultima apparizione di Cristo sarà preceduta dalla<br />

comparsa <strong>del</strong>l'anticristo, egli ne trae la conseguenza che ogni qualvolta in questo<br />

mondo compaia un decisivo e positivo elemento nuovo, esso è preceduto dalla propria<br />

caricatura: prima <strong>del</strong>la comparsa <strong>del</strong>l'uomo, la scimmia; prima <strong>del</strong>la comparsa <strong>del</strong> Diouomo,<br />

la caricatura <strong>del</strong>l'uomo-Dio (monarchi ellenistici); 226 e, alla fine <strong>del</strong> mondo, "la<br />

scimmia di Cristo": l'anticristo. Così la comparsa <strong>del</strong>la macchina come simbolo di un<br />

dominio esteriore <strong>del</strong> mondo potrebbe preludere alla comparsa di una dominazione<br />

spirituale e organica <strong>del</strong> mondo subumano, ad una teurgia. Queste possibilità non<br />

debbono essere concepite come profezie alterne; esse riproducono invece di per se<br />

stesse il carattere <strong>del</strong>l'epoca (<strong>del</strong>la quale la nostra epoca presente è soltanto una parte)<br />

nella sua duplice faccia di Giano e nel suo inserirsi fra due decisioni storiche estreme.<br />

Infatti, il momento storico che a partire dalla concezione esteriore <strong>del</strong> tempo appare<br />

soltanto come sezione inestensibile fra passato e futuro, "ha in sé una propria struttura<br />

intricata e temporale che comprende i rapporti col futuro e col passato. Il passato<br />

non è semplicemente ciò che fu in un momento già trascorso e che ora, perciò, non è<br />

più, ma ha una origine più lontana: è ciò che si inserisce nel presente come effetto di<br />

225 E. JÜNGER, Der Arbeiter, Amburgo 1932.<br />

226 Ma veramente anche Socrate, Virgilio e Giovanni.<br />

6 aprile 2013

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