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Le Vite - Fondazione Memofonte

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così il dritto di sopra; e similmente un’altra squadra o di legno o d’altra cosa sia al modello, per via<br />

della quale si piglino le misure da quella del modello quanto sportano le gambe fora e così le<br />

braccia; e si va spignendo la figura indentro con queste misure, riportandole sul marmo dal modello,<br />

di maniera che misurando il marmo et il modello a proporzione, viene a levare della pietra con li<br />

scarpelli, e la figura a poco a poco misurata viene a uscire di quel sasso nella maniera che si<br />

caverebbe d’una pila d’acqua, pari e diritta, una figura di cera, che prima verrebbe il corpo e la testa<br />

e le ginocchia, et a poco a poco scoprendosi et in su tirandola, si vedrebbe poi la ritondità di quella<br />

fin passato il mez[z]o, e in ultimo la ritondità dell’altra parte. Per che quelli che hanno fretta a<br />

lavorare e che bucano il sasso da principio e levano la pietra dinanzi e di dietro risolutamente, non<br />

hanno poi luogo dove ritirarsi, bisognandoli; e di qui nascono molti errori che sono nelle statue, ché,<br />

per la voglia ch’à l’artefice del vedere le figure tonde fuor del sasso a un tratto, spesso si gli scuopre<br />

un errore che non può rimediarvi se non vi si mettono pezzi commessi, come abbiamo visto<br />

costumare a molti artefici moderni; il quale rattoppamento è da ciabattini e non da uomini eccellenti<br />

o maestri rari, et è cosa vilissima e brutta e di grandissimo biasimo.<br />

Sogliono gli scultori, nel fare le statue di marmo, nel principio loro abozzare le figure con le subbie<br />

- che sono una specie di ferri da loro così nominati i quali sono apuntati e grossi - et andare levando<br />

e subbiando grossamente il loro sasso; e poi con altri ferri detti calcagnuoli, ch’ànno una tacca in<br />

mez[z]o e sono corti, andare quella ritondando per fino ch’eglino venghino a un ferro piano più<br />

sottile del calcagnuolo, che ha due tacche et è chiamato gradina, col quale vanno per tutto con<br />

gentilezza gradinando la figura con la proporzione de’ muscoli e delle pieghe, e la tratteggiano di<br />

maniera, per la virtù delle tacche o denti predetti, che la pietra mostra grazia mirabile. Questo fatto,<br />

si va levando le gradinature con un ferro pulito; e per dare perfezione alla figura, volendole<br />

aggiugnere dolcezza, morbidezza e fine, si va con lime torte levando le gradine. Il simile si fa con<br />

altre lime sottili e scuffine diritte, limando, che resti piano; e dapoi con punte di pomice si va<br />

impomiciando tutta la figura, dandole quella carnosità che si vede nell’opere maravigliose della<br />

scultura. Adoperasi ancora il gesso di Tripoli acciò che l’abbia lustro e pulimento; similmente con<br />

paglia di grano, facendo struffoli, si stroppiccia, talché finite e lustrate si rendono agl’occhi nostri<br />

bellissime. [I. 36]<br />

Cap. X<br />

De’ bassi e de’ mezzi rilievi; la difficultà del fargli,<br />

et in che consista il condurgli a perfezzione.<br />

Quelle figure che gli scultori chiamano mez[z]i rilievi furono trovate già dagli antichi per fare<br />

istorie da adornare le mura piane, e se ne servirono ne’ teatri e negli archi per le vittorie; perché<br />

volendole fare tutte tonde, non le potevano situare se non facevano prima una stanza overo una<br />

piazza che fusse piana. Il che volendo sfuggire, trovarono una specie che mez[z]o rilievo<br />

nominarono, et è da noi così chiamato ancora; il quale, a similitudine d’una pittura, dimostra prima<br />

l’intero delle figure principali, o mez[z]e tonde o più come sono, e le seconde occupate dalle prime<br />

e le terze dalle seconde, in quella stessa maniera che appariscono le persone vive quando elle sono<br />

ragunate e ristrette insieme. In questa specie di mez[z]o rilievo, per la diminuzione dell’occhio, si<br />

fanno l’ultime figure di quello basse, come alcune teste bassissime, e così i casamenti et i paesi che<br />

sono l’ultima cosa. Questa specie di mez[z]i rilievi da nessuno è mai stata meglio né con più<br />

osservanza fatta né più proporziona[ta]mente diminuita o allontanata le sue figure l’una da l’altra,<br />

che dagli antichi; come quelli che, imitatori del vero et ingegnosi, non hanno mai fatto le figure in<br />

tali storie che abbino piano che scorti o fugga, ma l’hanno fatte co’ proprii piedi che posino su la<br />

cornice di sotto, dove alcuni de’ nostri moderni, animosi più del dovere, hanno fatto nelle storie loro<br />

di mez[z]o rilievo posare le prime figure nel piano che è di basso rilievo e sfugge, e le figure di<br />

mez[z]o sul medesimo, in modo che, stando così, non posano i piedi con quella sodezza che<br />

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