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Le Vite - Fondazione Memofonte

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leggende e pitture stampate, e ivi si stava tutto il giorno; e se ne comperava alcuna, mentre andava<br />

l’altre guardando, le più volte le lasciava in qualche luogo dove si fusse appoggiato. Non volle mai,<br />

se non forzato, andare a cavallo, ancorché fusse nato nella sua patria nobilmente e fusse assai ricco.<br />

Finalmente essendo morto Borgognone suo fratello e dovendo egli andare al Borgo, il Vasari, che<br />

aveva riscosso molti danari delle sue provisioni e serbatigli, gli disse: “Io ho tanti danari di vostro: è<br />

bene che gli portiate con esso voi per servirvene ne’ vostri bisogni”. Rispose Cristofano: “Io non<br />

vo’ danari, pigliategli per voi, che a me basta aver grazia di starvi appresso e di vivere e morire con<br />

esso voi”. “Io non uso - replicò il Vasari - servirmi delle fatiche d’altri; se non gli volete, gli<br />

manderò a Guido vostro padre”. “Cotesto non fate voi, disse Cristofano - perciò che gli manderebbe<br />

male, come è il solito suo”. In ultimo avendogli presi, se n’andò al Borgo indisposto e con mala<br />

contentez[z]a d’animo; dove giunto, il dolore della morte del fratello, il quale amava infinitamente,<br />

et una crudele scolatura di rene, in pochi giorni, avuti tutti i Sacramenti della Chiesa, si morì,<br />

avendo dispensato a’ suoi di casa et a molti poveri que’ danari che aveva portato, affermando poco<br />

anzi la morte che ella per altro non gli doleva se non perché lasciava il Vasari in troppo grandi<br />

impacci e fatiche, quanti erano quelli a che aveva messo mano nel palazzo del Duca. Non molto<br />

dopo, avendo Sua Eccellenza intesa la morte di Cristofano, e certo con dispiacere, fece fare in<br />

marmo la testa di lui, e con l’infrascritto epitaffio la mandò da Fiorenza al Borgo, dove fu posta in<br />

San Francesco:<br />

D. O. M.<br />

CHRISTOPHORO GHERARDO BURGENSI PINGENDI<br />

ARTE PRESTANTISS.<br />

QUOD GEORGIUS VASARIUS ARETINUS HUIUS<br />

ARTIS FACILE PRINCEPS IN EXORNANDO<br />

COSMI FLORENTIN. DUCIS PALATIO<br />

ILLIUS OPERAM QUAM MAXIME<br />

PROBAVERIT<br />

PICTORES HETRUSCI POSUERE<br />

OBIIT A. D. M. D. LVI. VIXIT AN. LVI. M. III. D. VI.<br />

VITA DI IACOPO DA PUNTORMO<br />

Pittore Fiorentino<br />

[II. 474] Gl’antichi overo maggiori di Bartolomeo di Iacopo di Martino, padre di Iacopo da<br />

Puntormo, del quale al presente scriviamo la Vita, ebbono, secondo che alcuni affermano, origine<br />

dall’Ancisa, castello del Valdarno di sopra, assai famoso per avere di lì tratta similmente la prima<br />

origine gl’antichi di messer Francesco Petrarca. Ma o di lì o d’altronde che fussero stati i suoi<br />

maggiori, Bartolomeo sopradetto, il quale fu fiorentino e, secondo che mi vien detto, della famiglia<br />

de’ Carucci, si dice che fu discepolo di Domenico del Ghirlandaio, e che avendo molte cose<br />

lavorato in Valdarno come pittore secondo que’ tempi ragionevole, condottosi finalmente a Empoli<br />

a fare alcuni lavori, e quivi e ne’ luoghi vicini dimorando, prese moglie in Puntormo una [II. 475]<br />

molto virtuosa e da ben fanciulla, chiamata Alessandra, figliuola di Pasquale di Zanobi e di mona<br />

Brigida sua donna. Di questo Bartolomeo adunque nacque l’anno 1493 Iacopo. Ma essendogli<br />

morto il padre l’anno 1499, la madre l’anno 1504, e l’avolo l’anno 1506, et egli rimaso al governo<br />

di mona Brigida sua avola, la quale lo tenne parecchi anni in Puntormo e gli fece insegnare leggere<br />

e scrivere et i primi principii della grammatica latina, fu finalmente dalla medesima condotto di

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