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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 139<br />

resta ancora moltissimo da fare. Tuttavia cominciano a palesarsi dappertutto rapporti<br />

spirituali rimasti finora celati. Che l'abissale pessimismo di Hogarth sia affine strutturalmente<br />

a quello di Swift e che risalga alle medesime origini; che nei primi giardini<br />

romantici tedeschi agisca, secondo una constatazione di Erich Bachmann, un elemento<br />

pietistico; che l'adorazione per la geometria negli architetti <strong>del</strong>la rivoluzione corrisponda<br />

alla concezione deistica di Dio considerato come il "geometra" universale; che<br />

tanto in Picasso quanto in Franz Marc esistano due correnti opposte e vive di un atteggiamento<br />

romantico <strong>del</strong>lo spirito, 240 sono tutti concetti sui quali l'indagine scientifica<br />

non dirà tanto presto la sua ultima parola.<br />

Questa maniera di considerare l'arte è, in se stessa, ancora priva di una valutazione.<br />

Asserire, per esempio, che il surrealismo sia connesso spiritualmente con certe sette<br />

"nere" <strong>del</strong> tardo medioevo, non è ancora una valutazione bensì una semplice constatazione<br />

storica non dissimile in sostanza da quella espressa dal Fraenger, il quale sostiene<br />

l'esistenza di un nesso spirituale fra Hieronymus Bosch e la setta dei "liberi spiriti".<br />

La terza maniera di considerare l'arte è quella che si riferisce al futuro. Nell'arte<br />

si manifestano "anche le tendenze e le aspirazioni <strong>del</strong>l'anima non ancora passate attraverso<br />

la coscienza. Prima ancora che l'uomo sia in grado di conoscere l'insieme <strong>del</strong>le<br />

forze e degli scopi che agiranno in lui nell'epoca futura, prima ancora di esserne consapevole<br />

e di poter riassumere tali forze e tali scopi in un concetto ben definito si nota<br />

nell'arte e - mi sembra - soprattutto nella musica, il manifestarsi straordinariamente<br />

vivace e veridico di tutto ciò che, ancora celato all'intelletto, vive ed opera già individualmente<br />

e collettivamente nell'uomo. L'arte può essere foriera <strong>del</strong>l'aurora, ma anche<br />

nunzia <strong>del</strong>le tenebre e di un minaccioso temporale". 241 Se ciò che nelle creazioni artistiche<br />

si annuncia come imminente sia da intendere come il principio o come la fine, se<br />

sia da incoraggiare o da ostacolare, ciò deve essere comunque deciso solo giudicando<br />

da un punto di vista più elevato, da un piano cioè dove esiste la Scienza di ciò che deve<br />

accadere per il bene o per il male <strong>del</strong>l'uomo (vedi sopra). "Al gallo si addice cantare, ma<br />

il mattino appartiene a Dio" (proverbio arabo).<br />

Queste tre maniere di considerare l'arte formano la storia completa solo se fuse l'una<br />

con l'altra.<br />

La quarta maniera, pur basandosi sulle tre precedenti, le trascende introducendo<br />

una misura di valutazione assoluta, Essa considera le opere d'arte come sintomo di un<br />

turbamento <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong>l'uomo, sia esso inteso in senso individuale o collettivo. Parlare<br />

di turbamento ha senso soltanto dove si presuppone una norma (che non è, però,<br />

la media) e una eterna essenza <strong>del</strong>l'uomo. In questo libro si fa una diagnosi <strong>del</strong> turbato<br />

rapporto con Dio considerando i fenomeni <strong>del</strong>l'arte come nucleo <strong>del</strong> turbamento stesso<br />

(vedi sopra). Questa viene infatti ritenuta una realtà storico-spirituale, tanto per il singolo<br />

quanto per la comunità; come una concezione verso la quale non si cercherà certo<br />

di sospingere chi non sia già pronto ad accoglierla. Questo pensiero tuttavia si fa strada<br />

oggi in maniera <strong>del</strong> tutto indipendente, nei vari campi <strong>del</strong>l'indagine. Così Alfred<br />

Müller-Armack mostra come negli avvenimenti <strong>del</strong>la storia economica sorgano idoli<br />

collettivi che sì combattono fra loro e considera questo una conseguenza di esigenze<br />

non appagate, <strong>del</strong> desiderio umano verso l'Assoluto. 242 E Wilfred Daim, risalendo a dati<br />

di fatto <strong>del</strong>la psicologia <strong>del</strong>l'intimo, ci dice che l'uomo va inteso come un essere aperto<br />

a Dio e che se egli pone il suo cuore, invece che in Dio, negli idoli, il suo mondo<br />

individuale ne verrà sfigurato e spostato. 243 Inoltre Walter Rehm, prendendo come esempio<br />

le creazioni poetiche, dimostra come il turbato rapporto con Dio generi malattie<br />

collettive <strong>del</strong>l'anima, caratteristiche di questi tempi: ansia, malinconia, noia, dispe-<br />

240 H. SEDLMAYR, Kierkegaard über Picasso, ibid., maggio 1950; H. SEDLMAYR, Franz Marc, ibid., giugno<br />

1951. Ambedue i lavori riguardano soltanto la posizione spirituale <strong>del</strong> pittore e non la sua arte.<br />

241 G. RÉVÉSZ, Einführung in die Musikpsychologie, Berna 1946, nel capitolo - non psicologico - Die Ursprunge<br />

der Musik. Questa nuova concezione è agli inizi e non possiede ancora metodi sperimentati. Ma il<br />

fatto stesso che uno studioso così serio come il Révész la rappresenta dovrebbe bastare per prenderla in<br />

considerazione. Essa non rappresenta affatto il tentativo di una concezione profetica.<br />

242 A. MÜLLER-ARMACK, Das Jahrbundert ohne Gott, Munster 1948.<br />

243 W. DAIM, Umwertung der Psychoanalyse, Vienna 1950. Cfr. soprattutto il cap. Die Struktur der geistigen<br />

Beziehungen zum Absoluten und ihre Perversion).<br />

6 aprile 2013

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