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Le Vite - Fondazione Memofonte

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Visse Alesso anni ottanta; e quando cominciò ad avicinarsi alla vecchiezza, come quello che voleva<br />

poter con animo quieto attender agli studî della sua professione, sì come fanno spesso molti uomini<br />

si commise nello spedale di S. Paulo; et a cagione forse d’esservi ricevuto più volentieri e meglio<br />

trattato (potette anco essere a caso), fece portare nelle sue stanze del detto spedale un gran cassone,<br />

sembiante facendo che dentro vi fusse buona somma di danari; per che, così credendo che fusse, lo<br />

spedalingo e gl’altri ministri, i quali sapevano che egli aveva fatto allo spedale donazione di<br />

qualunche cosa si trovasse alla morte sua, gli facevano le maggior’ carezze del mondo. Ma venuto a<br />

morte Alesso, vi si trovò dentro solamente disegni, ritratti in carta et un libretto che insegnava a far<br />

le pietre del musaico, lo stucco, et il modo di lavorare. Né fu gran fatto, secondo che si disse, che<br />

non si trovassero danari, perché fu tanto cortese che niuna cosa aveva che così non fusse degl’amici<br />

come sua.<br />

Fu suo discepolo il Graffione fiorentino, che sopra la porta degl’Innocenti fece a fresco il Dio Padre<br />

con quegli Angeli che vi sono ancora. Dicono che il magnifico Lorenzo de’ Medici ragionando un<br />

dì col Graffione, che era un stravagante cervello, gli disse: “Io voglio far fare di musaico e di<br />

stucchi tutti gli spigoli della cupola di dentro”; e che il Graffione rispose: “Voi non ci avete<br />

maestri”; a che replicò Lorenzo: “Noi abbiam tanti dana[I. 382]ri che ne faremo”; il Graffione<br />

subitamente soggiunse: “Eh, Lorenzo, i danari non fanno ‘ maestri, ma i maestri fanno i danari”. Fu<br />

costui bizzar[r]a e fantastica persona; non mangiò mai in casa sua a tavola che fusse apparecchiata<br />

d’altro che di suoi cartoni, e non dormì in altro letto che in un cassone pien di paglia senza lenzuola.<br />

Ma tornando ad Alesso, egli finì l’arte e la vita nel 1448, e fu dai suoi parenti e cittadini sotterrato<br />

onorevolmente.<br />

Il fine della Vita di Alesso Baldovinetti pittore fiorentino.<br />

[I. 383]<br />

VITA DI VELLANO DA PADOVA<br />

Scultore<br />

Tanto grande è la forza del contraffare con amore e studio alcuna cosa, che il più delle volte,<br />

essendo bene imitata la maniera d’una di queste nostre arti da coloro che nell’opere di qualcuno si<br />

compiacciono, sì fattamente somiglia la cosa che imita quella che è imitata che non si discerne, se<br />

non da chi ha più che buon occhio, alcuna differenza; e rade volte avviene che un discepolo<br />

amorevole non apprenda almeno in gran parte la maniera del suo maestro. Vellano da Padova<br />

s’ingegnò con tanto studio di contrafare la maniera et il fare di Donato nella scultura, e<br />

massimamente ne’ bronzi, che rimase in Padova sua patria erede della virtù di Donatello fiorentino,<br />

come ne dimostrano l’opere sue nel Santo; dalle quali, pensando quasi ognuno che non ha di ciò<br />

cognizione intera ch’elle siano di Donato, se non sono avvertiti restano tutto giorno ingannati.<br />

Costui dunque, infiammato dalle molte lodi che sentiva dare a Donato scultore fiorentino, che allora<br />

lavorava in Padova, e dal disiderio dell’utile che mediante l’eccellenza dell’opere viene in mano de’<br />

buoni artefici, si acconciò con esso Donato per imparar la scultura, e vi attese di maniera che con<br />

l’aiuto di tanto maestro conseguì finalmente l’intento suo; onde, prima che Donatello partisse di<br />

Padova finite l’opere sue, aveva tanto acquisto fatto nell’arte che già era in buona aspettazione e di<br />

tanta speranza appresso al maestro che meritò che da lui gli fussero lasciate tutte le masserizie, i<br />

disegni e i modelli delle storie che si avevano a fare di bronzo intorno al coro del Santo in quella<br />

città. La qual cosa fu cagione che, partito Donato come si è detto, fu tutta quell’opera publicamente<br />

allogata al Vellano nella patria con suo molto onore. Egli dunque fece tutte le storie di bronzo che<br />

sono nel coro del Santo dalla banda di fuori, dove fra l’altre è la storia quando Sansone, abbracciata<br />

la colonna, rovina il tempio de’ Filistei, dove si vede con ordine venir giù i pezzi delle rovine e la<br />

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