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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 17<br />

un ritratto o un paesaggio. La suprema sacralità di queste opere consiste nell'elemento<br />

umano considerato come sintesi <strong>del</strong>l'umanità creatrice. In un'atmosfera "temperante "il<br />

museo dissolve tutte le religioni considerandole come passate e le fa rivivere in una<br />

nuova, universale religione estetica, in un panteismo <strong>del</strong>l'arte che è il contrapposto <strong>del</strong><br />

panteismo <strong>del</strong>la natura.<br />

Questo nuovo e universale senso <strong>del</strong> divino insito in una religiosità tollerante è quello<br />

stesso espresso da Schleiermacher (1768-1834). Ogni fede in Dio è fede veramente<br />

religiosa nella misura in cui è sentimento <strong>del</strong>l'immensità di Dio - cioè <strong>del</strong>l'universo - e<br />

in quanto è "concezione" <strong>del</strong>l'universo stesso. E, "se è vero che esistono rapide conversioni,<br />

se è vero che si danno casi in cui la mente <strong>del</strong>l'uomo – che a tutto sembrava rivolta<br />

fuorché ad elevarsi sopra il mondo finito - si apre d'un tratto al senso <strong>del</strong>l'universo<br />

e che questo gli si manifesta in tutto il suo splendore, ad operare questo miracolo è<br />

stata - io penso - soprattutto la contemplazione di un'opera d'arte".<br />

Il mondo, per il quale il museo diviene il tema più sacro, è, già per la sua essenza,<br />

un mondo che vede ogni cosa in una prospettiva storica. Gli stili <strong>del</strong> passato possono<br />

ora essere destinati per il loro contenuto spirituale anche a scopi moderni. Infatti ogni<br />

stile <strong>del</strong> passato trova una sua particolare giustificazione nel presente, in funzione di<br />

uno scopo specifico, così come ogni opera d'arte <strong>del</strong> passato ha un "suo proprio" momento<br />

nel quale si manifesta e ci parla.<br />

"Ciò che già faceva presagire Schinkel col suo museo, appare ora più evidente in<br />

Klenze. Il museo... è uno degli ideali veramente vivi di quest'epoca". I musei più grandiosi<br />

d'Europa sono sorti proprio in quegli anni. Così la Gliptoteca di Monaco (1816-<br />

1834), il British Museum di Londra (1824) e molti altri.<br />

La potenza <strong>del</strong> tema <strong>del</strong> museo si manifesta anche per il fatto che gli altri temi impallidiscono<br />

di fronte ad esso. Il castello che Luigi I si fece costruire a Monaco di Baviera<br />

può, in molte <strong>del</strong>le sue sale, essere scambiato per un museo.<br />

L'esempio che più di ogni altro ci dimostra come l'ideale museografico determini anche<br />

quello <strong>del</strong>la casa privata, ci viene offerto dalla casa di Wilhelm von Humboldt a Tegel<br />

(fig. 16); nel 1815 Goethe desidera "abitare in una sala piena di statue per potersi<br />

risvegliare circondato dalle figure degli dèi". Questa concezione si nota persino nel<br />

modo di costruire le città. Mentre le città ideate dagli architetti <strong>del</strong>la rivoluzione appaiono<br />

come un affastellamento di monumenti (un esempio è la Karlsruhe di Weinbrenner),<br />

la Monaco di Luigi I assume l'aspetto di un museo architettonico.<br />

In nessun luogo però questa tendenza appare così evidente come nell'uso di trasformare<br />

anche il monumento in un museo. Il "Walhalla" di Klenze, monumento sorto<br />

nel 1830-42 e che, per quanto riguarda la forma, si ispira ai progetti di Gilly, è sostanzialmente<br />

un museo (fig. 21). Significativo è il libro che lo stesso Luigi I scrisse prevedendo<br />

la futura situazione. Esso è concepito secondo i criteri di un catalogo per museo:<br />

ad ogni nome e ad ogni busto <strong>del</strong> personaggio eternato, corrisponde un breve cenno<br />

caratteristico, al quale si aggiunge la descrizione <strong>del</strong>la sua attività storica. Improvvisamente,<br />

dunque, siamo giunti a trovarci trasformati in visitatori di museo. "Chi, per<br />

esempio, prima di visitare il Walhalla, abbia avuto occasione di vedere la Gliptoteca di<br />

Monaco, anch'essa opera di Klenze, e si ricordi ancora <strong>del</strong>la sala con i busti romani, si<br />

persuaderà che la diversità di sensazioni ch'egli prova visitando il Walhalla corrisponde<br />

alla diversità che passa fra la visita ad un museo artistico e quella ad un museo storico",<br />

scrive Schrade cogliendo nel segno. "Il profondo carattere museografico che domina<br />

nel Walhalla avrebbe dovuto essere, secondo l'idea originaria, ancora più accentuato.<br />

In uno dei progetti <strong>del</strong> conte di Hallerstein si era infatti pensato di collegare l'una<br />

all'altra le due costruzioni <strong>del</strong> Walhalla e <strong>del</strong>la Gliptoteca - le quali erano state ordinate<br />

contemporaneamente - e di formare con esse un'unità architettonica, di modo che le<br />

persone che visitavano il Walhalla dovessero percorrere, prima, il museo <strong>del</strong>le sculture<br />

antiche". 32<br />

Lo spirito museografico riesce persino a penetrare nei progetti <strong>del</strong>le chiese. Le forme<br />

di museo più tarde giungono raramente all'altezza dei progetti eseguiti nel decennio<br />

32 Ibid.; cfr. H. KIENER, Hallers Entwürfe zu Glyptothek und Walhalla, in "Münchner Jahrbuch für bildende<br />

Kunst", 1923, p. 10.<br />

6 aprile 2013

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