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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 128<br />

raggiungono il livello di un'arte bella, piacevole a vedersi, che si volge tanto all'esperienza<br />

dei sensi e al soggetto quanto all'animo, giungendo così a gustare l'arte, di raccogliere<br />

gli oggetti artistici, ad imparare ad essere conoscitori d'arte. La più sicura prova<br />

di questo legame fra l'arte e l'uomo è il sorgere di una pittura soggettiva che conosce<br />

la prospettiva (in forme sempre diverse) e l'ombreggiatura, come pure le forme artistiche<br />

<strong>del</strong>l'autentico paesaggio, <strong>del</strong> quadro di costumi ecc. Non posso occuparmi qui<br />

<strong>del</strong>l'importantissima posizione che ha l'arte islamica, <strong>del</strong>la quale però Spengler dà<br />

un'interpretazione non soddisfacente.<br />

Questo piccolo gruppo di civiltà forma la specie <strong>del</strong>le civiltà a due stadi. Ma una civiltà<br />

che, come organismo crescente, dà origine con le sue forze a questo stadio di civiltà<br />

umanista, deve essere stata, fin dalle sue origini, diversa. In queste civiltà il primo<br />

stadio ha già un altro carattere e un'altra struttura interiore. Il loro ulteriore progresso<br />

e la fine sono, anch'essi, diversi.<br />

Questo stadio umanista è stato superato da un'unica civiltà di grado superiore: la<br />

nostra. Essa sola raggiunge, nel suo quarto periodo, uno stadio ultra-umanista. Essa<br />

sola si compone di tre stadi. Nel suo primo periodo essa mostra in certo senso il carattere<br />

<strong>del</strong>le civiltà teocentriche, ma la seconda e la terza fase raggiungono, specialmente<br />

nel rinascimento e nel barocco, il tipo <strong>del</strong>le civiltà antropomorfe (per un istante si potrebbe<br />

pensare che, sebbene tali esperimenti di pensiero non siano consentiti agli storici,<br />

essa sarebbe giunta alla fine con un eventuale irrigidimento <strong>del</strong> barocco). Nella<br />

quarta fase essa giunge ad una forma sui generis, che perciò non può essere paragonata,<br />

mancando il confronto con altre civiltà.<br />

DIFFUSIONE PLANETARIA<br />

La civiltà attuale si distingue da tutte le altre civiltà non soltanto per questa ultima<br />

fase bensì anche per la sua diffusione nel mondo, la quale ha inizio già nella terza fase<br />

e che per lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione ha determinato nella nostra epoca<br />

una realtà assolutamente nuova: l'unificazione <strong>del</strong> nostro pianeta iniziata nel<br />

campo <strong>del</strong>la tecnica.<br />

Tutto fa credere che da questa situazione non si tornerà più indietro; che la tecnica<br />

rimarrà in vita anche se l'occidente dovesse tramontare e, insieme con la tecnica anche<br />

le sue conseguenze cosmogoniche. Ciò significherebbe, allora, che con la civiltà occidentale<br />

si è chiusa l'era <strong>del</strong>le civiltà superiori e ha avuto inizio, accompagnata da crisi<br />

paurose, una epoca di unità mondiale, la cui struttura e il cui carattere non si possono<br />

in alcun modo prevedere. La civiltà occidentale, contraddistintasi fin dal suo inizio per<br />

un dinamismo smisurato, sembra aver avuto il compito di eseguire questo passaggio.<br />

Da una parte, essa è presumibilmente l'ultima civiltà superiore <strong>del</strong> vecchio tipo, dall'altra<br />

essa fa intravedere - nella sua ultima, singolarissima fase - una nuova forma di civiltà,<br />

in cui le singole civiltà potrebbero essere tutte superate da una civiltà mondiale di<br />

forma ancora indeterminata e indeterminabile. Sotto questo aspetto la civiltà occidentale<br />

sarebbe un inizio.<br />

Per intravedere questa possibilità bisogna pensare che la storia <strong>del</strong>la civiltà non<br />

comprende solamente le civiltà superiori. Come l'epoca <strong>del</strong>le culture superiori era stata<br />

preceduta da civiltà primitive spazialmente limitate, così all'epoca <strong>del</strong>le civiltà superiori<br />

potrebbe seguire un'epoca <strong>del</strong>la civiltà universale. Se questo avvenisse, bisognerebbe<br />

dire che la storia umana, considerata a grandi linee, va verso aggruppamenti di civiltà<br />

sempre più vasti.<br />

L'opinione <strong>del</strong>lo Spengler sarebbe con ciò superata, così come avviene per ogni teoria<br />

giusta quando essa non viene soppiantata dalla nuova, ma lasciata esistere come<br />

valida entro un determinato campo di applicazione (ricordiamoci che la fisica "classica"<br />

ha ancora il suo valore per il settore centrale di questa scienza). Quell'opinione sarebbe,<br />

a rigore, valida solo per il gruppo <strong>del</strong>le antiche civiltà ad un solo stadio. Del resto<br />

mi sembra significativo che lo spirito <strong>del</strong>lo Spengler - esso stesso un sintomo <strong>del</strong>l'epoca<br />

per la sua tendenza antiumanista chiaramente espressa e, come sintomo giustamente<br />

valutato anche da Th. Haecker - potesse intendere meglio di tutti gli altri questo<br />

6 aprile 2013

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