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Le Vite - Fondazione Memofonte

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del nuovo e del durabile, che per pittura commessa di bianco e nero poco più si puote desiderare di<br />

bontà e di bel[l]ezza.<br />

Il componimento suo si fa di tre sorte marmi che vengono de’ monti di Carrara, l’uno de’ quali è<br />

bianco finissimo e candido, l’altro non è bianco ma pende in livido, che fa mezzo a quel bianco, et il<br />

terzo è un marmo bigio, di tinta che trae in argentino, che serve per iscuro. Di questi volendo fare<br />

una figura, se ne fa un cartone di chiaro e scuro con le medesime tinte; e ciò fatto, per i dintorni di<br />

que’ mez[z]i e scuri e chiari a’ luoghi loro si commette nel mez[z]o con diligenza il lume di quel<br />

marmo candido, e così i mez[z]i, e gli scuri allato a que’ mez[z]i, secondo i dintorni stessi che nel<br />

cartone ha fatto l’artefice. E quando ciò hanno commesso insieme e spianato di sopra tutti i pezzi<br />

de’ marmi, così chiari come scuri e come mez[z]i, piglia l’artefice che ha fatto il cartone un<br />

pennello di nero temperato, quando tutta l’opra è insieme commessa in terra, e tutta sul marmo la<br />

tratteggia e proffila dove sono gli scuri, a guisa che si contorna, tratteggia e proffila con la penna<br />

una carta che avesse disegnata di chiaroscuro.<br />

Fatto ciò, lo scultore viene incavando coi ferri tutti quei tratti e proffili che il pittore ha fatti, e tutta<br />

l’opra incava dove ha disegnato di nero il pennello. Finito questo si murano ne’ piani a pez[z]i a<br />

pez[z]i, e finito, con una mistura di pegola nera bollita (o asfalto) e nero di terra, si riempiono tutti<br />

gli incavi che ha fatti lo scarpello; e poi che la materia è fredda et ha fatto presa, con pezzi di tufo<br />

vanno levando e consumando ciò che sopra avanza, e con rena, mattoni e acqua si va arrotando e<br />

spianando tanto che il tutto resti ad un piano, cioè il marmo stesso et il ripieno. Il che fatto, resta<br />

l’opera in una maniera che ella pare veramente pittura in piano, et ha in sé grandissima forza con<br />

arte e con mae[I. 60]stria. Laonde è ella molto venuta in uso per la sua bellezza, et ha causato<br />

ancora che molti pavimenti di stanze oggi si fanno di mattoni, che siano una parte di terra bianca<br />

cioè di quella che trae in az[z]urrino quando ella è fresca, e cotta diventa bianca -, e l’altra della<br />

ordinaria da fare mattoni, che viene rossa quando ella è cotta. Di queste due sorti si sono fatti<br />

pavimenti commessi di varie maniere a spartimenti, come ne fanno fede le sale papali a Roma al<br />

tempo di Raffaello da Urbino et ora ultimamente molte stanze in Castello S. Agnolo, dove si sono<br />

con i medesimi mattoni fatte imprese di gigli commessi di pez[z]i che dimostrano l’arme di papa<br />

Paulo e molte altre imprese, et in Firenze il pavimento della libraria di San Lorenzo fatta fare dal<br />

duca Cosimo; e tutte sono state condotte con tanta diligenza che più di bello non si può desiderare<br />

in tale magisterio. E di tutte queste cose commesse fu cagione il primo musaico.<br />

E perché dove si è ragionato delle pietre e marmi di tutte le sorti non si è fatto menzione d’alcuni<br />

mistî nuovamente trovati dal signor duca Cosimo, dico che l’anno 1563 Sua Ecc[ellenza] ha trovato<br />

ne’ monti di Pietrasanta, presso alla villa di Stazzema, un monte che gira 2 miglia et altissimo, la<br />

cui prima scorza è di marmi bianchi ottimi per fare statue, il disotto è un mischio rosso e gialliccio,<br />

e quello che è più adentro è verdiccio, nero, rosso e giallo, con altre varie mescolanze di colori; e<br />

tutti sono in modo duri che quanto più si va adentro si trovano maggior’ saldezze, et insino a ora vi<br />

si vede da cavar colonne di quindici in venti braccia. Non se n’è ancor messo in uso, perché si va<br />

tuttavia facendo d’ordine di Sua Ecc[ellenza] una strada di tre miglia per potere condurre questi<br />

marmi dalle dette cave alla marina: i quali mischî saranno, per quello che si vede, molto a proposito<br />

per pavimenti.<br />

Cap. XXXI<br />

Del musaico di legname cioè delle tarsie, e dell’istorie che si fanno di legni tinti e commessi a<br />

guisa di pitture.<br />

Quanto sia facil cosa l’aggiugnere all’invenzioni de’ passati qualche nuovo trovato sempre, assai<br />

chiaro ce lo dimostra non solo il predetto commesso de’ pavimenti, che senza dubbio vien dal<br />

musaico, ma le stesse tarsie ancora e le figure di tante varie cose che, a similitudine pur del musaico<br />

e della pittura, sono state fatte da’ nostri vecchi di piccoli pezzetti di legno commessi et uniti<br />

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