03.06.2013 Views

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

cardinale nella chiesa della Pace di Roma; come ancora un’altra Nunziata, colorita pur di mano di<br />

Marcello, in una tavola nella chiesa di San Ianni Laterano, che ‘l disegno l’ha il duca Cosimo de’<br />

Medici, il quale dopo la morte donò Lionardo Buonarruoti suo nipote a Sua Eccellenza, che gli tien<br />

per gioie, insieme con un Cristo che òra nell’orto, [II. 776] e molti altri disegni e schizzi e cartoni di<br />

mano di Michelagnolo, insieme con la statua della Vittoria che ha sotto un Prigione, di braccia<br />

cinque alta; ma quattro Prigioni bozzati, che possano insegnare a cavare de’ marmi le figure con un<br />

modo sicuro da non istorpiare i sassi, che il modo è questo: che se e’ si pigliassi una figura di cera o<br />

d’altra materia dura e si mettessi a diacere in una conca d’acqua, la quale acqua essendo per sua<br />

natura nella sua sommità piana e pari, alzando la detta figura a poco a poco del pari, così vengono a<br />

scoprirsi prima le parti più rilevate et a nascondersi i fondi, cioè le parti più basse della figura, tanto<br />

che nel fine ella così viene scoperta tutta. Nel medesimo modo si debbono cavare con lo scarpello le<br />

figure de’ marmi, prima scoprendo le parti più rilevate e di mano in mano le più basse; il quale<br />

modo si vede osservato da Michelagnolo ne’ sopradetti Prigioni, i quali Sua Eccellenzia vuole che<br />

servino per esemplo de’ suoi Accademici.<br />

Amò gli artefici suoi e praticò con essi, come con Iacopo Sansovino, il Rosso, il Puntormo,<br />

Daniello da Volterra e Giorgio Vasari aretino, al quale usò infinite amorevolezze e fu cagione che<br />

egli attendessi alla architettura con intenzione di servirsene un giorno, e conferiva seco volentieri e<br />

discorreva delle cose dell’arte. E questi che dicano che non voleva insegnare, hanno il torto, perché<br />

l’usò sempre a’ suoi famigliari et a chi dimandava consiglio; e perché mi sono trovato a molti<br />

presente, per modestia lo taccio, non volendo scoprire i difetti d’altri. Si può ben far giudizio di<br />

questo, che con coloro che stettono con seco in casa ebbe mala fortuna, perché percosse in subietti<br />

poco atti a imitarlo: perché Piero Urbano pistolese, suo creato, era persona d’ingegno, ma non volse<br />

mai affaticarsi; Antonio Mini arebbe voluto, ma non ebbe il cervello atto, e quando la cera è dura<br />

non s’imprime bene; Ascanio dalla Ripa Transone durava gran fatiche, ma mai non se ne vedde il<br />

frutto né in opere né in disegni, e pestò parecchi anni intorno a una tavola, che Michelagnolo gli<br />

aveva dato un cartone: nel fine se n’è ito in fummo quella buona aspettazione che si credeva di lui,<br />

che mi ricordo che Michelagnolo gli veniva compassione sì dello stento suo, e l’aiutava di suo<br />

mano; ma giovò poco. E s’egli avessi avuto un subietto, che me lo disse parecchi volte, arebbe<br />

spesso, così vecchio, fatto notomia et arebbe scrittovi sopra per giovamento de’ suoi artefici, che fu<br />

ingannato da parecchi: ma si difidava, per non potere esprimere con gli scritti quel ch’egli arebbe<br />

voluto, per non essere egli esercitato nel dire, quantunque egli in prosa nelle lettere sue abbia con<br />

poche parole spiegato bene il suo concetto, essendosi egli molto dilettato delle lezzioni de’ poeti<br />

volgari e particolarmente di Dante, che molto lo amirava et imitava ne’ concetti e nelle invenzioni;<br />

così ‘l Petrarca, dilettatosi di far madrigali e sonetti molto gravi, sopra e’ quali s’è fatto comenti; e<br />

messer Benedetto Varchi nella Accademia fiorentina fece una lezione onorata sopra quel sonetto<br />

che comincia:<br />

Non ha l’ottimo artista alcun concetto<br />

Ch’un marmo solo in sé non circonscriva.<br />

Ma infiniti ne mandò di suo, e ricevé risposta di rime e di prose della illustrissima Marchesana di<br />

Pescara, delle virtù della quale Michelagnolo era innamorato, et ella parimente di quelle di lui, e<br />

molte volte andò ella a Roma da <strong>Vite</strong>rbo a visitarlo; e le disegnò Michelagnolo una Pietà in grembo<br />

alla Nostra Donna con dua angioletti, mirabilissima, et un Cristo confitto [II. 777] in croce, che,<br />

alzato la testa, raccomanda lo spirito al Padre, cosa divina; oltre a un Cristo con la Samaritana al<br />

pozzo. Dilettossi molto della Scrittura Sacra, come ottimo cristiano che egli era, et ebbe in gran<br />

venerazione l’opere scritte da fra’ Girolamo Savonarola, per avere udito la voce di quel frate in<br />

pergamo. Amò grandemente le bellezze umane per la imitazione dell’arte, per potere scierre il bello<br />

dal bello, ché senza questa imitazione non si può far cosa perfetta: ma non in pensieri lascivi e<br />

disonesti, che l’ha mostro nel modo del viver suo, che è stato parchissimo, essendosi contentato<br />

quando era giovane, per istare intento al lavoro, d’un poco di pane e di vino, avendolo usato, sendo

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!