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Le Vite - Fondazione Memofonte

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disegno et i lineamenti non sieno stati tolti dal vero e non siano e propii e naturali, senzaché,<br />

essendomene una gran parte stati mandati dagli amici che ho in diversi luoghi, non sono tutti stati<br />

disegnati da buona mano. Non mi è anco stato in ciò di piccolo incommodo la lontananza di chi ha<br />

queste teste intagliate, però che, se fussino stati gli intagliatori appresso di me, si sarebbe per<br />

avventura intorno a ciò potuto molto più diligenza che non si è fatto, usare.<br />

Ma comunche sia, abbiano i virtuosi e gli artefici nostri, a comodo e benefizio de’ quali mi sono<br />

messo a tanta fatica, di quanto ci averanno di buono, d’utile e di giovevole, obbligo in tutto a Vostra<br />

Eccellenza illustrissima, poiché, in stando io al servigio di <strong>Le</strong>i, ho avuto, con lo ozio che <strong>Le</strong> è<br />

piaciuto di darmi e col maneggio di molte anzi infinite Sue cose, comodità di mettere insieme e dare<br />

al mondo tutto quello che al perfetto compimento di questa opera parea si richiedesse. E non<br />

sarebbe quasi impietà nonché ingratitudine che io ad altri dedicassi queste <strong>Vite</strong> o che gl’artefici da<br />

altri che da Voi riconoscessino qualunque cosa in esse averanno di giovamento o piacere, quando<br />

non pure col Vostro aiuto e favore uscirono da prima et ora di nuovo in luce, ma siete Voi, ad<br />

immitazione degli avoli Vostri, solo padre, signore et unico protettore di esse nostre arti? Onde è<br />

bene degna e ragionevole cosa che da quelle sieno fatte, in Vostro servigio et a Vostra eterna e<br />

perpetua memoria, tante pitture e statue nobilissime e tanti maravigliosi edifizii di tutte le maniere.<br />

Ma se tutti Vi siamo, che siamo infinitamente, per queste e altre cagioni obbligatissimi, quanto più<br />

Vi debbo io che ho da Voi sempre avuto (così al desio e buon volere avesse risposto l’ingegno e la<br />

mano) tante onorate occasioni di mostrare il mio poco sapere, che, qualunque egli sia, a grandissimo<br />

pez[z]o non agguaglia nel suo grado la grandezza dell’animo Vostro e la veramente reale<br />

magnificenza? Ma che fo io? è pur meglio che così me ne stia, che ch’io mi metta a tentare quello<br />

che a qualunche e più alto e nobile ingegno, nonché al mio piccolissimo, sarebbe del tutto<br />

impossibile.<br />

Accetti dunque Vostra Eccellenza illustrissima questo mio, anzi pur Suo, libro delle <strong>Vite</strong> degli<br />

artefici del disegno, et a somiglianza del grande Iddio più all’animo mio et alle buone intenzioni che<br />

all’opera riguardando, da me prenda ben volentieri non quello che io vorrei e doverrei, ma quello<br />

che io posso.<br />

Di Fiorenza, alli 9 di gennaio 1568.<br />

Di Vostra Eccellenza Illustrissima obligatissimo servitore Giorgio Vasari<br />

[I. 1]<br />

PROEMIO DI TUTTA L’OPERA<br />

Soleano gli spiriti egregii in tutte le azzioni loro, per uno acceso desiderio di gloria, non perdonare<br />

ad alcuna fatica, quantunche gravissima, per condurre le opere loro a quella perfezzione che le<br />

rendesse stupende e maravigliose a tutto il mondo; né la bassa fortuna di molti poteva ritardare i<br />

loro sforzi dal pervenire a’ sommi gradi, sì per vivere onorati e sì per lasciare ne’ tempi avenire<br />

eterna fama d’ogni rara loro eccellenza. Et ancora che di così laudabile studio e desiderio fussero in<br />

vita altamente premiati dalla liberalità de’ principi e dalla virtuosa ambizione delle republiche, e<br />

dopo morte ancora perpetuati nel cospetto del mondo con le testimonanze delle statue, delle<br />

sepulture, delle medaglie et altre memorie simili, la voracità del tempo nondimeno si vede<br />

manifestamente che non solo ha scemate le opere proprie e le altrui onorate testimonanze di una<br />

gran parte, ma cancellato e spento i nomi di tutti quelli che ci sono stati serbati da qualunque altra<br />

cosa che dalle sole vivacissime e pietosissime penne delli scrittori. La qual cosa più volte meco<br />

stesso considerando, e conoscendo non solo con l’esempio degli antichi ma de’ moderni ancora che<br />

i nomi di moltissimi vecchi e moderni architetti, scultori e pittori, insieme con infinite bellissime<br />

opere loro in diverse parti d’Italia, si vanno dimenticando e consumando a poco a poco e di una<br />

maniera, per il vero, che ei non se ne può giudicare altro che una certa morte molto vicina, per<br />

3

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