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Le Vite - Fondazione Memofonte

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nicchie, simili alle dette dall’altra parte, si vedeva dalla banda destra la Facilità e da la sinistra la<br />

Temperanza, o Bonità che la voglia[II. 929]mo chiamare, significando per quella prima una<br />

esteriore cortesia et affabilità nel volere ascoltare et intendere e rispondere benignamente a<br />

ciascuno: il che tiene meravigliosamente i popoli soddisfatti; e per l’altra, quella temperata e<br />

benigna natura che nella conversazione con gl’intrinsichi e domestichi rende il Principe amabile e<br />

amorevole, e con i sudditi facile e grazioso. Nel fregio poi corrispondente a quello della parte<br />

dinanzi, e come quello in tre quadri diviso, si vedeva similmente in quel del mezzo, e come cosa<br />

importantissima, la conclusione del felicissimo matrimonio contratto con tanta soddisfazione et a<br />

benefizio de’ fortunati popoli suoi e per riposo e quiete di ciascuno, fra questo illustrissimo Principe<br />

e questa serenissima regina Giovanna d’Austria, con il motto dicente: FAUSTO CUM SIDERE. Sì<br />

come nell’altro da man destra si vedeva l’amorevolissimo Duca preso per mano con<br />

l’eccellentissima duchessa <strong>Le</strong>onora sua consorte, donna di virile et ammirabile virtù e prudenza, e<br />

con cui, mentre ella visse, fu di tale amor congiunto che ben potette chiamarsi chiarissimo specchio<br />

di marital fede. Ma nella sinistra si vedeva il medesimo grazioso Duca stare, come ha sempre usato,<br />

con cortesia mirabile ad ascoltar molti che di voler parlargli facevan sembiante: e questa era tutta la<br />

parte che verso la Piaz[z]a riguardava. Ma sotto lo spazioso arco e dentro al capace andito, per onde<br />

la pompa trapassava, si vedeva dipinto in una delle pareti che la volta sostenevano il glorioso Duca<br />

in mez[z]o a molti venerabili vecchi, co’ quali consigliandosi pareva che a molti stesse porgendo<br />

varie leggi e statuti in diverse carte scritte, significando le tante leggi prudentissimamente emendate<br />

o di nuovo fondate da lui, con il motto di: LEGIBUS EMENDES. Sì come nell’altra, dimostrando<br />

l’utilissimo pensiero d’ordinare et accrescere la sua valorosa milizia, si vedeva il medesimo<br />

valoroso Duca (qual veggiamo in molte antiche medaglie) stare sur un militare suggesto a<br />

parlamentare a una gran moltitudine di soldati che d’intorno gli stavano, con il motto di sopra che<br />

diceva: ARMIS TUTERIS. Sì come nella gran volta, che in sei quadri scompartita era, si vedeva in<br />

ciascuno di essi, in vece di que’ rosoni che comunemente metter si sogliono, una impresa, o per più<br />

propriamente favellare un rovescio di medaglia, accomodato alle due descritte istorie delle pareti; et<br />

era in un di questi dipinto diverse selle curuli con diversi fasci consolari, e nell’altro una donna con<br />

le bilance, presa per l’Equità, significar con ambi volendo le giuste leggi dover sempre alla severità<br />

della suprema potestà congiugnere l’equità del discreto giudice; e gl’altri due alla milizia<br />

riguardando, e la virtù de’ soldati e la debita lor fede dimostrando, per l’una di queste cose si<br />

vedeva dipinto una femmina armata all’antica, e per l’altra molti soldati, che distendendo l’una<br />

mano sopra un altare, sembravano di porger l’altra al lor Capitano. Negl’altri due poi che<br />

rimanevano, il giusto e desiderato frutto di tutte queste fatiche, cioè la vittoria, descrivendo, si<br />

vedeva venir pienamente espresso, figurandone secondo il solito due femmine, stanti l’una e nell’un<br />

de’ quadri sopra una gran quadriga, e nell’altro l’altra sopra un gran rostro di nave; le quali ambe in<br />

una delle mani si vedevano tenere un ramo di gloriosa palma e nell’altra una verdeggiante corona di<br />

trionfale alloro; seguitando nel rigirante fregio, che intorno alla volta et il dinanzi et il didietro [II.<br />

930] abbracciava, la terza parte del cominciato motto dicendo: MORIBUS ORNES.<br />

DELLA PIAZZA E DEL NETTUNNO<br />

Avendo poi tutti i più nobili Magistrati della città, di parte in parte tutto il circuito della gran<br />

Piaz[z]a destribuendosi, ciascuno con le sue usate insegne e con ricchissime tappez[z]erie, da molto<br />

graziosi pilastri egualmente scompartite, resola magnificamente vistosa tutta et adorna, in cui con<br />

gran cura e diligenza in quei giorni s’affrettò, quantunque per stabile e perpetuo ornamento ordinato<br />

fusse, che al suo luogo nel principio dell’aringhiera si mettesse quello per grandezza e per bellez[z]a<br />

e per ciascuna sua parte meraviglioso e stupendo Gigante, di bianco e finissimo marmo, che vi si<br />

vede ancor oggi, conosciuto, dal tridente che ha in mano e dalla corona di pino e dai Tritoni che con

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