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Le Vite - Fondazione Memofonte

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il quale fece condurre le colonne di que’ luoghi donde le potette avere; e così si andò continuando<br />

insino all’anno MCXL, essendo doge messer Piero Polani, e, come si è detto, col disegno di più<br />

maestri, tutti greci. Della medesima maniera greca furono, e ne’ medesimi tempi, le sette badie che<br />

il conte Ugo marchese di Brandiburgo fece fare in Toscana, come si può vedere nella Badia di<br />

Firenze, in quella di Settimo e nell’altre. <strong>Le</strong> quali tutte fabriche, e le vestigia di quelle che non sono<br />

in piedi, rendono testimonanza che l’architettura si teneva alquanto in piedi, ma imbastardita<br />

fortemente e molto diversa dalla buona maniera antica. Di ciò posson anco far fede molti palazzi<br />

vecchi, stati fatti in Fiorenza dopo la rovina di Fiesole, d’opera toscana, ma con ordine barbaro nelle<br />

misure di quelle porte e finestre lunghe lunghe e ne’ garbi d’i quarti acuti nel girare degl’archi,<br />

secondo l’uso degl’architetti stranieri di que’ tempi. L’anno poi MXIII si vide l’arte aver ripreso<br />

alquanto di vigore nel riedificarsi la bellissima chiesa di S. Miniato in sul Monte, al tempo di<br />

messer Alibrando cittadino e vescovo di Firenze; perciò che, oltre agl’ornamenti che di marmo vi si<br />

veggiono dentro e fuori, si vede nella facciata dinanzi che gl’architetti toscani si sforzarono<br />

d’imitare nelle porte, nelle finestre, nelle colonne, negl’archi e nelle cornici, quanto potettono il più,<br />

l’ordine buono antico, avendolo in parte riconosciuto [I. 78] nell’antichissimo tempio di San<br />

Giovanni nella città loro. Nel medesimo tempo la pittura, che era poco meno che spenta affatto, si<br />

vide andare riacquistando qualche cosa, come ne mostra il musaico che fu fatto nella capella<br />

maggiore della detta chiesa di San Miniato.<br />

Da cotal principio adunque cominciò a crescere a poco a poco in Toscana il disegno et il<br />

miglioramento di queste arti, come si vide l’anno mille e sedici nel dare principio i Pisani alla<br />

fabbrica del Duomo loro, perché in quel tempo fu gran cosa mettere mano a un corpo di chiesa così<br />

fatto, di cinque navate e quasi tutto di marmo dentro e fuori. Questo tempio, il quale fu fatto con<br />

ordine e disegno di Buschetto, greco da Dulicchio, architettore in quell’età rarissimo, fu edificato et<br />

ornato dai Pisani d’infinite spoglie condotte per mare (essendo eglino nel colmo della grandezza<br />

loro) di diversi lontanissimi luoghi, come ben mostrano le colonne, base, capitegli, cornicioni et<br />

altre pietre d’ogni sorte che vi si veggiono. E perché tutte queste cose erano alcune piccole, alcune<br />

grandi et altre mezzane, fu grande il giudizio e la virtù di Buschetto nell’accommodarle e nel fare lo<br />

spartimento di tutta quella fabbrica, dentro e fuori molto bene accommodata. Et oltre all’altre cose,<br />

nella facciata dinanzi con gran numero di colonne accommodò il diminuire del frontespizio molto<br />

ingegnosamente, quello di varii e diversi intagli d’altre colonne e di statue antiche adornando, sì<br />

come anco fece le porte principali della medesima facciata; fra le quali, cioè allato a quella del<br />

Carroccio, fu poi dato a esso Buschetto onorato sepolcro con tre epitaffii, de’ quali è questo uno in<br />

versi latini, non punto dissimili dall’altre cose di que’ tempi:<br />

QUOD VIX MILLE BOUM POSSENT IUGA IUNCTA MOVERE<br />

ET QUOD VIX POTUIT PER MARE FERRE RATIS<br />

BUSCHETTI NISU QUOD ERAT MIRABILE VISU<br />

DENA PUELLARUM TURBA LEVAVIT ONUS<br />

E perché si è di sopra fatto menzione della chiesa di S. Apostolo di Firenze, non tacerò che in un<br />

marmo di essa, dall’uno de’ lati dell’altare maggiore, si leggono queste parole:<br />

VIIIø Vø DIE VI APRILIS IN RESURRECTIONE DÑI KAROLUS FRANCORUM<br />

REX A ROMA REVERTENS INGRESSUS FLORENTIAM CUM MAGNO<br />

GAUDIO ET TRIPUDIO SUSCEPTUS CIVIUM COPIAM TORQUEIS<br />

AUREIS DECORAVIT. ECCLESIA SANCTORUM APOSTOLORUM IN ALTARI<br />

INCLUSA EST LAMINA PLUMBEA IN QUA DESCRIPTA APPARET<br />

PRAEFATA FUNDATIO ET CONSECRATIO FACTA PER ARCHIEP¯M TURPINUM<br />

TESTIBUS ROLANDO ET ULIVERIO<br />

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