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Le Vite - Fondazione Memofonte

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tornando all’altre figliuole dell’Erebo e della Notte, si vide tutta nuda e scapigliata, con una<br />

ghirlanda di pampani in testa, tenendo senza verun freno la bocca aperta, la Licenza, con cui la<br />

Bugia sua sorella, tutta di diversi panni e di diversi colori coperta ed involta, e con una gazza per<br />

maggiore dichiarazione in testa e con il pesce seppia in mano, accompagnata s’era. Avevano queste,<br />

che con loro di pari camminava, il Pensiero, fingendo per lui un vecchio tutto di nero vestito<br />

anch’egli e con una stravagante acconciatura di noccioli di pesca in testa, mostrandosi sotto i<br />

vestimenti, che talora sventolando s’aprivano, il petto e tutta la persona essere da mille acutissime<br />

spine punta e trafitta. Momo poi, lo Dio del biasimo e della maledicenzia, si vedeva sotto forma<br />

d’un curvo e molto loquace vecchio dopo costoro venire, e con loro il fanciullo Tagete tutto<br />

risplendente (benché della Terra figliuolo), ma in tal modo figurato, perciò che primo fu dell’arte<br />

degl’aruspici ritrovatore, sospendendogli, per dimostrazion di quella, uno sparato agnello al collo<br />

che buona parte degl’interiori dimostrava. Vedevasi similmente sotto forma d’un grandissimo<br />

gigante l’africano Anteo, di costui fratello, che, di barbariche vesti coperto, con un dardo nella<br />

destra mano, pareva che della decantata fierez[z]a volesse dar quel giorno manifesti segnali. Ma<br />

dopo costui si vedeva seguitare il Giorno, dell’Erebo similmente e della Notte figliuolo, fingendo<br />

anche questo un risplendente e lieto giovane, tutto di bianchi drappi adorno e di ornitogalo<br />

incoronato, in compagnia di cui si vedeva la Fatica sua sorella, che, di pelle d’asino vestita, si era<br />

della testa del medesimo animale con gl’elevati orecchi, non senza riso de’ riguardanti, fatto<br />

cappello, aggiugnendovi per piegatura due ali di gru, e per l’opinione che si ha che gl’uomini<br />

indefessi alla fatica renda, avendogli anche le gambe della medesima gru in mano messe. Il<br />

Giuramento poi, da’ medesimi generato, sotto forma d’un vecchio sacerdote, tutto spaventato per un<br />

Giove vendicatore che in man teneva, chiudendo tutta la squadra al gran padre Demogorgone<br />

attribuita, e’ teneva a costoro ultimamente compagnia. [II. 954]<br />

E giudicando con queste Deità bastevolmente aver mostro i principii di tutti gl’altri Dei, qui fine a’<br />

seguitanti del primo carro fu posto.<br />

CARRO SECONDO DI CIELO<br />

Ma nel secondo, di più vaga vista, che allo dio Cielo fu destinato, del descritto Etere e del Giorno<br />

tenuto da alcuni figliuolo, si vedeva questo giocondo e giovane Dio, di lucidissime stelle vestito e<br />

con la fronte di zaffiri incoronata e con un vaso in mano, entrovi una accesa fiamma, sedere sur una<br />

palla turchina tutta delle quarantotto celesti immagini dipinta et adorna; nel cui carro, tirato dalla<br />

maggiore e minor Orsa, note questa per le sette e quella per le ventuna stelle, di che tutte asperse<br />

erano, si vedevan per adorno e pomposo renderlo, con bellissima maniera e con grazioso<br />

spartimento, dipinte sette delle favole del medesimo Cielo. Figurando nella prima, per dimostrare<br />

non senza cagione quell’altra opinione che se ne tiene, il suo nascimento, che dalla Terra esser<br />

seguìto si dice; sì come nella seconda si vedeva la coniunzione sua con la medesima madre Terra, di<br />

che nascevano, oltre a molt’altri, Cotto, Briareo e Gige, che cento anni e cinquanta capi per<br />

ciascuno avere avuto si crede, e ne nascevano i Ciclopi, così detti dal solo occhio che in fronte<br />

avevano. Vedevasi nella terza quando e’ rinchiudeva nelle caverne della prescritta Terra i communi<br />

figliuoli perché veder non potessero la luce; sì come nella quarta, per liberargli da tanta<br />

oppressione, si vedeva la medesima madre Terra confortargli a prendere del crudo padre necessaria<br />

vendetta; per lo che nella quinta gl’eran da Saturno tagliati i membri genitali, del cui sangue pareva<br />

che da una banda le Furie et i Giganti nascessero, sì come della spuma dell’altra, che in mare<br />

d’esser caduta sembrava, si vedeva con diverso parto prodursi la bellissima Venere. Ma nella sesta<br />

si vedeva espressa quell’ira che co’ Titani ebbe, per essergli da loro stati lasciati, come si è detto, i<br />

genitali tagliare; e sì come nella settima ed ultima si scorgeva similmente questo medesimo Dio<br />

dagl’Atlantidi adorarsi et essergli religiosamente edificati tempî et altari. Ma a’ piè del carro poi (sì

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