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Le Vite - Fondazione Memofonte

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diaspro al collo con infinita amorevolezza; la qual memoria di Luca mi starà in eterno fissa<br />

nell’animo. Messa al luogo suo la detta tavola, se ne tornò a Cortona, accompagnato un gran pezzo<br />

da molti cittadini et amici e parenti, sì come meritava la virtù di lui, che visse sempre più tosto da<br />

signore e gentiluomo onorato che da pittore. Ne’ medesimi tempi, avendo a Silvio Passerini,<br />

cardinale di Cortona, murato un palazzo un mezzo miglio fuor della città Benedetto Caporali<br />

dipintore perugino, il quale dilettandosi dell’architettura aveva poco inanzi comentato Vitruvio,<br />

volle il detto cardinale che quasi tutto si dipignesse. Per che messovi mano Benedetto, con l’aiuto di<br />

Maso Papacello cortonese, il quale era suo discepolo et aveva anco imparato assai da Giulio<br />

Romano come si dirà, e da Tommaso, et altri discepoli e garzoni, non rifinò che l’ebbe quasi tutto<br />

dipinto a fresco. Ma volendo il cardinale avervi anco qualche pittura di mano di Luca, egli così<br />

vecchio et impedito dal parletico dipinse a fresco nella facciata dell’altare della cappella di quel<br />

palazzo quando San Giovanni Batista battezza il Salvatore; ma non potette finirla del tutto, perché<br />

mentre l’andava lavorando si morì, essendo vecchio d’ottantadue anni.<br />

Fu Luca persona d’ottimi costumi, sincero et amorevole con gl’amici, e di conversazione dolce e<br />

piacevole con ognuno, e sopratutto cortese a chiunche ebbe bisogno dell’opera sua e facile<br />

nell’insegnare a’ suoi discepoli. Visse splendidamente e si dilettò di vestir bene. Per le quali buone<br />

qualità fu sempre nella patria e fuori in somma venerazione. Così col fine della Vita di costui, che<br />

fu nel 1521, porremo fine alla Seconda Parte di queste <strong>Vite</strong>, terminando in Luca come in quella<br />

persona che col fondamento del disegno e delli ignudi particolarmente, e con la grazia della<br />

invenzione e disposizione delle istorie, aperse alla maggior parte delli artefici la via all’ultima<br />

perfezzione dell’arte, alla quale poi poterono dar cima quelli che seguirono, de’ quali noi<br />

ragioneremo per inanzi.<br />

Il fine della Seconda Parte<br />

[II. I]<br />

PROEMIO<br />

Veramente grande augumento fecero alle arti della architettura, pittura e scultura quelli eccellenti<br />

maestri che noi abbiamo descritti sin qui nella Seconda Parte di queste <strong>Vite</strong>, aggiugnendo alle cose<br />

de’ primi regola, ordine, misura, disegno e maniera, se non in tutto perfettamente, tanto almanco<br />

vicino al vero che i terzi, di chi noi ragioneremo da qui avanti, poterono mediante quel lume<br />

sollevarsi e condursi alla somma perfezzione, dove abbiamo le cose moderne di maggior pregio e<br />

più celebrate. Ma perché più chiaro ancor si conosca la qualità del miglioramento che ci hanno fatto<br />

i predetti artefici, non sarà certo fuori di proposito dichiarare in poche parole i cinque aggiunti che<br />

io nominai, e discorrer succintamente donde sia nato quel vero buono, che, superato il secolo antico,<br />

fa il moderno sì glorioso.<br />

Fu adunque la regola nella architettura il modo del misurare delle anticaglie, osservando le piante<br />

degli edifici antichi nelle opere moderne. L’ordine fu il dividere l’un genere dall’altro, sì che<br />

toccasse ad ogni corpo le membra sue, e non si cambiasse più tra loro il dorico, lo ionico, il corintio<br />

et il toscano; e la misura fu universale, sì nella architettura come nella scultura, fare i corpi delle<br />

figure retti, dritti, e con le membra organiz[z]ati parimente; et il simile nella pittura. Il disegno fu lo<br />

imitare il più bello della natura in tutte le figure, così scolpite come dipinte: la qual parte viene dallo<br />

aver la mano e l’ingegno che raporti tutto quello che vede l’occhio in sul piano, o disegni o in su<br />

fogli o tavola o altro piano giustissimo et apunto; e così di rilievo nella scultura. La maniera venne<br />

poi la più bella dall’aver messo in uso il frequente ritrarre le cose più belle, e da quel più bello, o<br />

mani o teste o corpi o gambe[II. II], aggiugnerle insieme e fare una figura di tutte quelle bellezze<br />

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