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DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista

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considerazione della bontá mia. Ma essi l'usano tucta in contrario, però che con la speranza, che essi<br />

hanno presa della mia misericordia, m'offendono. E nondimeno Io gli pure conservo nella speranza<br />

della misericordia, perché ne l'ultimo della morte egli abbino a che ataccarsi e al tucto non vengano<br />

meno nella reprensione e non giongano a disperazione. Però che molto piú è spiacevole a me e<br />

danno a loro questo ultimo peccato del dispe. rarsi, che tucti gli altri peccati che egli hanno<br />

commessi. E questa è la cagione perché egli è piú danno a loro e spiacevole a me: perché gli altri<br />

peccati essi gli fanno con alcuno dilecto della propria sensualità, e alcuna volta se ne dolgono, unde<br />

se ne possono dolere per modo che per quello dolere ricevono misericordia. Ma al peccato della<br />

disperazione non ve li muove fragilità, però che non vi truovano alcuno dilecto né altro che pena<br />

intollerabile; e nella disperazione spregia la misericordia mia, facendo maggiore il difecto suo che<br />

la misericordia e bontá mia. Unde, caduto che egli è in questo peccato, non si pente né ha dolore de<br />

l'offesa: mia in veritá come si debba dolere: duolsi bene del danno suo, ma non si duole de l'offesa<br />

che ha facta a me; e cosí riceve la etterna dannazione.<br />

Si che vedi che solo questo peccato el conduce a l'inferno, e ne l'inferno è crociato di questo<br />

e di tucti gli altri difecti che egli ha commessi. E se egli si fusse doluto e pentutosi de l'offesa che<br />

aveva (acta a me e avesse sperato nella misericordia, avarebbe trovato misericordia. Però che senza<br />

alcuna comparazione, si come io ti dixi, è maggiore la misericordia mia che tucti e' peccati che<br />

potesse commectere neuna creatura. E però molto mi dispiace che essi pongano maggiori e' difecti<br />

loro; e questo è quel peccato che non è perdonato né di qua né di là. E perché nel punto della morte<br />

(poi che la vita loro è passata disordinatamente e scelleratamente), perché molto mi dispiace la<br />

disperazione, vorrei che pigliassero speranza nella misericordia mia, e però nella vita loro Io uso<br />

questo (291) dolce inganno, cioè di farli sperare largamente nella misericordia mia; però che,<br />

quando vi sonno nutricati dentro in questa speranza, giognendo a la morte non sonno cosí<br />

inchinevoli a lassarla per le dure reprensioni che odono, si come farebbero non essendovisi nutricati<br />

dentro.<br />

Tucto questo lo' dá el fuoco e l'abisso della inextimabile caritá mia. Ma, perché essi l'hanno<br />

usata con la tenebre de l'amore proprio, unde l'è proceduto ogni difecto, non l'hanno cognosciuta in<br />

veritá; e però l'è reputato a grande presumpzione, quanto che ne l’affecto loro, la dolcezza della<br />

misericordia. E questa è un'altra reprensione che lo' dá la coscienzia ne l'aspecto delle dimonia,<br />

rimproverando che ‘l tempo e la larghezza della misericordia, nella quale egli sperava, si doveva<br />

dilatare in caritá e in amore delle virtú e con virtú spendere il tempo che lo per amore lo' diei; e<br />

eglino, col tempo e con la larga speranza della misericordia, m'offendevano miserabilemente. O<br />

cieco, sopra cieco! Tu sotterravi la margarita e il talento che Io ti missi nelle mani perché tu<br />

guadagnassi con esso; e tu, come presumptuoso, non volesti fare la volontà mia, anco el sotterrasti<br />

socto la terra del disordinato amore proprio di te medesimo, il quale ora ti rende fructo di morte.<br />

Oh, misero te! quanta è grande la pena tua, la quale tu ora ne l’extremità ricevi. Elle non ti sonno<br />

occulte le tue miserie, però che ‘l vermine della coscienzia ora non dorme, anco rode. Le dimonia ti<br />

gridano e rendonti el merito che egli usano di rendere a' servi loro: confusione e rimproverio. Acciò<br />

che nel punto della morte tu non l'esca delle mani, vogliono che tu gionga a la disperazione, e però<br />

ti dànno la confusione, acciò che poi, con loro insieme, ti rendano di quello che egli hanno per loro.<br />

Oh, misero! la dignità, nella quale Io ti posi, ti si rapresenta lucida cpme ella è. E per tua<br />

vergogna, cognoscendo che tu l'hai tenuta e usata in tanta tenebre di colpa la substanzia della sancta<br />

Chiesa, ti pone innanzi che tu se' ladro e debitore, el quale dovevi rendere il debito a' poveri e a la<br />

sancta Chiesa. Alora la coscienzia tua tel rapresenta che tu l'hai speso e dato a le publiche meritrici,<br />

e nutricati e' figliuoli e aricchiti e' parenti (292) tuoi, e haitelo cacciato giú per la gola con<br />

adornamento di casa e con molti vasi de l'argento, colà dove tue dovevi vivere con povertà<br />

volontaria.<br />

L'officio divino ti rapresenta la tua coscienzia, ché tu el lassavi, e non ti curavi perché

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