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Le Vite - Fondazione Memofonte

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tirato in prospettiva per ornamento di quell’opera sono alcune figure che colgono uve et una botte<br />

che hanno molto del buono. Ma ciò si vede più apertamente nell’Ascensione di Gesù Cristo in un<br />

coro d’Angeli che lo conducono in cielo, dove la figura di Cristo scorta tanto bene che pare che<br />

buchi quella volta, et il simile fanno gl’Angeli che con diversi movimenti girano per lo campo di<br />

quell’aria; parimente gl’Apostoli che sono in terra scortano in diverse attitudini tanto bene che ne fu<br />

allora et ancora è lodato dagl’artefici, che molto hanno imparato dalle fatiche di costui; il quale fu<br />

grandissimo prospettivo, come ne dimostrano i casamenti dipinti in questa opera, la quale gli fu<br />

fatta fare dal cardinale Riario, nipote di papa Sisto Quarto, dal quale fu molto rimunerato.<br />

Ma tornando a Benozzo, consuma[I. 409]to finalmente dagl’anni e dalle fatiche, d’anni 78 se<br />

n’andò al vero riposo nella città di Pisa, abitando in una casetta che in sì lunga dimora vi si aveva<br />

comperata in carraia di S. Francesco; la qual casa lasciò morendo alla sua figliuola. E con dispiacere<br />

di tutta quella città fu onoratamente sepellito in Camposanto con questo epitaffio che ancora si<br />

legge:<br />

HIC TUMULUS EST BENOTII FLORENTINI QUI PROXIME HAS PINXIT<br />

HISTORIAS. HUNC SIBI PISANOR. DONAVIT HUMANITAS.<br />

MCCCCLXXVIII.<br />

Visse Benozzo costumatissimamente sempre e da vero cristiano, consumando tutta la vita sua in<br />

esercizio onorato; per il che, e per la buona maniera e qualità sue, lungamente fu benveduto in<br />

quella città. Lasciò dopo sé discepoli suoi Zanobi Machiavelli fiorentino, et altri, de’ quali non<br />

accade far altra memoria.<br />

Fine della Vita di Benozzo pittor fiorentino.<br />

[I. 410]<br />

VITA DI FRANCESCO DI GIORGIO<br />

Scultore et Architetto<br />

E DI LORENZO VECCHIETTO<br />

Scultore e Pittore<br />

Sanesi<br />

Francesco di Giorgio sanese, il quale fu scultore et architetto eccellente, fece i due Angeli di bronzo<br />

che sono in sull’altar maggiore del Duomo di quella città, i quali furono veramente un bellissimo<br />

getto, e furon poi rinetti da lui medesimo con quanta diligenza sia possibile imaginarsi. E ciò potette<br />

egli fare commodamente, essendo persona non meno dotata di buone facultà che di raro ingegno,<br />

onde non per avarizia ma per suo piacere lavorava quando bene gli veniva e per lasciar dopo sé<br />

qualche onorata memoria. Diede anco opera alla pittura e fece alcune cose, ma non simili alle<br />

sculture. Nell’architettura ebbe grandissimo giudizio e mostrò di molto bene intender quella<br />

professione, e ne può far ampia fede il palazzo che egli fece in Urbino al duca Federigo Feltro, i cui<br />

spartimenti sono fatti con belle e commode considerazioni, e la stravaganza delle scale sono bene<br />

intese e piacevoli più che altre che fussino state fatte insino al suo tempo. <strong>Le</strong> sale sono grande e<br />

magnifiche, e gl’appartamenti delle camere utili et onorati fuor di modo: e per dirlo in poche parole,<br />

è così bello e ben fatto tutto quel palazzo quanto altro che insin a ora sia stato fatto già mai. Fu<br />

Francesco grandissimo ingegneri, e massimamente di machine da guerra, come mostrò in un fregio<br />

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