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Le Vite - Fondazione Memofonte

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nientedimeno, quando gli veggono belli e difficili, non solo non gli biasimano, ma gli lodano<br />

sommamente. Di questa specie ne hanno fatto i moderni alcuni che sono a proposito e difficili,<br />

come sarebbe a dir in una volta le figure che guardando in su scortano e sfuggono; e questi<br />

chiamiamo al di sotto insù, ch’ànno tanta forza ch’eglino bucano le volte. E questi non si possono<br />

fare se non si ritraggono dal vivo, o con modelli in altezze convenienti non si fanno fare loro le<br />

attitudini e le movenzie di tali cose. E certo in questo genere si recano in quella difficultà una<br />

somma grazia e molta bel[l]ezza, e mostrasi una terribilissima arte. Di questa specie troverrete che<br />

gli artefici nostri, nelle <strong>Vite</strong> loro, hanno dato grandissimo rilievo a tali opere e condottele a una<br />

perfetta fine, onde hanno conseguito lode grandissima. Chiamansi scórti di sotto insù, perché il<br />

figurato è alto e guardato dall’occhio per veduta insù e non per la linea piana dell’ori[z]zonte;<br />

laonde alzandosi la testa a volere vederlo e scorgendosi prima le piante de’ piedi e l’altre parti di<br />

sotto, giustamente si chiama col detto nome.<br />

Cap. XVIII<br />

Come si debbino unire i colori a olio, a fresco o a tempera; e come le carni, i panni e tutto quello<br />

che si dipigne venga nell’opera a unire in modo che le figure non venghino divise et abbino rilievo<br />

e forza e mostrino l’opera chiara et aperta.<br />

L’unione nella pittura è una discordanza di colori diversi accordati insieme, i quali nella diversità di<br />

più divise mostrano differentemente distinte l’una da l’altra le parti delle figure, come le carni dai<br />

capelli et un panno diverso di colore da l’altro. Quando questi colori son messi in opera<br />

accesamente e vivi con una discordanza spiacevole, talché siano tinti e carichi di corpo - sì come<br />

usavano di fare già alcuni pittori -, il disegno ne viene ad essere offeso di maniera che le figure<br />

restano più presto dipinte dal colore, che dal pennello che le lumeggia et adombra fatte apparire di<br />

rilievo e naturali. Tutte le pitture adunque, o a olio o a fresco o a tempera, si debbon fare tal[I.<br />

49]mente unite ne’ loro colori, che quelle figure che nelle storie sono le principali venghino<br />

condotte chiare chiare, mettendo i panni di colore non tanto scuro adosso a quelle dinanzi che quelle<br />

che vanno dopo gli abbino più chiari che le prime, anzi, a poco a poco, tanto quanto elle vanno<br />

diminuendo a lo indentro, divenghino anco parimente di mano in mano, e nel colore delle<br />

carnagioni e nelle vestimenta, più scure. E principalmente si abbia grandissima avvertenza di<br />

mettere sempre i colori più vaghi, più dilettevoli e più belli nelle figure principali et in quelle<br />

massimamente che nella istoria vengono intere e non mez[z]e, perché queste sono sempre le più<br />

considerate e quelle che sono più vedute che l’altre, le quali servono quasi per campo nel colorito di<br />

queste; et un colore più smorto fa parere più vivo l’altro che gli è posto accanto, et i colori<br />

maninconici e pallidi fanno parere più allegri quelli che li sono accanto e quasi d’una certa bellezza<br />

fiameggianti. Né si debbono vestire gli ignudi di colori tanto carichi di corpo che dividino le carni<br />

da’ panni, quando detti panni atraversassino detti ignudi, ma i colori de’ lumi di detti panni siano<br />

chiari simili alle carni o gialletti o rossigni o violati o pagonazzi, con cangiare i fondi scuretti o<br />

verdi o azzur[r]i o pagonazzi o gialli, purché trag[g]hino a lo oscuro e che unitamente si<br />

accompagnino nel girare delle figure con le lor ombre, in quel medesimo modo che noi veggiamo<br />

nel vivo che quelle parti che ci si apresentano più vicine all’occhio più hanno di lume, e l’altre,<br />

perdendo di vista, pèrdono ancora del lume e del colore. Così nella pittura si debbono adoperare i<br />

colori con tanta unione, che e’ non si lasci uno scuro et un chiaro sì spiacevolmente ombrato e<br />

lummeggiato che e’ si faccia una discordanza et una disunione spiacevole, salvo che negli<br />

sbattimenti, che sono quell’ombre che fanno le figure adosso l’una all’altra, quando un lume solo<br />

percuote adosso a una prima figura che viene ad ombrare col suo sbattimento la seconda. E questi<br />

ancora, quando accaggiono, voglion esser dipinti con dolcezza et unitamente, perché chi gli<br />

disordina viene a fare che quella pittura par più presto un tappeto colorito o un paro di carte da<br />

giucare che carne unita o panni morbidi o altre cose piumose, delicate e dolci. Ché sì come gli<br />

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