DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista
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CXXXIV.Come questa devota anima, laudando e ringraziando Dio, fa orazione<br />
per la sancta Chiesa.<br />
Alora quella anima, come ebbra, ansietata e affocata d'amore, ferito el cuore di molta<br />
amaritudine, si vòlleva alla somma ed etterna bontá, dicendo: — O Dio etterno, o luce sopra ogni<br />
altra luce, ché da te esce ogni luce! o fuoco sopra ogni fuoco, però che tu se' solo quello fuoco che<br />
ardi e non consumi; e consumi ogni peccato e amore proprio che trovassi ne l'anima; e non la<br />
consumi afliiggitivamente, ma ingrassila d'amore insaziabile, però che, saziandola, non si sazia, ma<br />
sempre ti desidera, e quanto piú t'ha piú ti cerca, e quanto piú ti desidera piú truova e gusta di te,<br />
sommo ed etterno fuoco, abisso di caritá ! O sommo ed etterno Bene, chi t'ha mosso te, Dio infinito,<br />
d'aluminare me, tua creatura finita, del lume della tua veritá? Tu, esso medesimo fuoco d'amore, ne<br />
se' cagione. Però che sempre l'amore è quello che ha costretto e costrigne te a crearci a la imagine e<br />
similitudine tua, e a farci misericordia donando smisurate e infinite grazie alle tue creature che<br />
hanno in loro ragione. O Bontà sopra ogni bontá ! tu solo se' colui che se' sommamente buono, e<br />
nondimeno tu donasti el Verbo de l'unigenito tuo Figliuolo a conversare con noi, puzza e pieni di<br />
tenebre. Di questo chi ne fu cagione? L'amore, però che ci amasti prima che noi fussimo. O buono,<br />
o etterna grandezza, facestiti basso e piccolo per fare l'uomo grande. Da qualunque lato Io mi vòllo,<br />
non truovo altro che abisso e fuoco della tua caritá.<br />
E sarò io quella misera che possa restituire alle grazie e a l’affocata caritá che tu hai<br />
mostrata, e mostri tanto affocato amore in particulare, oltre a la caritá comune e amore che (297) tu<br />
mostri a le tue creature? No: ma solo tu, dolcissimo e amoroso Padre, sarai quello che sarai grato e<br />
cognoscente per me, cioè che l'affetto della tua caritá medesima ti renderà grazie; però che io so'<br />
colei che non so'. E se io dicesse alcuna cosa per me, io mentirei sopra el capo mio e sarei mendace<br />
figliuola del dimonio, che è padre delle bugie. Però che tu se' solo colui che se'; e l'essere e ogni<br />
grazia, che hai posta sopra l'essere, ho da te, che mel desti e dài per amore e non per debito. O<br />
dolcissimo Padre, quando l'umana generazione giaceva inferma per lo peccato di Adam, e tu le<br />
mandasti el medico del dolce e amoroso Verbo, tuo Figliuolo. Ora, quando Io giacevo inferma della<br />
infermità della negligenzia e di molta ignoranzia, e tu, soavissimo e dolcissimo medico, Dio etterno,<br />
m'hai data una soave, dolce e amara medicina, acciò che io guarisca e mi levi da la mia infermità.<br />
Soave m'è, però che con la soavità e caritá tua hai manifestato te a me: dolce sopra ogni dolce m'è,<br />
però che hai illuminato l'occhio de l'intelletto mio col lume della sanctissima fede. Nel quale lume,<br />
secondo che t'è piaciuto di manifestare, cognobbi la excellenzia e la grazia che hai data a l'umana<br />
generazione, ministrando tutto Dio e tutto uomo nel corpo mistico della sancta Chiesa, e la dignità<br />
de' tuoi ministri, e' quali hai posti che ministrino te a noi.<br />
Io desideravo che tu satisfacessi a la promessa la quale facesti a me; e tu desti molto piú,<br />
dando quello che io non sapevo adomandare. Unde io cognosco veramente in veritá che ‘l cuore<br />
dell'uomo non sa tanto adimandare né desiderare quanto tu piú dài; e cosí veggo che tu se' colui che<br />
se', infinito e etterno Bene, e noi siamo coloro che non siamo. E perché tu se' infinito e noi finiti,<br />
però dài tu quello che la tua creatura, che ha in sé ragione, non può né sa tanto desiderare: né per<br />
quel modo che tu sai, puoi e vuogli satisfare a l'anima e saziarla di quelle cose che ella non<br />
t'adimanda, né per quel modo tanto dolce e piacevole quanto tu le dài. E però ho ricevuto lume nella<br />
grandezza e caritá tua per l'amore, che hai manifestato che tu hai a tutta l'umana generazione, e<br />
singularmente agli unti tuoi, e' quali debbono essere angeli terrestri in questa (298) vita. Mostrato<br />
hai la virtú e beatitudine di questi tuoi unti, e' quali sonno vissuti come lucerne ardenti con la<br />
margarita della giustizia nella sancta Chiesa. E, per questo, meglio ho cognosciuto el difecto di<br />
coloro che miserabilemente vivono. Unde ho conceputo grandissimo dolore de l'offesa tua e danno<br />
di tucto quanto el mondo: perché fanno danno al mondo, essendo specchio di miseria, dove essi<br />
debbono essere specchio di virtú. E perché tu a me, misera, cagione e strumento di molti difecti, hai