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Le Vite - Fondazione Memofonte

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icercar di nuovo tutta l’Italia e vedere et intendere molte cose che prima non m’erano venute a<br />

notizia. Onde non tanto ho potuto correggere quanto accrescere ancora tante cose che molte <strong>Vite</strong> si<br />

possono dire essere quasi rifatte di nuovo, come alcuna veramente delli antichi pure, che non ci era,<br />

si è di nuovo aggiunta.<br />

Né m’è parso fatica, con spesa e disagio grande, per maggiormente rinfrescare la memoria di quelli<br />

che io tanto onoro, di ritrovare i ritratti e mettergli inanzi alle <strong>Vite</strong> loro. E per più contento di molti<br />

amici fuor dell’arte ma a l’arte affezzionatissimi, ho ridotto in un compendio la maggior parte<br />

dell’opere di quelli che ancor son vivi e degni d’esser sempre per le loro virtù nominati, perché quel<br />

rispetto che altra volta mi ritenne, a chi ben pensa, non ci ha luogo, non mi si proponendo se non<br />

cose eccellenti e degne di lode; e potrà forse essere questo uno sprone che ciascun séguiti d’operare<br />

eccellentemente e d’avanzarsi sempre di bene in meglio, di sorte che chi scriverà il rimanente di<br />

questa istoria potrà farlo con più grandezza e maestà, avendo occasione di contare quelle più rare e<br />

più perfette opere che di mano in mano, dal desiderio di eternità incominciate e dallo studio di sì<br />

divini ingegni finite, vedrà per inanzi il mondo uscire delle vostre mani; et i giovani che vengono<br />

dietro studiando, incitati dalla gloria - quanto l’utile non avessi tanta forza -, s’accenderanno per<br />

aventura dall’esempio a divenire eccellenti. E perché questa opera venga del tutto perfetta né<br />

s’abbia a cercare fuora cosa alcuna, ci ho aggiunto gran parte delle opere de’ più celebrati artefici<br />

antichi, così greci come d’altre nazioni, la memoria de’ quali da Plinio e da altri scrittori è stata fino<br />

a’ tempi nostri conservata, che senza la penna loro sarebbono, come molte altre, sepolte in<br />

sempiterna oblivione. E ci potrà forse anche questa considerazione generalmente accrescer l’animo<br />

a virtuosamente operare e, vedendo la nobiltà e grandezza dell’arte nostra e quanto sia stata sempre<br />

da tutte le nazioni e particolarmente dai più nobili ingegni e signori più potenti e pregiata e<br />

premiata, spingerci et infiammarci tutti a lasciare il mondo adorno d’opere spessissime per numero<br />

e per eccellenzia rarissime; onde, abbellito da noi, ci tenga in quel grado che egli ha tenuto quei<br />

sempre maravigliosi e celebratissimi spiriti.<br />

Accettate dunque con animo grato queste mie fatiche, e qualunque le sieno, da me amorevolmente<br />

per gloria dell’arte et onor degli artefici condotte al suo fine, e pigliatele per uno indizio e pegno<br />

certo dell’animo mio, di niuna altra cosa più desideroso che della grandezza e della gloria vostra;<br />

della quale, essendo ancor io ricevuto da voi nella compagnia vostra (di che e voi ringrazio e per<br />

mio conto me ne compiaccio non poco), mi parrà sempre in un certo modo partecipare.<br />

LETTERA DI MESSER GIOVAMBATISTA<br />

DI MESSER MARCELLO ADRIANI A<br />

MESSER GIORGIO VASARI<br />

NELLA QUALE BREVEMENTE SI RACCONTA I NOMI E L’OPERE<br />

DE’ PIÙ ECCELLENTI ARTEFICI ANTICHI IN PITTURA, IN BRONZO<br />

ET IN MARMO, QUI AGGIUNTA ACCIÒ NON CI SI DESIDERI COSA<br />

ALCUNA DI QUELLE CHE APPARTENGHINO ALLA INTERA NOTIZIA<br />

E GLORIA DI QUESTE NOBILISSIME ARTI.<br />

Io sono stato in dubbio, messer Giorgio carissimo, se quello di che Voi et il molto reverendo don<br />

Vincenzo Borghini mi avete più volte ricerco si devea metter in opera o no, cioè il raccorre e<br />

brevemente raccontare coloro che nella pittura e nella scultura et in arti simiglianti negli antichi<br />

tempi furono celebrati - de’ quali il numero è grandissimo - e a che tempo essi fecero fiorire l’arti<br />

loro, e delle opere di quelli le più onorate e le più famose: cosa che, s’io non m’inganno, ha in sé del<br />

piacevole assai, ma che più si converrebbe a coloro i quali in cotali arti fussero esercitati o come<br />

pratichi ne potessero più propriamente ragionare. Imperò chè egli è forza che nel dettare una così<br />

fatta cosa occorra bene spesso parlare di cosa che altri non sa così a pieno, avendo massimamente<br />

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