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Le Vite - Fondazione Memofonte

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quest’atto tutte le dissensioni fusser via volatesene, mostrare quanto mirabilmente in tanta<br />

variazione di menti e di religioni cotale assunzione con tanto consenso della Germania seguita<br />

fusse; il che denotavano le parole che sopra vi furono poste, dicendo:<br />

MAXIMILIANUS II SALUTATUR IMP. MAGNO CONSENSU GERMANORUM<br />

ATQUE INGENTI LAETITIA BONORUM OMNIUM ET CHRISTIANAE<br />

PIETATIS FOELICITATE.<br />

[II. 903] A canto poi alla statua di Massimiliano sopradetto, in luogo conrispondente alla colonna<br />

dell’angolo, vi si vedeva quella del veramente invittissimo Carlo Quinto, sì come sopra l’arco di<br />

questa rivolta, e che soprastava alla strada della Vigna, era quella del secondo Alberto, uomo di<br />

speditissimo valore, benché piccol tempo imperasse. Ma sopra la colonna di testa fu messa quella<br />

del gran Ridolfo, il quale, primo di questo nome, primo anche introdusse in questa nobilissima Casa<br />

l’imperial dignità, e che primo l’arricchì del grande arciducato d’Austria, quando, per mancamento<br />

di successione essendo all’imperio ricaduto, ne investì il primo Alberto suo figliuolo, onde ha poi<br />

preso la Casa d’Austria il cognome; il che, per memoria di tanto importante fatto, si vedeva con<br />

bellissima maniera nel fregio sopra quell’arco dipinto, con l’inscrizione a’ piedi che diceva:<br />

RODULPHUS PRIMUS EX HAC FAMILIA IMP. ALBERTUM PRIMUM AUSTRIAE:<br />

PRINCIPATU DONAT.<br />

Ma ritornando poi alla parte sinistra e cominciando dal medesimo luogo del mez[z]o, si vedeva a<br />

canto all’arme e sopra il finto arco che la torre de’ Tornaquinci copriva, la statua del religiosissimo<br />

Ferdinando, della sposa padre, sotto i cui piedi in un gran quadro si vedeva dipinta la valorosa<br />

resistenza per sua opera fatta, l’anno ventinove, nella difesa di Vienna contro al terribile impeto<br />

turchesco, denotata con il soprascritto motto, dicente:<br />

FERDINANDUS PRIMUS IMP. INGENTIBUS COPIIS TURCORUM CUM<br />

REGE IPSORUM PULSIS VIENNAM NOBILEM URBEM FORTISSIME<br />

FOELICISSIMEQUE DEFENDIT.<br />

Sì come nell’angolo era la statua del primo e chiarissimo Massimiliano, e sopra l’arco che piegava<br />

verso il palaz[z]o degli Stroz[z]i quella del pacifico Federigo, appoggiata ad un troncon d’oliva, del<br />

medesimo Massimilian padre. Ma sopra l’ultima colonna, congiunta col sopradetto palaz[z]o degli<br />

Stroz[z]i, si vedeva quella del sopradetto primo Alberto, quello che (come si disse) fu primo da<br />

Ridolfo suo padre degli stati d’Austria investito, e che dette l’arme, che ancor oggi si vede, a quella<br />

nobilissima Casa, la quale soleva prima essere di cinque allodolette in campo d’oro, dove questa,<br />

che, come ognun vede, è tutta rossa con una listra bianca che la divide, dicono che tale da lui si<br />

messe in uso; perciò che, come ivi in un gran quadro dipinto sotto i suoi piedi si vedeva, tale si<br />

trovò egli in quella sanguinosissima battaglia da lui fatta con Adolfo, stato prima deposto<br />

dell’imperial sede, ove il predetto Alberto si vedeva di sua mano ammazzare valorosamente Adolfo<br />

e riportarne l’opime spoglie; e per ciò che, fuor che il mez[z]o della persona, che per l’arme bianca<br />

era, in tutto il resto macchiato et imbrodolato quel giorno di sangue si ritrovava, con la medesima<br />

maniera di forma e di colori per quella memoria dipigner volse l’arme, che poi da’ successori di<br />

quella Casa gloriosamente seguitata, esser dovesse; leggendosi sotto il quadro, sì come agl’altri, una<br />

simile inscrizione, che diceva:<br />

ALBERTUS I IMPER. ADOLFUM CUI LEGIBUS IMPERIUM ABROGATUM<br />

FUERAT MAGNO PRAELIO VINCIT ET SPOLIA OPIMA REFERT.

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