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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 132<br />

una gerarchia, lasciando in cima ad essa il posto libero per la nuova forma <strong>del</strong>l'edificio<br />

sacro. Anche la civiltà abbraccia, <strong>del</strong> resto, creazioni di varie epoche.<br />

Questa gerarchia di temi stabilirebbe al tempo stesso anche un rapporto organico<br />

col passato. Essa non negherebbe completamente il passato, come fu fatto nella prima<br />

e nella seconda rivoluzione con il cieco motto "Bisogna ricominciare tutto da zero";<br />

motto peraltro ribadito anche dalla pretesa che l'arte dovesse, non solo allora ma sempre,<br />

in ogni generazione, ricominciare da capo (oltre l'inevitabile smembramento <strong>del</strong>lo<br />

spazio, <strong>del</strong>l'uomo, <strong>del</strong>la natura, questa teoria avrebbe finito col portare al completo<br />

frazionamento <strong>del</strong>l'epoca). Essa quindi non negherebbe il passato, ma non assumerebbe<br />

un'epoca <strong>del</strong> passato come mo<strong>del</strong>lo, eccetto che per i suoi valori eterni che si trovano<br />

fuori <strong>del</strong> tempo e che sono destinati ad essere tramandati.<br />

Tale gerarchia di temi sarebbe, per così dire, pluridimensionale nel tempo, dal momento<br />

che essa conserva in sé, superandoli, i valori di epoche diverse.<br />

Delle due possibilità, questa è senza dubbio la più moderna.<br />

Soltanto un rinnovamento <strong>del</strong>l'arte figurativa sacra potrà portare nel campo <strong>del</strong>la<br />

pittura e <strong>del</strong>la scultura nuovi temi autentici e sottrarre queste arti dall'arbitrio di una<br />

fantasia dispersiva. "Nemica principale <strong>del</strong>l'esercitazione artistica resta pur sempre la<br />

speculazione e ad essa bisogna sempre riferirsi quando non esista alcun motivo per<br />

dover creare un'opera d'arte": così si era già espresso Hans von Marées. Ma la casa<br />

borghese oggi non è più in grado di offrire temi naturali: ritratto e paesaggio vegetano<br />

ancora soltanto per forza d'inerzia. Ma le nuove forze si dimostrano incapaci di introdurre<br />

temi fecondi nelle arti figurative, e le hanno relegate nelle mostre d'arte.<br />

Quando si esaminino i singoli campi <strong>del</strong>l'attività artistica, per vedere se e dove vi<br />

siano segni di guarigione (bisogna tenere presente che proprio gli indizi che si dimostrano<br />

promettenti corrono spesso il pericolo di essere trascurati) si nota che l'unico<br />

ambito in cui, almeno in alcuni settori, si è forse determinato un indiscutibile miglioramento<br />

rispetto alle condizioni precedenti, è quello <strong>del</strong>l'arte sepolcrale. La decadenza<br />

<strong>del</strong> monumento funerario che visse la sua ultima e grande fioritura intorno al 1800,<br />

all'epoca cioè in cui si sentiva più profondamente il legame con la morte, è uno dei caratteri<br />

terrificanti dei secoli diciannovesimo e ventesimo. Il disprezzo per l'uomo non<br />

appare mai tanto oppressivo quanto nei cimiteri e negli usi sepolcrali <strong>del</strong>le grandi città<br />

moderne; ne tanto assoluta appare la mancanza di cultura. Infatti, ogni civiltà poggia<br />

non solo sul culto <strong>del</strong>la terra ma anche sul culto dei morti: se non c'è rispetto per i<br />

morti non ci può essere neppure rispetto per l'uomo. Su questo antichissimo fondamento,<br />

che è la base interiore <strong>del</strong>la religiosità, poggiano anche tutte le religioni più alte<br />

e più luminose e, quando se ne distaccano troppo, corrono il rischio di volatilizzarsi<br />

nella sfera spirituale.<br />

Potrebbe darsi che in questo ambiente si preannunciasse un rinnovamento <strong>del</strong>l'arte<br />

sacra a cominciare dalle sue fondamenta. Qui infatti, nella vera e propria sfera <strong>del</strong>la<br />

morte, la morte deve essere spiritualmente superata per dar luogo alla vita superiore.<br />

Perciò i grandi culti funerari stanno all'inizio di ogni civiltà.<br />

Ma questa è, per il momento, soltanto una lontana possibilità.<br />

LA SITUAZIONE NEL CAMPO DELLA CIVILTÀ MATERIALE<br />

Poiché l'arte stessa è solamente sintomo di una turbata situazione complessiva<br />

<strong>del</strong>l'uomo, bisogna esaminare se in altri campi <strong>del</strong>l'operosità umana il processo morboso<br />

non sia già entrato nella fase decrescente e con un'evidenza maggiore di quanto<br />

non sia accaduto nel campo <strong>del</strong>l'arte. Alcuni indizi di ciò esistono effettivamente nel<br />

rapporto che l'uomo mostra di avere con la terra.<br />

La terra, <strong>del</strong>la quale l'uomo vive, costringe quest'ultimo a riconoscere che certe forme<br />

<strong>del</strong> suo pensiero e <strong>del</strong>la sua azione sono <strong>del</strong>eterie e conducono letteralmente alla<br />

rovina. Il pensiero inorganico e meccanico viene smentito dalla terra stessa; nel sistema<br />

di coltivazione <strong>del</strong>la terra si nota infatti il sorgere di determinati orientamenti che,<br />

non senza fatica, mirano a restaurare le condizioni naturali e perciò, in un certo senso,<br />

6 aprile 2013

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