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Le Vite - Fondazione Memofonte

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candellieri pur di cristallo, intagliatovi dentro storie della passione di Gesù Cristo in varii<br />

spartimenti di quell’opera, et infinito numero di pietre piccole e grandi che troppo lungo saria il<br />

volerne far memoria. Trovasi appresso il cardinal Farnese molte cose di man di Valerio, il quale non<br />

lasciò manco cose lavorate che facesse Giovanni sopradetto: e d’anni settantotto ha fatto con<br />

l’occhio e con le mani miracoli stupendissimi, et ha insegnato l’arte a una sua figliuola, che lavora<br />

benissimo. [Era] Valerio tanto vago di procacciare antiquità di marmi et impronte di gesso anti[II.<br />

291]che e moderne, e disegni e pitture di mano di rari uomini, che non guardava a spesa niuna; onde<br />

la sua casa in Vicenza è piena e di tante varie cose adorna, che è uno stupore. E nel vero si conosce<br />

che quando uno porta amore alla virtù, egli non resta mai infino alla fossa; onde n’ha merito e lode<br />

in vita, e si fa doppo la morte immortale. Fu Valerio molto premiato delle fatiche sue, et ebbe ufizii<br />

e benefizii assai da que’ principi che egli servì: onde possono quegli che sono rimasi doppo lui,<br />

mercé d’esso, mantenersi in grado onorato. Costui quando non poté più, per li fastidi che porta seco<br />

la vecchiezza, attendere all’arte né vivere, rese l’anima a Dio, l’anno 1546. Fu ne’ tempi adietro in<br />

Parma il Marmita, il quale un tempo attese alla pittura, poi si voltò allo intaglio, e fu grandissimo<br />

imitatore degli antichi. Di costui si vedde molte cose bellissime. Insegnò l’arte a un suo figliuolo<br />

chiamato Lodovico, che stette in Roma gran tempo col cardinal Giovanni de’ Salviati, e fece per<br />

questo signore quattro ovati intagliati di figure nel cristallo molto eccellenti, che fur messi in una<br />

cassetta d’argento bellissima, che fu donata poi alla illustrissima signora <strong>Le</strong>onora di Tolledo,<br />

duchessa di Fiorenza. Costui fece fra molte sue opere un cammeo con una testa di Socrate molto<br />

bella, e fu gran maestro di contrafar medaglie antiche, delle quali ne cavò grandissima utilità.<br />

Seguitò in Fiorenza Domenico di Polo fiorentino, eccellente maestro d’incavo, il quale fu discepolo<br />

di Giovanni delle Corgnole, di che s’è ragionato; il qual Domenico a’ nostri giorni ritrasse<br />

divinamente il duca Alessandro de’ Medici, e ne fe’ conî in acciaio e bellissime medaglie con un<br />

rovescio, dentrovi una Fiorenza. Ritrasse ancora il duca Cosimo, il primo anno che fu eletto al<br />

governo di Fiorenza, e nel rovescio fece il segno del Capricorno, e molti altri intagli di cose piccole<br />

che non scade farne memoria; e morì d’età d’anni 65.<br />

Morto Domenico, Valerio e ‘l Marmita e Giovanni da Castel Bolognese, rimasono molti che gli<br />

ànno di gran lunga avanzati, come in Venezia Luigi Anichini ferrarese, il quale di sottigliezza<br />

d’intaglio e di acutezza di fine ha le suo cose fatto apparire mirabili; ma molto più ha passato<br />

innanzi a tutti in grazia, bontà et in perfezione e nell’essere universale Alessandro Cesati,<br />

cognominato il Greco, il quale ne’ cammei e nelle ruote à fatto intagli di cavo e di rilievo con tanta<br />

bella maniera, e così i[n] conî d’acciaio in cavo con i bulini ha condotte le minutezze dell’arte con<br />

quella estrema diligenzia che maggior non si può imaginare; e chi vuole stupire de’ miracoli suoi,<br />

miri una medaglia fatta a papa Pavolo Terzo del ritratto suo, che par vivo, col suo rovescio dov’è<br />

Alessandro Magno che, gettato a’ piedi del gran sacerdote di Ierosolima, lo adora: che son figure da<br />

stupire e che non è possibile far meglio; e Michelagnolo Buonarroti stesso guardandole, presente<br />

Giorgio Vasari, disse che era venuto l’ora della morte dell’arte, perciò che non si poteva veder<br />

meglio. Costui fe’ per papa Iulio Terzo la sua medaglia l’Anno Santo 1550, con un rovescio di que’<br />

prigioni che al tempo degli antichi erano ne’ lor giubilei liberati, che fu bellissima e rara medaglia,<br />

con molti altri conii e ritratti per la Zecca di Roma, la quale à tenuta esercitata molti anni. Ritrasse<br />

Pierluigi Farnese duca di Castro, il duca Ottavio suo figliuolo, e al cardinale Farnese fece in una<br />

medaglia il suo ritratto, cosa rarissima, che la te[II. 292]sta fu d’oro e ‘l campo d’argento. Costui<br />

condusse la testa del re Arrigo di Francia, per il cardinale Farnese, della grandezza più d’un giulio,<br />

in una corniuola d’intaglio in cavo, che è stato uno de’ più begli intagli moderni che si sia veduto<br />

mai per disegno, grazia, bontà e diligenza. Vedesi ancora molti altri intagli di suo man in cammei, e<br />

perfettissima una femina ignuda fatta con grande arte, e così un altro dove è un leone, e parimente<br />

un putto, e molti piccoli che non scade ragionarne; ma quello che passò tutti fu la testa di Focione<br />

ateniese, che è miracolosa et il più bello cameo che si possa vedere. Si adopera ancora oggi ne’<br />

cammei Giovanantonio de’ Rossi milanese, bonissimo maestro, il quale, oltre alle belle opere che à<br />

fatto di rilievo e di cavo in varii intagli, ha per lo illustrissimo duca Cosimo de’ Medici condotto un<br />

cammeo grandissimo, cioè un terzo di braccio alto e largo parimente, nel quale ha cavato dal mezzo

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