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Le Vite - Fondazione Memofonte

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orecchi restano offesi da una musica che fa strepito o dissonanza o durezze (salvo però in certi<br />

luoghi et a’ tempi, sì come io dissi degli sbattimenti), così restano offesi gli occhi da’ colori troppo<br />

carichi o troppo crudi. Conciosiaché il troppo acceso offende il disegno, e lo abbacinato, smorto,<br />

abbagliato e troppo dolce pare una cosa spenta, vecchia et affumicata; ma lo unito che tenga in fra<br />

lo acceso e lo abbagliato è perfettissimo e diletta l’occhio, come una musica unita et arguta diletta lo<br />

orecchio.<br />

Debbonsi perdere negli scuri certe parti delle figure e nella lontananza della istoria, perché, oltra<br />

che se elle fussono nello apparire troppo vive et accese confonderebbono le figure, elle dànno<br />

ancora, restando scure et abbagliate, quasi come campo, maggior forza alle altre che vi sono inanzi.<br />

Né si può credere quanto nel variare le carni con i colori, faccendole a’ giovani più fresche che a’<br />

vecchi et a’ mez[z]ani tra il cotto et il verdiccio e gialliccio, si dia grazia e bellezza alla opera, e<br />

quasi in quello stesso modo che si faccia nel disegno l’aria delle vecchie accanto alle giovani et alle<br />

fanciulle et a’ putti, dove, veggendosene una tenera e carnosa, l’altra pulita e fresca, fa nel dipinto<br />

una discordanza ac[I. 50]cordatissima. Et in questo modo si debbe nel lavorare metter gli scuri dove<br />

meno offendino e faccino divisione per cavare fuori le figure, come si vede nelle pitture di Rafaello<br />

da Urbino e di altri pittori eccellenti che hanno tenuto questa maniera.<br />

Ma non si debbe tenere questo ordine nelle istorie dove si contrafacessino lumi di sole e di luna<br />

overo fuochi o cose notturne, perché queste si fanno con gli sbattimenti crudi e taglienti, come fa il<br />

vivo. E nella sommità, dove si fatto lume percuote, sempre vi sarà dolce[z]za et unione. Et in quelle<br />

pitture che aranno queste parti, si conoscerà che la intelligenza del pittore arà con la unione del<br />

colorito campata la bontà del disegno, dato vaghezza alla pittura e rilievo e forza terribile alle<br />

figure.<br />

Cap. XIX<br />

Del dipingere in muro, come si fa e perché si chiama lavorare in fresco.<br />

Di tutti gl’altri modi che i pittori faccino, il dipignere in muro è più maestrevole e bello, perché<br />

consiste nel fare in un giorno solo quello che nelli altri modi si può in molti ritoccare sopra il<br />

lavorato. Era dagli antichi molto usato il fresco, et i vec[c]hi moderni ancora l’hanno poi seguitato.<br />

Questo si lavora su la calce che sia fresca, né si lascia mai sino a che sia finito quanto per quel<br />

giorno si vuole lavorare, perché allungando punto il dipingerla, fa la calce una certa crosterella pel<br />

caldo, pel freddo, pel vento e pe’ ghiacci, che muffa e macchia tutto il lavoro. E per questo vuole<br />

essere continovamente bagnato il muro che si dipigne, et i colori che vi si adoperano tutti di terre e<br />

non di miniere et il bianco di trevertino cotto. Vuole ancora una mano dèstra, resoluta e veloce, ma<br />

sopratutto un giudizio saldo et intero, perché i colori, mentre che il muro è molle, mostrano una<br />

cosa in un modo, che poi secco non è più quella. E però bisogna che in questi lavori a fresco giuochi<br />

molto più nel pittore il giudizio che il disegno, e che egli abbia per guida sua una pratica più che<br />

grandissima, essendo sommamente difficile il condurlo a perfezione. Molti de’ nostri artefici<br />

vagliono assai negl’altri lavori, cioè a olio o a tempera, et in questo poi non riescono per essere egli<br />

veramente il più virile, più sicuro, più resoluto e durabile di tutti gl’altri modi, e quello che, nello<br />

stare fatto, di continuo a[c]quista di bellezza e di unione più degl’altri infinitamente. Questo all’aria<br />

si purga e dall’acqua si difende e regge di continuo a ogni percossa. Ma bisogna guardarsi di non<br />

avere a ritoc[c]arlo co’ colori che abbino colla di carnicci o rosso d’uovo o gomma o draganti, come<br />

fanno molti pittori, perché, oltra che il muro non fa il suo corso di mostrare la chiarezza, vengono i<br />

colori apannati da quello ritoccar di sopra, e con poco spazio di tempo diventano neri. Però quegli<br />

che cercano lavorar in muro, lavorino virilmente a fresco e non ritoc[c]hino a secco, perché, oltra<br />

l’esser cosa vilissima, rende più corta vita alle pitture, come in altro luogo s’è detto.<br />

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