DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista
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amore torno: non propriamente Io (ché lo so' lo Idio vostro immobile che non mi muovo), ma el<br />
sentimento che dá la mia caritá ne l'anima è quello che va e torna.<br />
LXXIX. Come Dio da' predecti perfectissimi non si sottrae per sentimento né<br />
per grazia, ma si per unione.<br />
— Dicevo che a costoro l'è tolto che ‘l sentimento non perdono mai. Ma in un altro modo mi<br />
parto: perché l'anima che è legata nel corpo non è sufficiente a ricevere continuamente (154)<br />
l'unione ch'Io fo ne l'anima; e perché non è sufficiente, mi sottrago non per sentimento né per<br />
grazia, ma per unione. Perché, levandosi l'anime con ansietato desiderio, corsero con virtú per lo<br />
ponte della doctrina di Cristo crocifixo; giongono a la porta levando la mente loro in me, bagnate,<br />
inebriate di Sangue, arse di fuoco d'amore; gustano in me la Deitá etterna, el quale è a loro uno<br />
mare pacifico, dove l'anima ha facta tanta unione che veruno movimento quella mente non ha altro<br />
che in me.<br />
Ed essendo mortale, gusta el bene degl'inmortali; ed essendo col peso del corpo, riceve la<br />
leggerezza dello spirito. Unde spesse volte il corpo è levato da la terra per la perfecta unione che<br />
l'anima ha facta in me, quasi come il corpo grave diventasse leggiero. Non è però che gli sia tolta la<br />
gravezza sua, ma perché l'unione che l'anima ha facta in me è piú perfecta che non è l'unione fra<br />
l'anima e ‘l corpo; e però la fortezza dello spirito unita in me leva da tera la gravezza del corpo. El<br />
corpo sta come immobile, tucto stracciato da l’affecto de l'anima, intanto che (si come ti ricorda<br />
d'avere udito da alcune creature) non sarebbe possibile di vivere se la mia bontá non el cerchiasse di<br />
fortezza.<br />
Unde Io voglio che tu sappi che maggiore miracolo è a vedere che l'anima non si parte dal<br />
corpo in questa unione, che vedere molti corpi resuscitati. E però Io, per alcuno spazio, sottrago<br />
l'unione, facendola tornare al vasello del corpo suo: cioè che ‘l sentimento del corpo, che era tucto<br />
alienato per l’affecto de l'anima, torna al sentimento suo. Però che, non è che l'anima si parta dal<br />
corpo, ché ella non si parte se non col mezzo della morte, ma partonsi le potenzie e l'affecto de<br />
l'anima per amore unito in me. Unde la memoria non si truova piena d'altro che di me; lo intellecto<br />
è levato speculando ne l’obiecto della mia Verità; I'affecto, che va dietro a l' intellecto, ama e<br />
uniscesi in quello che l'occhio de l' intellecto vide.<br />
Congregate e unite tucte insieme queste potenzie, e immerse e affogate in me, perde il corpo<br />
el sentimento: ché l'occhio vedendo non vede, l'orecchia udendo non ode, la lingua parlando non<br />
parla (se non come alcuna volta, per l’abondanzia (155) del cuore, permectarò che’l membro della<br />
lingua parli per sfogamento del cuore e per gloria e loda del nome mio; si che<br />
parlando non parla, la mano toccando non tocca, e' piei andando non vanno; tucte le membra sonno<br />
legate e occupate dal legame e sentimento de l'amore. Per lo quale legame sonnosi soctoposte a la<br />
ragione e uniti con l’affecto de l'anima, ché, quasi contra sua natura, a una voce tucte gridano a me,<br />
Padre etterno, di volere essere separate da l'anima, e l'anima dal corpo. E però grida, dinanzi da me,<br />
col glorioso di Pavolo: « O disaventurato a me, chi mi dissolverebbe dal corpo mio? Perch' io ho<br />
una legge perversa che impugna contra lo spirito ».<br />
Non tanto diceva Pavolo della impugnazione che fa el sentimento sensitivo contra lo spirito,<br />
ché per la parola mia era quasi certificato quando gli fu decto: u Pavolo, bastiti la grazia mia ». Ma