03.06.2013 Views

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

cappa e quanta n’è uscita. E sappi che qui consiste la maestria e la diligenza dell’artefice a cavare<br />

tal cera: dove si mostra la difficultà di fare i getti che venghino begli e netti, attesoché, rimanendoci<br />

punto di cera, ruinarebbe tutto il getto, massimamente in quelle parti dove essa rimane. Finito<br />

questo, l’artefice sotterra questa forma vicino alla fucina dove il bronzo si fonde, e puntella sì che il<br />

bronzo non la sforzi e li fa le vie che possa buttarsi, et al sommo lascia una quantità di grossezza<br />

che si possa poi segare il bronzo che avanza di questa materia; e questo si fa perché venga più netta.<br />

Ordina il metallo ch’e’ vuole, e per ogni libra di cera ne mette dieci di metallo. Fassi la lega del<br />

metallo statuario di due terzi rame et un terzo ottone, secondo l’ordine italiano (gl’Egizii, da’ quali<br />

questa arte ebbe origine, mettevano nel bronzo i due terzi ottone et un terzo rame); del metallo<br />

ellettro, che è degl’altri più fine, si mette due parti rame e la terza argento. Nelle campane per ogni<br />

cento di rame XX di stagno - et a l’artiglierie per ogni cento di rame dieci di stagno -, acciò che il<br />

suono di quelle sia più squillante et unito.<br />

Restaci ora ad insegnare, che venendo la figura con mancamento perché fosse il bronzo cotto o<br />

sottile o mancasse in qualche parte, il modo dell’innestarvi un pezzo. Et in questo caso lievi<br />

l’artefice tutto quanto il tristo che è in quel getto e facciavi una buca quadra, cavandola sotto<br />

squadra; dipoi le aggiusti un pezzo di metallo attuato a quel pezzo, che venga infuora quanto gli<br />

piace; e commesso appunto in quella buca quadra, col martello tanto lo percuota che lo saldi, e con<br />

lime e ferri faccia sì che lo pareggi e finisca in tutto.<br />

Ora, volendo l’artefice gettare di metallo le figure picciole, quelle si fanno di cera, o, avendone di<br />

terra o d’altra materia, vi fa sopra il cavo di gesso come alle grandi e tutto il cavo si empie di cera.<br />

Ma bisogna che il cavo sia bagnato, perché buttandovi detta cera ella si rappiglia per la freddezza<br />

dell’[a]cqua e del cavo. Dipoi, sventolando e diguazzando il cavo, si vòta la cera che è in mezzo del<br />

cavo di maniera che il getto resta vòto nel mez[z]o; il qual vòto o vano riempie l’artefice poi di terra<br />

e vi mette pernî di ferro. Questa terra serve poi per anima, ma bisogna lasciarla seccar bene. Dapoi<br />

fa la cappa, come all’altre figure grandi, armandola e mettendovi le cannelle per i venti; la cuoce<br />

dipoi e ne cava la cera, e così il cavo si resta netto, sì che agevolmente si possono gittare. Il simile si<br />

fa de’ bassi e de’ mezzi rilievi e d’ogni altra cosa di metallo. Finiti questi getti, l’artefice dipoi con<br />

ferri appropriati, cioè bulini, ciappole, strozzi, ceselli, puntelli, scarpelli e lime, lieva dove bisogna e<br />

dove bisogna spigne all’indentro e rinetta le bave; e con [I. 40] altri ferri che radono raschia e<br />

pulisce il tutto con diligenza et ultimamente con la pomice gli dà il pulimento. Questo bronzo piglia<br />

col tempo per se medesimo un colore che trae in nero e non in rosso come quando si lavora. Alcuni<br />

con olio lo fanno venire nero, altri con l’aceto lo fanno verde, et altri con la vernice li dànno il<br />

colore di nero, tale che ognuno lo conduce come più gli piace. Ma quello che veramente è cosa<br />

maravigliosa, è venuto a’ tempi nostri questo modo di gettar le figure così grandi come piccole in<br />

tanta eccellenza, che molti maestri le fanno venire nel getto in modo pulite che non si hanno a<br />

rinettare con ferri, e tanto sottili quanto è una costola di coltello. E quello che è più, alcune terre e<br />

ceneri che a ciò s’adoperano sono venute in tanta finezza che si gettano d’argento e d’oro le ciocche<br />

della ruta e ogni altra sottile erba o fiore, agevolmente e tanto bene che così belli riescono come il<br />

naturale. Nel che si vede questa arte essere in maggior eccellenza che non era al tempo degli<br />

antichi.<br />

Cap. XII<br />

De’ conii d’acciaio per fare le medaglie di bronzo o d’altri metalli, e come elle si fanno di essi<br />

metalli, di pietre orientali e di cammei.<br />

Volendo fare le medaglie di bronzo, d’argento o d’oro come già le fecero gl’antichi, debbe l’artefice<br />

primieramente con punzoni di ferro intagliare di rilievo i punzoni nell’acciaio indolcito a fuoco a<br />

pezzo per pezzo; come, per esemplo, la testa sola di rilievo ammaccato in un punzone solo<br />

d’acciaio, e così l’altre parti che si commettono a quella. Fabbricati così d’acciaio tutti i punzoni<br />

31

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!