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Le Vite - Fondazione Memofonte

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d’un pezzo solo e tanto grande e sconcio che pare quasi impossibile che un sasso di quella sorte, di<br />

peso di più di dugentomila libre, fusse tanto in alto collocato. Ma per tornare al proposito nostro,<br />

uscirono delle mani de’ maestri di que’ tempi quei fantocci e quelle goffezze che nelle cose vecchie<br />

ancora oggi appariscono. Il medesimo avvenne dell’architettura, perché bisognando pur fabricare et<br />

essendo smarrita in tutto la forma e il modo buono per gl’artefici morti e per l’opere distrutte e<br />

guaste, coloro che si diedero a tale esercizio non edificavano cosa che per ordine o per misura<br />

avesse grazia né disegno né ragion alcuna. Onde ne vennero a risorgere nuovi architetti, che delle<br />

loro barbare nazioni fecero il modo di quella maniera di edifizî ch’oggi da noi son chiamati<br />

tedeschi, i quali facevano alcune cose più tosto a noi moderni ridicole che a loro lodevoli; finché la<br />

miglior forma e alquanto alla buona antica simile trovarono poi i migliori artefici, come si veggono<br />

di quella maniera per tutta Italia le più vecchie chiese, e non antiche, che da essi furon edificate:<br />

come da Teodorico re d’Italia un palazzo in Ravenna, uno in Pavia et un altro in Modena, pur di<br />

maniera barbara e più tosto ricchi e grandi che bene intesi o di buona architettura.<br />

Il medesimo si può affermare di Santo Stefano in Rimini, di S. Martino di Ravenna e del tempio di<br />

San Giovanni Evangelista edificato nella medesima città da Galla Placidia intorno agl’anni di nostra<br />

salute CCCCXXXVIII, di S. Vitale che fu edificato l’anno DXLVII, e della Badia di Classi di fuori,<br />

et insomma di molti altri monasterii e tempî edificati dopo i Longobardi.I quali tutti edifizii, come<br />

si è detto, sono e grandi e magnifici, ma di goffissima architettura, e fra questi sono molte badie in<br />

Francia edificate a S. Benedetto, e la chiesa e monasterio di Monte Casino, il tempio di S.<br />

Giovambatista a Monza, fatto da quella Teodelinda reina de’ Gotti alla quale S. Gregorio papa<br />

scrisse i suoi Dialogi. Nel qual luogo essa reina fece dipignere la storia d’i Longobardi, dove si<br />

vedeva che eglino dalla parte di dietro erano rasi e dinanzi avevano le zazzere e si tignevano fino al<br />

mento; le vestimenta erano di tela larga, come usarono gl’Angli et i Sassoni, e sotto un manto di<br />

diversi colori, e le scarpe fino alle dita de’ piedi aperte e sopra legate con certi correggiuoli. Simili<br />

a’ sopradetti tempii furono la chiesa di S. Giovanni in Pavia, edificata da Gundiperga figliuola della<br />

sopradetta Teondelinda, e nella medesima città la chiesa di San Salvador[e], fatta da Ariperto<br />

fratello della detta reina, il quale successe nel regno a Rodoaldo marito di Gundiperga, la chiesa di<br />

Santo Ambruogio di Pavia, edificata da Grimoaldo re de’ Longobardi, che cacciò dal regno Perterit<br />

figliuolo di Riperto. Il quale Perterit, ristituto nel regno dopo la morte di Grimoaldo, edificò pur in<br />

Pavia un monasterio di donne, detto il Monasterio Nuovo, in onore di Nostra Donna e di S. Agata, e<br />

la reina ne edificò uno fuora delle mura dedi[I. 77]cato alla Vergine Maria in Pertica. Conperte<br />

similmente, figliuolo d’esso Perterit, edificò un monasterio e tempio a S. Giorgio, detto di Coronate<br />

- nel luogo dove aveva avuto una gran vittoria contra a Alahi -, di simile maniera. Né dissimile fu a<br />

questi il tempio che ‘l re de’ Longobardi Luiprando, il quale fu al tempo del re Pipino padre di<br />

Carlo Magno, edificò in Pavia, che si chiama S. Piero in Cieldauro; né quello similmente che<br />

Disiderio, il quale regnò dopo Astolfo, edificò di S. Piero Civate nella diocesi milanese; né ‘l<br />

monasterio di S. Vincenzo in Milano né quello di S. Giulia in Brescia - perché tutti furono di<br />

grandissima spesa, ma di bruttissima e disordinata maniera.<br />

In Fiorenza poi, migliorando alquanto l’architettura, la chiesa di S. Apostolo, che fu edificata da<br />

Carlo Magno, fu, ancorché piccola, di bellissima maniera; perché oltre che i fusi delle colonne, se<br />

bene sono di pezzi, hanno molta grazia e sono condotti con bella misura, i capitelli ancora e gli<br />

archi girati per le volticciuole delle due piccole navate mostrano che in Toscana era rimaso overo<br />

risorto qualche buono artefice. Insomma l’architettura di questa chiesa è tale che Pippo di ser<br />

Brunellesco non si sdegnò di servirsene per modello nel fare la chiesa di S. Spirito e quella di S.<br />

Lorenzo nella medesima città. Il medesimo si può vedere nella chiesa di San Marco di Vinezia, la<br />

quale (per non dir nulla di S. Giorgio Maggiore stato edificato da Giovanni Morosini l’anno 978 fu<br />

cominciata sotto il doge Iustiniano e Giovanni Particiaco appresso S. Teodosio quando<br />

d’Alessandria fu mandato a Vinezia il corpo di quell’Evangelista, perciò che, dopo molti incendii<br />

che il palazzo del Doge e la chiesa molto dannificarono, ella fu sopra i medesimi fondamenti<br />

finalmente rifatta alla maniera greca, et in quel modo che ella oggi si vede, con grandissima spesa e<br />

col parere di molti architetti al tempo di Domenico Selvo doge negl’anni di Cristo DCCCCLXXIII,<br />

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