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Le Vite - Fondazione Memofonte

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vituperato, accusò il Torrigiano per eretico; onde essendo messo in prigione et ogni dì esaminato e<br />

mandato da uno inquisitore all’altro, fu giudicato finalmente degno di gravissima punizione: la<br />

quale non fu messa altrimenti in esecuzione, perché esso Torrigiano per ciò venne in tanta<br />

maninconia, che stato molti giorni senza mangiare, e perciò debilissimo divenuto, a poco a poco finì<br />

la vita. E così col tòrsi il cibo si liberò dalla vergogna in che sarebbe forse caduto, essendo, come si<br />

credette, stato condennato a morte. Furono l’opere di costui circa gl’anni di nostra salute 1515, e<br />

morì l’anno 1522.<br />

VITA DI GIULIANO E ANTONIO DA SAN GALLO<br />

Architetti Fiorentini<br />

[II. 55] Francesco di Paulo Giamberti, il quale fu ragionevole architetto al tempo di Cosimo de’<br />

Medici e fu da lui molto adoperato, ebbe due figliuoli, Giuliano et Antonio, i quali mise all’arte<br />

dell’intagliare di legno; e col Francione legnaiuolo, persona ingegnosa, il quale similmente<br />

attendeva agl’intagli di legno et alla prospettiva, e col quale aveva molto dimestichezza, avendo<br />

eglino insieme molte cose e d’intaglio e d’architettura operato per Lorenzo de’ Medici, acconciò il<br />

detto Francesco Giuliano, uno de’ detti suoi figliuoli; il quale Giuliano imparò in modo bene tutto<br />

quello che il Francione gl’insegnò, che [II. 56] gl’intagli e le bellissime prospettive che poi da sé<br />

lavorò nel coro del Duomo di Pisa sono ancor oggi fra molte prospettive nuove non senza<br />

maraviglia guardate.<br />

Mentre che Giuliano attendeva al disegno et il sangue della giovanezza gli bolliva, l’esercito del<br />

duca di Calavria, per l’odio che quel signore portava a Lorenzo de’ Medici, s’accampò alla<br />

Castellina per occupare il dominio alla Signoria di Fiorenza e per venire, se gli fusse riuscito, a fine<br />

di qualche suo disegno maggiore. Per che essendo forzato il magnifico Lorenzo a mandare uno<br />

ingegnero alla Castellina che facesse molina e bastìe, e che avesse cura e maneggiasse l’artiglieria -<br />

il che pochi in quel tempo sapevano fare -, vi mandò Giuliano, come d’ingegno più atto e più dèstro<br />

e spedito, e da lui conosciuto come figliuolo di Francesco, stato amorevole servitore di casa Medici.<br />

Arrivato Giuliano alla Castellina, fortificò quel luogo dentro e fuori di buone mura e di mulina, e<br />

d’altre cose necessarie alla difesa di quella la provide. Dopo, veggendo gli uomini star lontani<br />

all’artiglieria e maneggiarla e caricarla e tirarla timidamente, si gettò a quella, e l’acconciò di<br />

maniera che da indi in poi a nessuno fece male, avendo ella prima occiso molte persone, le quali,<br />

nel tirarla, per poco giudizio loro non avevano saputo far sì che nel tornare adietro non offendesse.<br />

Presa dunque Giuliano la cura della detta artiglieria, fu tanta nel tirarla e servirsene la sua prudenza,<br />

che il campo del Duca impaurì di sorte, che per questo et altri impedimenti ebbe caro di accordarsi e<br />

di lì partirsi. Di che conseguì Giuliano non piccola lode in Fiorenza appresso Lorenzo, onde fu poi<br />

di continuo benveduto e carezzato.<br />

Intanto, essendosi dato alle cose d’architettura, cominciò il primo chiostro di Cestello, e ne fece<br />

quella parte che si vede di componimento ionico, ponendo i capitelli sopra le colonne con la voluta<br />

che girando cascava fino al collarino dove finisce la colonna, avendo sotto l’uovolo e fusarola fatto<br />

un fregio alto il terzo del diametro di detta colonna; il quale capitello fu ritratto da uno di marmo<br />

antichissimo, stato trovato a Fiesole da messer Lionardo Salutati, vescovo di quel luogo, che lo<br />

tenne con altre anticaglie un tempo nella via di San Gallo in una casa e giardino dove abitava,<br />

dirimpetto a Santa Agata: il quale capitello è oggi appresso messer Giovanbatista da Ricasoli,<br />

vescovo di Pistoia, e tenuto in pregio per la bellezza e varietà sua, essendo che fra gl’antichi non se<br />

n’è veduto un altro simile. Ma questo chiostro rimase imperfetto, per non potere fare allora quei<br />

monaci tanta spesa. Intanto venuto in maggior considerazione Giuliano appresso Lorenzo, il quale<br />

era in animo di fabricare al Poggio a Caiano, luogo fra Fiorenza e Pistoia, e n’aveva fatto fare più

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