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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 88<br />

Con forza magnetica lo spirito umano orientato verso la natura inorganica viene spinto<br />

a preferire elementi amorfi - metallo, aria, fuoco, elettricità - tendenza, questa, divenuta<br />

peraltro evidente nelle creazioni <strong>del</strong>l'arte moderna. 163 Su questo rapporto magico<br />

si basano, in ultima analisi, i grandiosi trionfi di tutte le scienze <strong>del</strong>la natura inanimata,<br />

i capolavori <strong>del</strong>lo spirito moderno: fisica atomica e fisica cosmica. Da esse nasce la<br />

scienza applicata <strong>del</strong>la tecnica moderna e - in rapporto con lo spirito <strong>del</strong> capitalismo<br />

moderno e con una valutazione <strong>del</strong> lavoro come fine a se stesso - l'industria moderna;<br />

nascono il tipo <strong>del</strong> "lavoratore" nel senso più ampio <strong>del</strong>la parola cioè come lo descrive<br />

E. Jünger; nasce il regime di vita "totalitario", la subordinazione <strong>del</strong>l'uomo a questa<br />

nuova sfera inorganica sorta come per incanto dall'inorganicità, sia nei riguardi <strong>del</strong>la<br />

sua natura intrinseca sia anche di tutte le sue manifestazioni. E questa nuova sfera<br />

contribuisce infine a rendere l'uomo sempre più inorganico ed amorfo, servo <strong>del</strong>la sua<br />

creatura - la macchina - la quale però deve essere anch'essa intesa solo come creazione<br />

di uno spirito rivolto con tutte le sue fibre verso l'inorganicità.<br />

Chi voglia rendersi immediatamente conto di questo mondo, nato mediante uno spirito<br />

inorganico, dalla natura inorganica, di quel mondo dove il gelido si fonde con l'ardente,<br />

ove le qualità dominanti sono l'estrema durezza, la mobilità e l'esattezza, non<br />

deve fare altro che leggere i saggi di E. Jünger sul lavoratore, sulla mobilitazione totale,<br />

sul dolore dal punto di vista <strong>del</strong>l'insensibilità ad esso.<br />

Del resto, sarebbe sufficiente pensare alla quantità di metalli e di elementi che l'uomo<br />

ha tolto alla terra negli ultimi duecento anni e a tutte le forze ch'egli ha strappato<br />

agli elementi stessi per comprendere la totale trasformazione avvenuta nel mondo.<br />

Questa visione <strong>del</strong>l'inorganicità è tuttavia troppo angusta perché ci sia dato abbracciare<br />

il fenomeno in tutta la sua ampiezza: anzitutto l'inorganicità intesa in questo<br />

senso spirituale più ampio non comprende tutto quanto il regno <strong>del</strong>la natura inanimata.<br />

È indubbio infatti che sia diminuita la relazione con i prodotti naturali, soprattutto<br />

con la pietra e la pietra preziosa, la cui natura gli scultori, architetti ed orafi moderni in<br />

sostanza non riescono più a comprendere. Essi sentono tutti questi nuovi materiali<br />

come amorfi e al tempo stesso metallici. D'altra parte però l'inorganicità abbraccia anche<br />

il regno sterminato <strong>del</strong>la morte. Anzi, la morte in senso assoluto si trova forse qui<br />

per la prima volta, mentre in tutti gli stadi storici più antichi nella morte esiste ancora<br />

la vita. Questo vale anche per quel passato che noi sentiamo come morto e lo consideriamo<br />

perciò trapassato: "II campo <strong>del</strong>la storia era come quel vasto campo pieno di ossa<br />

che - guarda! - si erano davvero molto inaridite" (J. Georg Hamann). Con ragione E.<br />

Jünger ha visto questo lato spento e per così dire "museografico" <strong>del</strong>la vita moderna<br />

come correlativo <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>le macchine. Nel concetto ampliato <strong>del</strong>l'inorganicità,<br />

ambedue si accordano.<br />

Ma ciò che nell'intimo <strong>del</strong>l'uomo corrisponde a questa tendenza verso l'inorganicità<br />

<strong>del</strong> mondo è l'esatto intelletto. Lo strumento di esso è la logica matematica, la sua legge<br />

è la formula, i suoi organi visivi sono la microscopia e la macroscopia (anche qui si<br />

noti la perdita <strong>del</strong> <strong>centro</strong>), il suo atteggiamento è una osservazione indifferente e, in<br />

un senso più ampio, l'insensibilità. Nello stesso modo col quale questi mezzi schiudono<br />

all'uomo il mondo, così anche l'uomo può affermarsi solo per mezzo di essi nel<br />

mondo da lui stesso trasformato. D'altra parte è proprio l'"esatto intelletto storico" a<br />

conservare il passato (al quale per altro non lo unisce alcuna tradizione viva, ne alcuna<br />

"risurrezione dei padri") come se fosse qualche cosa di oggettivo, e a considerarlo dal<br />

di fuori, quasi come estraneo.<br />

Tale aspetto oggettivo e soggettivo <strong>del</strong>la trasformazione, ossia il cosmologico e l'antropologico,<br />

sono però la medesima cosa vista da due lati. Ciò che viene considerato<br />

come inorganico e ciò che deve essere espresso con il termine "intelligenza"; ciò che<br />

qui è concepito da un lato come morte e dall'altra come insensibilità, devono essere<br />

anzi probabilmente definiti e intesi unicamente in un rapporto reciproco.<br />

In questo fenomeno complessivo, che riguarda la magica simpatia verso l'inorganicità,<br />

sono stati spesso messi in evidenza alcuni fenomeni parziali i quali vengono considerati<br />

l'essenza, o anche perfino la causa, <strong>del</strong>l'attuale situazione. Essi non sono che<br />

163 F. NOVOTNY, Über das "Elementare" in der Kunstgeschichte nella rivista "Der Plan", 1946, pp. 174 ss.<br />

6 aprile 2013

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