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Tovazzi diario 3 1785-1791

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Domini; e che un consigliere trentino ha detto essere stato Leopoldo l'incentore 230 di Giuseppe.<br />

Questo però io non lo credo. Così ho scritto allora; ma ecc.<br />

8 giugno 1790<br />

Gli otto giugno leggo, che alla Dieta di Francfort per l'elezione dell'imperatore, andrà come<br />

destinato da Papa monsignor Giambattista Caprara bolognese nunzio apostolico in Vienna, e<br />

che nella di lui assenza starà in Vienna, e supplirà le di lui vece il signor abate Agostino<br />

Zamperoli uditore del medesimo nunzio. Che da tutte le provincie giungono in Vienna tanti<br />

deputati, che più non trovano alloggi comodi; e ciò non ostante si aspettano degli altri,<br />

nominatamente il marchese Antonio Visconti, ed il Conte Cavenago milanesi, ed il Zanetti<br />

presidente di Mantova, tutte per esporre con viva voce de' gravami al re Leopoldo. Che li tre di<br />

maggio da un repentino incendio fu distrutta la città di Romerstadt nel circolo di Olmütz. Che<br />

una turba di donne armate di scialbe, e pistole ha circondato, e difeso il convento di Carmelitani<br />

Scalzi nell'Aquitania presso Montalbano, contra li municipali, che volevano far l'inventario de'<br />

beni di quel sacro recinto.<br />

9 giugno 1790<br />

Li nove da un gentiluomo trentino mi fu riferito, che in occasione del passaggio de' principi<br />

toscani per Trento, un loro cortigiano si fermò leggendo i foglietti; e sentendo frattanto, che altri<br />

parlavano del nuovo re Leopoldo, fratello, e successore di Giuseppe, e che mostravano grande<br />

speranza di sperimentarlo differente da Giuseppe, si mise a raccontare, che un montagnaro<br />

condusse a Firenze due piccoli lupi per venderli, e far qualche guadagno. Ricercato poi qual di<br />

essi fosse il migliore, giacché tutti e due comparivano galanti, rispose che tutti e due sono nati<br />

da una lupa, tutti e due allattati da una lupa, e che tutti e due erano lupi.<br />

Nel medesimo giorno da un altro gentiluomo trentino ho inteso, che in Livorno ultimamente vi<br />

fu un gran tumulto popolare, perché il popolo ha colla forza riaperta la chiesa di s. Giulia, ha<br />

buttato fuori le cose profane, che trovò in essa, vi eresse subito un altare, e vi fece subito<br />

celebrare la Santa Messa, cui fu presente quello stesso, che ha scritto a Trento il caso. Poi aprì<br />

similmente per forza delle altre chiese, riscosse per forza dagli ebrei, e da altri li sacri arredi,<br />

ch'erano stati loro venduti dagli officiali del Gran Duca, e disse loro, che si facessero ristituire il<br />

danaro, con cui gli avevano comperati. Mise in iscompiglio gli ebrei, cui franse tutti li vetri, e<br />

cristalli, e respinse li soldati accorsi al tumulto coi sassi. Obbligò l'arcivescovo di Pisa<br />

d'approvare il fatto. Costrinse pur il governatore alla medesima approvazione. In soma vi fu<br />

un'orribile confusione, disturbo, e danno. Altresì ho inteso, che per li torbidi, li quali continuano<br />

nell'Ungheria, sarà differita la coronazione di Leopoldo; e che li viennesi non sono contenti del<br />

medesimo.<br />

Nel predetto giorno nono sono stato nel castello a visitare il sig. Bartolommeo Galvagno<br />

segretario di Gabinetto infermo di colica da otto giorni. Si dice, che siagli sopravvenuto un così<br />

fatto male, perché il vescovo dopo la sua partenza per Salisburgo gli ha fatto dare un viglietto<br />

disgustoso, e ristringente la di lui amministrazione de' beni, del seminario. Tutti lo<br />

compassionano, perché tutti lo credono un uomo onestissimo. Morì li 4 settembre 1795 in<br />

castello, ma afflitto.<br />

10 giugno 1790<br />

Li dieci ho inteso, che gli ungheri non vogliono più soldati tedeschi nel loro regno; e protestano<br />

di non voler per loro principe ereditario l'Arciduca Francesco, istruito dallo zio Giuseppe<br />

imperatore, ma bensì l'Arciduca Ferdinando.<br />

11 giugno 1790<br />

230 *Istigatore, stimolatore.

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