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Le Vite - Fondazione Memofonte

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HEU DURIS SOLVIS, QUAE CLARUM CERNERE SOLEM<br />

E TENEBRIS TANTIS ET CHRISTUM NOSCERE DONAS.<br />

Sì come nella base, che tutta questa faccia reggeva e che, benché al par di quella de’ Giganti<br />

venisse, non perciò come quella sporgeva in fuori, si vedeva quasi per allegoria dipinta la favola<br />

d’Andromeda dal crudo Mostro marino per Perseo liberata. Ma in quella che in verso l’Arno et il<br />

Ponte alla Carraia svolgendosi riguardava, si vedeva in simil modo dipinta la famosa benché piccola<br />

isola dell’Elba, sotto forma d’una armata guerriera sedere sopra un gran sasso col tridente nella<br />

destra mano, avendo da l’un de’ lati un piccolo fanciulletto che con un delfino pareva che<br />

vez[z]osamente scherzasse, e dall’altro un altro a quel simile che un’ancora reggeva, con molte<br />

galee che d’intorno al suo porto, che dipinto vi era, aggirar si vedevano; a piè di cui e nella di cui<br />

base, in simil modo corrispondendo alla sopra dipinta fac[II. 899]cia, si vedeva similmente quella<br />

favola che da Strabone è messa, quando conta che tornando gl’Argonauti dall’acquisto del Vello<br />

d’oro, all’Elba con Medea arrivati, vi riz[z]arono altari e vi fecero a Giove sagrifizio, prevedendo<br />

forse o augurando che ad altro tempo questo glorioso Duca per l’ordine del Tosone, quasi della loro<br />

squadra dovesse, fortificandola et assicurando i travagliati naviganti, rinovare l’antica di loro e<br />

gloriosa memoria; il che i quattro versi, in accomodato luogo postivi, ottimamente dichiaravano,<br />

dicendo:<br />

EVENERE OLIM HEROES QUAE LITTORE IN ISTO<br />

MAGNANIMI VOTIS PETIERE: EN ILVA POTENTIS<br />

AUSPICIIS COSMI MULTA MUNITA OPERA AC VI.<br />

PACATUM PELAGUS SECURI CURRITE, NAUTAE.<br />

Ma bellissima e bizarra e capricciosa e molto ornata vista facevano, oltre alle varie imprese e trofei,<br />

et oltre ad Arione, che sul notante delfino per mezzo il mare sollazzandosi andava, una<br />

innumerabile quantità di stravaganti pesci marini e di Nereidi e di Tritoni, che per fregi e piedistalli<br />

e basamenti, et ovunque lo spazio e la bellezza del luogo lo ricercava, sparsi erano; sì come a piè<br />

del gran basamento de’ Giganti graziosa vista faceva ancora una bellissima Sirena, sopra il capo<br />

d’un molto gran pesce sedente, dalla cui bocca, secondo il voltar d’una chiave, alcuna volta, non<br />

senza desiderato riso de’ circunstanti, si vedeva gettare impetuosamente acqua adosso a’ troppo<br />

avidi di bere il bianco e vermiglio vino, che dalle poppe della Sirena abbondantemente in un molto<br />

capace e molto adorno pilo cascava. E perché la rivolta della faccia ov’era dipinta l’Elba, che a chi<br />

dal Ponte alla Carraia lungo l’Arno verso gli Spini, sì come fece la pompa, andava, batteva di prima<br />

giunta negl’occhi, parve al ritrovatore, nascondendo la brutez[z]a dell’armadure e de’ legnami che<br />

dietro necessariamente posti erano, di tirare alla medesima altez[z]a un’altra simile alle tre descritte<br />

nuova faccetta, che rendesse (sì come fece) tutta quella vista lietissima et ornatissima. Et in questa,<br />

dentro ad un grande ovato, parse che ben fusse (tutto il concetto della machina abbracciando)<br />

collocare la principalissima impresa: e però per questa vi si vedeva figurato un gran Nettunno su<br />

l’usato carro e con l’usato tridente, quale è descritto da Vergilio discacciare gl’importuni venti, per<br />

motto usando le sue medesime parole: MATURATE FUGAM, quasi volesse tranquillità e quiete e<br />

felicità nel suo regno a’ fortunati Sposi promettere. [II. 900]<br />

DELLA COLONNA<br />

Ma dirimpetto al vezzosetto palazzo de’ Bartolini, per più stabile e fermo ornamento, era di poco,<br />

non senza singolare artifizio, stata ritta quella antica e grandissima colonna d’oriental granito, che<br />

dalle romane Antoniane tratta, era da Pio IV stata a questo glorioso Duca concessa, e da lui (benché

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