03.06.2013 Views

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Il primo inventore delle stampe di legno di tre pezzi, per mostrare, oltra il disegno, l’ombre, i<br />

mez[z]i et i lumi ancora, fu Ugo da Carpi, il quale a imitazione delle stampe di rame ritrovò il modo<br />

di queste, intagliandole in legname di pero o di bossolo, che in questo sono eccellenti sopra tutti gli<br />

altri legnami. Fecele dunque di tre pezzi, ponendo nella prima tutte le cose [I. 66] proffilate e<br />

tratteggiate, nella seconda tutto quello che è tinto a canto al proffilo con lo acquerello per ombra, e<br />

nella terza i lumi et il campo, lasciando il bianco della carta in vece di lume e tingendo il resto per<br />

campo. Questa, dove è il lume et il campo, si fa in questo modo: pigliasi una carta stampata con la<br />

prima, dove sono tutte le proffilature et i tratti, e così fresca fresca si pone in su l’asse del pero, et<br />

agravandola sopra con altri fogli che non siano umidi, si strofina in maniera che quella che è fresca<br />

lascia su l’asse la tinta di tutt’i proffili delle figure. E allora il pittore piglia la biacca a gomma e dà<br />

in sul pero i lumi, i quali dati, lo intagliatore gli incava tutti co’ ferri secondo che sono segnati. E<br />

questa è la stampa che primieramente si adopera, perché ella fa i lumi et il campo quando ella è<br />

imbrat[t]ata di colore ad olio, e per mez[z]o della tinta lascia per tutto il colore, salvo che dove ella<br />

è incavata, ché ivi resta la carta bianca. La seconda poi è quella delle ombre, che è tutta piana e tutta<br />

tinta di acquerello, eccetto che dove le ombre non hanno ad essere, ché quivi è incavato il legno. E<br />

la terza, che è la prima a formarsi, è quella dove il proffilato del tutto è incavato per tutto, salvo che<br />

dove e’ non ha i proffili tócchi dal nero della penna. Queste si stampano al torculo e vi si rimettono<br />

sotto tre volte, cioè una volta per ciascuna stampa, sì che elle abbino il medesimo riscontro. E<br />

certamente che ciò fu bel[l]issima invenzione.<br />

Tutte queste professioni et arti ingegnose si vede che derivano dal disegno, il quale è capo<br />

necessario di tutte, e non l’avendo, non si ha nulla. Perché, se bene tutti i segreti et i modi sono<br />

buoni, quello è ottimo per lo quale ogni cosa perduta si ritrova, et ogni difficil cosa per esso diventa<br />

facile; come si potrà vedere nel leggere le <strong>Vite</strong> degl’artefici, i quali dalla natura e dallo studio aiutati<br />

hanno fatto cose sopraumane per il mez[z]o solo del disegno.<br />

E così faccendo qui fine alla Introduzzione delle tre arti, troppo più lungamente forse trattate che<br />

nel principio non mi pensai, me ne passo a scrivere le <strong>Vite</strong>.<br />

Eccellenti e carissimi artefici miei. Egli è stato sempre tanta la delettazione, con l’utile e con l’onore<br />

insieme, che io ho cavato ne l’esercitarmi così come ho saputo in questa nobilissima arte, che non<br />

solamente ho avuto un desiderio ardente d’esaltarla e celebrarla et in tutti i modi a me possibili<br />

onorarla, ma ancora sono stato affezzionatissimo a tutti quelli che di lei hanno preso il medesimo<br />

piacere e l’han saputa, con maggior felicità che forse non ho potuto io, esercitare. E di questo mio<br />

buono animo e pieno di sincerissima affezzione mi pare anche fino a qui averne còlto frutti<br />

corrispondenti, essendo stato da tutti voi amato et onorato sempre, et essendosi con incredibile non<br />

so s’io dico domestichezza o fratellanza conversato fra noi, avendo scambievolmente io a voi le<br />

cose mie e voi a me mostrate le vostre, giovando l’uno a l’altro ove l’occasioni si sono pòrte e di<br />

consiglio e d’aiuto. Onde, e per questa amorevolezza e molto più per la eccellente virtù vostra e non<br />

meno ancora per questa mia inclinazione per natura e per elezzione potentissima, m’è parso sempre<br />

essere obligatissimo a giovarvi e servirvi in tutti quei modi et in tutte quelle cose che io ho giudicato<br />

potervi arrecare o diletto o commodo.<br />

A questo fine mandai fuora, l’anno 1550, le <strong>Vite</strong> de’ nostri migliori e più famosi, mosso da una<br />

occasione in altro luogo accennata et ancora, per dire il vero, da un generoso sdegno che tanta virtù<br />

fusse stata per tanto tempo et ancora restassi sepolta. Questa mia fatica non pare che sia stata punto<br />

ingrata, anzi in tanto accetta, che, oltre a quello che da molte parti me n’è venuto detto e scritto,<br />

d’un grandissimo numero che allora se ne stampò non se ne trova ai librai pure un volume. Onde,<br />

udendo io ogni giorno le richieste di molti amici e conoscendo non meno i taciti desiderii di molti<br />

altri, mi sono di nuovo (ancorché nel mez[z]o d’importantissime imprese) rimesso alla medesima<br />

fatica, con disegno non solo d’aggiugnere questi che, essendo da quel tempo in qua passati a miglior<br />

vita, mi dànno occasione di scrivere largamente la vita loro, ma di sopplire ancora quel che in quella<br />

prima opera fussi mancato di perfezzione, avendo avuto spazio poi d’intendere molte cose meglio e<br />

rivederne molte altre, non solo con il favore di questi illustri[ssi]mi miei Signori - i quali servo - che<br />

sono il vero refugio e protezzione di tutte le virtù, ma con la comodità ancora che m’hanno data di<br />

52

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!