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Le Vite - Fondazione Memofonte

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palazzo; et in questo modo pareva a Bramante et altri emuli di Michelagnolo di ritrarlo dalla<br />

scoltura, ove lo vedeva perfetto, e metterlo in disperazione, pensando, col farlo dipignere, che<br />

dovessi fare, per non avere sperimento ne’ colori a fresco, opera men lodata, e che dovessi riuscire<br />

da meno che Raffaello: e caso pure che e’ riuscissi il farlo, el facessi sdegnare per ogni modo col<br />

Papa, dove ne avessi a seguire, o nell’uno modo o nell’altro, l’intento loro di levarselo dinanzi.<br />

Così, ritornato Michelagnolo a Roma e stando in proposito il Papa di non finire per allora la sua<br />

sepoltura, lo ricercò che dipignessi la volta della cappella. Il che Michelagnolo, che desiderava<br />

finire la sepoltura, e parendogli la volta di quella cappella lavor grande e dificile, e considerando la<br />

poca pratica sua ne’ colori, cercò con ogni via di scaricarsi questo peso da dosso, mettendo per ciò<br />

innanzi Raffaello. Ma tanto quanto più ricusava, tanto maggior voglia ne cresceva al Papa,<br />

impetuoso nelle sue imprese, e per arroto di nuovo dagli emuli di Michelagnolo estimolato, e<br />

spezialmente da Bramante, che quasi il Papa, che era sùbito, si fu per adirare con Michelagnolo. Là<br />

dove, visto che perseverava Sua Santità in questo, si risolvé a farla; et a Bramante comandò il Papa<br />

che facessi, per poterla dipignere, il palco: dove lo fece impiccato tutto sopra canapi, bucando la<br />

volta. Il che da Michelagnolo visto, dimandò Bramante come egli avea a fare, finito che avea di<br />

dipignerla, a riturare i buchi; il quale disse: “E’ vi si penserà poi”, e che non si poteva fare<br />

altrimenti. Conobbe Michelagnolo che o Bramante in questo valeva poco, o che e’ gl’era poco<br />

amico: e se n’andò dal Papa e gli disse che quel ponte non stava bene e che Bramante non l’aveva<br />

saputo fare; il quale gli rispose in presenzia di Bramante che lo facessi a modo suo. Così ordinò di<br />

farlo sopra i sorgozzoni, che non toccassi il muro, che fu il modo che ha insegnato poi et a<br />

Bramante et agli altri di armare le volte e fare molte buone opere. Dove egli fece avanzare a un<br />

povero uomo legnaiuolo, che lo rifece, tanto di canapi che, vendutogli, avanzò la dote per una sua<br />

figliuola, donandogliene Michelagnolo. Per il che messe mano a fare i cartoni di detta volta, dove<br />

volse ancora il Papa che si guastassi le facciate che avevano già dipinto al tempo di Sisto i maestri<br />

in[II. 731]nanzi a.llui; e fermò che per tutto il costo di questa opera avessi quindici mila ducati: il<br />

quale prezzo fu fatto per Giuliano da San Gallo. Per il che sforzato Michelagnolo dalla grandezza<br />

della impresa a risolversi di volere pigliare aiuto, e mandato a Fiorenza per uomini, e deliberato<br />

mostrare in tal cosa che quei che prima v’avevano dipinto dovevano essere prigioni delle fatiche<br />

sue, volse ancora mostrare agli artefici moderni come si disegna e dipigne. Laonde il suggetto della<br />

cosa lo spinse a andare tanto alto, per la fama e per la salute dell’arte, che cominciò e finì i cartoni;<br />

e quella volendo poi colorire a fresco e non avendo fatto più, vennero da Fiorenza in Roma alcuni<br />

amici suoi pittori, perché a tal cosa gli porgessero aiuto et ancora per vedere il modo del lavorare a<br />

fresco da loro, nel qual v’erano alcuni pratichi, fra i quali furono il Granaccio, Giulian Bugiardini,<br />

Iacopo di Sandro, l’Indaco vecchio, Agnolo di Donnino et Aristotile. E dato principio all’opera,<br />

fece loro cominciare alcune cose per saggio. Ma veduto le fatiche loro molto lontane dal desiderio<br />

suo e non sodisfacendogli, una mattina si risolse gettare a terra ogni cosa che avevano fatto; e<br />

rinchiusosi nella cappella, non volse mai aprir loro, né manco in casa, dove era, da essi si lasciò<br />

vedere. E così da la beffa, la quale pareva loro che troppo durasse, presero partito e con vergogna se<br />

ne tornarono a Fiorenza. Laonde Michelagnolo, preso ordine di far da sé tutta quella opera, a<br />

bonissimo termine la ridusse, con ogni sollecitudine di fatica e di studio: né mai si lasciava vedere,<br />

per non dare cagione che tal cosa s’avesse a mostrare; onde negli animi delle genti nasceva ogni dì<br />

maggior desiderio di vederla.<br />

Era papa Giulio molto desideroso di vedere le imprese che e’ faceva; per il che di questa, che gli era<br />

nascosa, venne in grandissimo desiderio: onde volse un giorno andare a vederla, e non gli fu aperto,<br />

ché Michelagnolo non averebbe voluto mostrarla. Per la qual cosa nacque il disordine, come s’è<br />

ragionato, che s’ebbe a partire di Roma, non volendo mostrarla al Papa; che, secondo che io intesi<br />

da lui per chiarir questo dubbio, quando e’ ne fu condotta il terzo, la gli cominciò a levare certe<br />

muffe, traendo tramontano una invernata. Ciò fu cagione che la calce di Roma, per esser bianca<br />

fatta di trever[t]ino, non secca così presto, e mescolata con la pozzolana, che è di color tanè, fa una<br />

mestica scura, e quando l’è liquida, aquosa e che ‘l muro è bagnato bene, fiorisce spesso nel<br />

seccarsi: dove che in molti luoghi sputava quello salso umore fiorito, ma col tempo l’aria lo

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