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Le Vite - Fondazione Memofonte

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im parte alcune difficultà dell’arte della pittura. Lippo medesimamente fu quegli che dipinse i<br />

portelli nel tempio di San Giovanni, cioè del tabernacolo, dove sono gl’Angeli e il San Giovanni di<br />

rilievo di mano d’Andrea, nei quali lavorò a tempera molto diligentemente istorie di San Giovanni<br />

Battista.<br />

E perché si dilettò anco di lavorare di musaico, nel detto San Giovanni sopra la porta che va alla<br />

Misericordia, fra le finestre, fece un principio che fu tenuto bellissimo e la migliore opera di<br />

musaico che in quel luogo fino allora fusse stata fatta, e racconciò ancora alcune cose, pure di<br />

musaico, che in quel tempio erano guaste. Dipinse ancora fuor di Fiorenza, in San Giovanni fra<br />

l’Arcora fuor della Porta a Faenza - che fu rovinato per l’assedio di detta città -, allato a una<br />

Passione di Cristo fatta da Buffalmacco, molte figure a fresco che furono tenute bellissime da<br />

chiunche le vide. Lavorò similmente a fresco in certi spedaletti della Porta a Faenza, et in Santo<br />

Antonio dentro a detta porta, vicino allo Spedale, certi poveri in diverse bellissime maniere et<br />

attitudini; e dentro nel chiostro fece con bella e nuova invenzione una visione, nella quale figurò<br />

quando Santo Antonio vede i lacci del mondo, et ap[I. 224]presso a quelli la volontà e gl’appetiti<br />

degl’uomini che sono dall’una e dagl’altri tirati alle cose diverse di questo mondo: il che tutto fece<br />

con molta considerazione e giudizio.<br />

Lavorò ancora Lippo cose di musaico in molti luoghi d’Italia, e nella Parte Guelfa in Firenze fece<br />

una figura con la testa invetriata, e in Pisa ancora sono molte cose sue. Ma nondimeno si può dire<br />

che egli fusse veramente infelice, poiché non solo la maggior parte delle fatiche sue sono oggi per<br />

terra e nelle rovine dell’assedio di Fiorenza andate in perdizione, ma ancora per avere egli molto<br />

infelicemente terminato il corso degl’anni suoi: conciosiaché, essendo Lippo persona litigiosa e che<br />

più amava la discordia che la pace, per avere una mattina detto bruttissime parole a un suo<br />

avversario al tribunale della Mercanzia, egli fusse una sera che se ne tornava a casa da colui<br />

appostato, e con un coltello di maniera ferito nel petto che pochi giorni dopo miseramente si morì.<br />

Furono le sue pitture circa il MCCCCX.<br />

Fu nei medesimi tempi di Lippo, in Bologna, un altro pittore chiamato similmente Lippo Dalmasi, il<br />

quale fu valente uomo, e fra l’altre cose dipinse, come si può vedere in San Petronio di Bologna,<br />

l’anno 1407, una Nostra Donna che è tenuta in molta venerazione, et in fresco l’arco sopra la porta<br />

di San Procolo, e nella chiesa di San Francesco nella tribuna dell’altar maggiore fece un Cristo<br />

grande in mezzo a San Piero e San Paulo con buona grazia e maniera; e sotto questa opera si vede<br />

scritto il nome suo con lettere grandi. Disegnò costui ragionevolmente, come si può vedere nel<br />

nostro libro, e insegnò l’arte a messer Galante da Bologna che disegnò poi molto meglio, come si<br />

può vedere nel detto libro in un ritratto dal vivo con abito corto e le maniche a gozzi.<br />

Fine della Vita di Lippo pittore fiorentino.<br />

[I. 229]<br />

VITA DI DON LORENZO MONACO DEGLI ANGELI DI FIRENZE<br />

Pittore<br />

A una persona buona e relligiosa credo io che sia di gran contento il trovarsi alle mani qualche<br />

esercizio onorato o di lettere o di musica o di pittura o di altre liberali e mecaniche arti che non<br />

siano biasimevoli ma più tosto di utile agl’altri uomini e di giovamento, perciò che dopo i divini<br />

uffici si passa onoratamente il tempo col diletto ch’e’ si piglia nelle dolci fatiche dei piacevoli<br />

esercizii. A che si aggiugne che non solo è stimato e tenuto in pregio dagl’altri- solo che invidiosi<br />

non siano e maligni - mentre ch’e’ vive, ma che ancora è dopo la morte da tutti gli uomini onorato<br />

per l’opere e buon nome che di lui resta a co[I. 230]loro che rimangono. E nel vero chi dispensa il<br />

tempo in questa maniera vive in quieta contemplazione e senza molestia alcuna di que’ stimoli<br />

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