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Le Vite - Fondazione Memofonte

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altri leggiadri e gravi ornamenti i quali in quello per tutto si veggono, le giuste imprese, le<br />

perigliose guerre, le fiere battaglie e l’onorate vittorie avute già dal popolo fiorentino e<br />

novellamente dai nostri illustrissimi Prencipi, con le imagini istesse di quegli onorati capitani e<br />

franchi guerrieri e prudenti cittadini i quali in quelle valorosamente e saviamente adoperarono: cosa<br />

che non solo diletta gli occhi de’ riguardanti, ma molto più alletta l’animo vago d’onore e di gloria<br />

ad opere somiglianti. Ma non è luogo al presente ragionar di Voi, il quale da Voi istesso con l’opere<br />

in vita Vi lodate abastanza e viepiù ne’ secoli avenire ne sarete lodato et ammirato, i quali senza<br />

alcuna animosità, che bene spesso s’oppone al vero, sinceramente ne giudicheranno.<br />

Ma per venire a quello che Voi mi domandate, dico che impossibil cosa sarebbe volere veracemente<br />

raccontare chi fussero coloro i quali primieramente dettero principio a queste arti, non essendo la<br />

memoria loro, per la lunghezza del tempo e per la varietà delle lingue e per molti altri casi che seco<br />

porta il girar del cielo, alla notizia nostra trappassata; e medesimamente quale di loro fusse prima o<br />

più pregiata. Pure all’una cosa e a l’altra si può agevolmente sodisfare, parte con la memoria degli<br />

antichi scrittori e parte con le congetture che seco reca la ragione e l’essempio delle cose; perciò che<br />

e’ si conosce chiaramente, per quanto ne scrive Erodoto - antichissimo istorico il quale cercò molto<br />

paese e molte cose vide e molte ne udì e molte ne lesse -, gli Egizzii essere stati antichissimi di chi<br />

si abbi memoria e della religione, qualunche fosse la loro, solenni osservatori; i quali li loro Iddii<br />

sotto varie figure di nuovi e diversi animali adoravano, e quelle in oro, in argento et in altro metallo<br />

et in pietre preziose e quasi in ogni materia che forma ricever potesse, rassembravano; delle quali<br />

imagini alcune insino alli nostri giorni si sono conservate, massimamente essendo stati, come<br />

ancora se ne vede segnali manifesti, quei popoli potentissimi e copiosi di uomini, et i loro re<br />

ricchissimi et oltre a modo desiderosi di prolungare la memoria loro per secoli infiniti, et oltre a<br />

questo di maraviglioso ingegno e d’industria singolare e scienza profonda così nelle divine cose<br />

come nelle umane; il che si conosce da questo chiaramente, imperò che quelli che fra li Greci<br />

furono dipoi tenuti savii e scienziati oltre agli altri uomini andarono in Egitto e da’ savii e da’<br />

sacerdoti di quella nazione molte cose appararono e le loro scienze aggrandirono (come si dice aver<br />

fatto Pitagora, Democrito, Platone e molti altri), ch’e’ non pareva in quel tempo che potesse essere<br />

alcuno interamente scienziato, se al sapere di casa non si aggiungeva della scienza forestiera, che<br />

allora si teneva che regnasse in Egitto. Appresso costoro mi adviso io che fosse in gran pregio l’arte<br />

del ben disegnare e del colorire e dello scolpire e del [II. IV] ritrarre in qualunche materia et ogni<br />

maniera di forme, perciò che della architettura non si debbe dubitare che essi non fussero gran<br />

maestri, vedendosi di loro arte ancora le piramidi et altri edificii stupendi che durano e che<br />

dureranno, come io mi penso, secoli infiniti; senzaché e’ pare che dietro agli imperii grandi et alle<br />

ricchezze et alla tranquillità degli stati sempre seguitino le lettere e le scienze et arte cotali appresso,<br />

così nel comune come nel privato: e questo non si debbe stimare che sia senza alcuna ragione,<br />

imperò che, essendo l’animo dello uomo, per mio avviso, per sua natura desideroso sempre<br />

d’alcuna cosa né mai sazio, aviene che, conseguito stato, ricchezze, diletto, virtù et ogni altra cosa<br />

che fra noi molto s’apprezza, viapiù desidera vita come più di tutte cara e quanto far più si puote<br />

lunghissima, e non solo nel corpo suo proprio, ma molto più nella memoria; il che fanno i fatti<br />

eccellenti primieramente, e poi coloro i quali con la penna gli raccontano e gli celebrano; di che non<br />

piccola parte si debbe attribuire a’ pittori, agli scultori, agli architettori et altri maestri, i quali hanno<br />

virtù con le arti loro di prolungare la figura, i fatti et i nomi degli uomini ritraendoli e scolpendoli. E<br />

perciò si vede chiaramente che quasi tutte quelle nazioni che hanno avuto imperio e sono state<br />

mansuete e, per consequente, facoltà di poter ciò fare, si sono ingegnate di fare la memoria delle<br />

cose loro con tali argomenti lunga quanto loro è stato possibile. A questa cagione ancora, e forse la<br />

primiera, si vuole aggiugnere la religione et il culto degli Dei, qualunque esso stato si sia, intorno al<br />

quale in buona parte coloro che di ritrarre in qualunque modo hanno saputo l’arte si sono esercitati.<br />

Questo, come poco innanzi dicemo, veggiamo noi aver fatto gli Egizzii, questo i Greci, questo i<br />

Latini, e li antichi Toscani e li moderni e quasi ogni altra nazione la quale per la religione e per la<br />

umanità sia stata celebrata; i quali, le imagini di quelli che essi sotto diversi colori adoravano, hanno<br />

prima semplicemente o nel legno intagliato o con rozza pittura adombrato o in qualunche altro<br />

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