03.06.2013 Views

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

Le Vite - Fondazione Memofonte

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

datogli un libello d’ingiuria, lo strinse di tal maniera che il Rosso, non se ne potendo aiutare né<br />

difendere, si vide a mal partito, parendogli non solo avere falsamente vituperato l’amico, ma ancora<br />

mac[c]hiato il proprio onore, et il disdirsi o tener altri vituperosi modi lo dichiarava similmente<br />

uomo disleale e cattivo. Per che deliberato d’uccidersi da se stesso più tosto che esser castigato da<br />

altri, prese questo partito. Un giorno che il re si trovava a Fontanableò, mandò un contadino a Parigi<br />

per certo velenosissimo liquore, mostrando voler servirsene per far colori o vernici, con animo,<br />

come fece, d’avelenarsi. Il contadino dunque tornandosene con esso, tanta era la malignità di quel<br />

veleno, per tenere solamente il dito grosso sopra la bocca dell’ampolla, turata diligentemente con la<br />

cera, rimase poco meno che senza quel dito, avendoglielo consumato e quasi mangiato la mortifera<br />

virtù di quel veleno, che poco appresso uccise il Rosso, avendolo egli, che sanissimo era, preso,<br />

perché gli togliesse, come in poche ore fece, la vita. La qual nuova essendo portata al re, senza fine<br />

gli dispiacque, parendogli aver fatto nella morte del Rosso perdita del più eccellente artefice de’<br />

tempi suoi. Ma perché l’opera non patisse, la fece seguitare a Francesco Primaticcio bolognese, che<br />

già gl’aveva fatto, come s’è detto, molte opere, donandogli una buona badia, sì come al Rosso avea<br />

fatto un canonicato. Morì il Rosso l’anno 1541, lasciando di sé gran disiderio agl’amici et<br />

agl’artefici, i quali hanno mediante lui conosciuto quanto acquisti appresso a un prencipe uno che<br />

sia universale e in tutte l’azzioni manieroso e gentile come fu egli: il quale per molte cagioni ha<br />

meritato e merita di essere ammirato come veramente eccellentissimo.<br />

VITA DI BARTOLOMEO DA BAGNACAVALLO<br />

E d’altri Pittori Romagnuoli<br />

[II. 213] Certamente che il fine delle concorrenzie nelle arti, per la ambizione della gloria, si vede il<br />

più delle volte esser lodato; ma s’egli avviene che, da superbia e da presumersi, chi concorre meni<br />

alcuna volta troppa vampa di sé, si scorge in ispazio di tempo quella virtù che cerca in fumo e<br />

nebbia risolversi, attesoché mal può crescere in perfezzione chi non conosce il proprio difetto e chi<br />

non teme l’operare altrui. Però meglio si conduce ad augumento la speranza degli studiosi timidi,<br />

che sotto colore d’onesta vita onorano l’opere de’ rari maestri e con ogni studio quelle imitano, che<br />

quella di coloro che hanno il ca[II. 214]po pieno di superbia e di fumo, come ebbero Bartolomeo da<br />

Bagnacavallo, Amico Bolognese, Girolamo da Codignuola et Innocenzio da Imola pittori; perché<br />

essendo costoro in Bologna in un medesimo tempo, s’ebbero l’uno all’altro quell’invidia che si può<br />

maggiore imaginare; e che è più, la superbia loro e la vanagloria, che non era sopra il fondamento<br />

della virtù collocata, li deviò dalla via buona, la quale all’eternità conduce coloro che più per bene<br />

operare che per gara combattono. Fu dunque questa cosa cagione che a’ buoni principii che avevano<br />

costoro non diedero quello ottimo fine che s’aspettava, con ciò sia che il prosumersi d’essere<br />

maestri li fece troppo discostarsi dal buono.<br />

Era Bartolomeo da Bagnacavallo venuto a Roma ne’ tempi di Raffaello, per aggiugnere con l’opere<br />

dove con l’animo gli pareva arrivare di perfezzione; e come giovane ch’aveva fama in Bologna per<br />

l’aspettazione di lui, fu messo a fare un lavoro nella chiesa della Pace di Roma, nella cappella prima<br />

a man destra entrando in chiesa, sopra la cappella di Baldassar Perucci sanese. Ma non gli parendo<br />

riuscire quel tanto che di sé aveva promesso, se ne tornò a Bologna; dove egli et i sopradetti fecero<br />

a concorrenza l’un dell’altro, in San Petronio, ciascuno una storia della vita di Cristo e della Madre<br />

alla capella della Madonna, alla porta della facciata dinanzi a man destra entrando in chiesa, fra le<br />

quali poca differenza di perfezzione si vede dall’una all’altra. Per che Bartolomeo acquistò in tal<br />

cosa fama di avere la maniera più dolce e più sicura: e avvengaché nella storia di maestro Amico sia<br />

una infinità di cose strane, per aver figurato nella Resurression di Cristo gl’armati con attitudini<br />

torte e rannicchiate, e dalla lapida del sepolcro, che rovina loro addosso, stiacciati molti soldati,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!