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Le Vite - Fondazione Memofonte

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meglio di lontano che dappresso ritornerebbe - perché così non si scorgerebbono i pezzi che ‘l<br />

musaico dappresso fa vedere -, ordinarono per ornar le volte e le pareti dei muri dove tai cose si<br />

avevano a veder di lontano. E perché lustrassero e dagli umidi et acque si difendessero, pensarono<br />

tal cosa doversi fare di vetri, e così gli misero in opra; e facendo ciò bellissimo vedere, ne [I. 30]<br />

ornarono i tempii loro et altri luoghi, come veggiamo oggi ancora a Roma il tempio di Bacco et<br />

altri. Talché da quegli di marmo derivano questi che si chiamano oggi musaico di vetri, e da quel di<br />

vetri s’è passato al musaico di gusci d’uovo, e da questi al musaico del far le figure e le storie di<br />

chiaroscuro pur di commessi, che paiono dipinte, come tratteremo al suo luogo nella pittura.<br />

Cap. VII<br />

Come si ha a conoscere uno edificio proporzionato bene,<br />

se che parti generalmente se li convengono.<br />

Ma perché il ragionare delle cose particulari mi farebbe deviar troppo dal mio proposito, lasciata<br />

questa minuta considerazione agli scrittori della architettura, dirò solamente in universale come si<br />

conoscano le buone fabriche e quello che si convenga alla forma loro per essere insieme et utili e<br />

belle.Quando s’arriva dunque a uno edificio, chi volesse vedere s’egli è stato ordinato da uno<br />

architettore eccellente e quanta maestria egli ha avuto, e sapere s’egli ha saputo accomodarsi al sito<br />

e alla volontà di chi l’ha fatto fabricare, egli ha a considerare tutte queste parti: in prima, se chi lo ha<br />

levato dal fondamento ha pensato se quel luogo era disposto e capace a ricevere quella qualità e<br />

quantità di ordinazione - così nello spartimento delle stanze come negli ornamenti - che per le mura<br />

comporta quel sito, o stretto o largo o alto o basso, e se è stato spartito con grazia e conveniente<br />

misura, dispensando e dando la qualità e quantità di colonne, finestre, porte e riscontri delle facce<br />

fuori e dentro, nelle altezze o grossezze de’ muri e in tutto quello che c’intervenga a luogo per<br />

luogo. È di necessità che si distribuischino per lo edificio le stanze ch’abbino le lor corrispondenze<br />

di porte, finestre, camini, scale segrete, anticamere, destri, scrittoi, senza che vi si vegga errori,<br />

come sarìa una sala grande, un portico picciolo e le stanze minori; le quali, per esser membra<br />

dell’edificio, è di necessità ch’elle siano, come i corpi umani, egualmente ordinate e distribuite<br />

secondo le qualità e varietà delle fabriche, come tempii tondi, [in] otto facce, in sei facce, in croce e<br />

quadri, e gli ordini varii secondo chi et i gradi in che si trova chi le fa fabricare; perciò che, quando<br />

son disegnati da mano che abbia giudicio con bella maniera, mostrano l’eccellenza dell’artefice e<br />

l’animo dell’auttor della fabrica. Perciò figureremo, per meglio esser intesi, un palazzo qui di sotto,<br />

e questo ne darà lume agli altri edifici per modo da poter conoscere, quando si vede, se è ben<br />

formato o no.<br />

In prima chi considererà la facciata dinanzi, lo vedrà levato da terra o in su ordine di scalèe o di<br />

muricciuoli, tanto che quello sfogo lo faccia uscir di terra con grandezza e serva che le cucine o<br />

cantine sottoterra siano più vive di lumi e più alte di sfogo, il che anco molto difende l’edificio da’<br />

terremuoti e altri casi di fortuna. Bisogna poi che rappresenti il corpo dell’uomo nel tutto e nelle<br />

parti similmente, e che, per avere egli a temere i venti, l’acque e l’altre cose della natura, egli sia<br />

fognato con ismaltitoi che tutti rispondino a un centro che porti via tutte insieme le bruttezze et i<br />

puzzi che gli possano generare infermità. Per l’aspetto suo primo la facciata vuole avere decoro e<br />

maestà et essere compartita come la faccia dell’uo[I. 31]mo: la porta da basso et in mez[z]o, così<br />

come nella testa ha l’uomo la bocca donde nel corpo passa ogni sorte di alimento; le finestre, per gli<br />

occhi, una di qua e l’altra di là, servando sempre parità, che non si faccia se non tanto di qua quanto<br />

di là negl’ornamenti o d’archi o colonne o pilastri o nicchie o finestre inginocchiate overo altra sorte<br />

d’ornamento, con le misure et ordini che già s’è ragionato, o dorici o ionici o corinti o toscani. Sia il<br />

suo cornicione che regge il tetto fatto con proporzione della facciata, secondo ch’egli è grande, e<br />

che l’acqua non bagni la facciata e chi sta nella strada a sedere; sia di spòrto secondo la proporzione<br />

dell’altezza e della larghezza di quella facciata. Entrando dentro, nel primo ricetto sia magnifico et<br />

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