DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista
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che piangono e godendo con coloro che godono (ciò sonno coloro che vivono in carità, de' quali<br />
l'anima gode vedendo rendere gloria e loda a me da' servi miei). Si che ‘l pianto secondo (cioè il<br />
terzo) non impedisce l'ultimo, (cioè il quarto), Punitivo secondo; anco condisce l'uno l'altro. Ché se<br />
l'ultimo pianto, dove l'anima ha trovata tanta unione, non avesse tracto dal secondo (cioè dal terzo<br />
stato della caritá del proximo), non sarebbe perfetto. Si che è di bisogno che si condisca l'uno con<br />
l'altro, altrementi verrebbe a presumpzione, nella quale intrarrebbe uno vento sottile d'una propria<br />
reputazione, e cadrebbe da l'altezza infino a la bassezza del primo vomito. E però è bisogno di<br />
portare e tenere continuo la caritá del proximo suo con vero cognoscimento di sé.<br />
Per questo modo nutricarà el fuoco della mia caritá in sé, perché la caritá del proximo è<br />
tratta da la caritá mia, cioè da quello cognoscimento che l'anima ebbe conoscendo sé e la bontá mia<br />
in sé, unde ella si vidde amare da me ineffabilemente. E però con questo medesimo amore che vide<br />
in sé essere amata, ama ogni creatura che ha in sé ragione; e questa è la ragione che l'anima si<br />
distende, subbito che conosce me, ad amare il proximo suo. Unde, perché vidde, l'ama<br />
ineffabilemente, si che ama quella cosa che vidde che lo piú amavo.<br />
Poi cognobbe che a me non poteva fare utilitá né rendermi quel puro amore con che si sente<br />
essere amata da me; e però si pone a rendermi amore con quello mezzo che Io v'ho posto, (174) cioè<br />
il proximo suo, che è quel mezzo a cui dovete fare utilitá (si come Io ti dixi che ogni virtú si faceva<br />
col mezzo del proximo a ogni creatura in comune e in particulare), secondo le diverse grazie<br />
ricevute da me, dandovele a ministrare. Amare dovete di quel puro amore che Io ho amati voi:<br />
questo non si può fare verso di me, perch' Io v'amai senza essere amato e senza veruno rispecto. E<br />
però che v'ho amati senza essere amato da voi, prima che voi fuste (anco l'amore mi mosse a crearvi<br />
a la imagine e similitudine mia), non el potete rendere a me, ma dovetelo rendere alla creatura che<br />
ha in sé ragione, amandoli senza essere amato da loro; e amare senza alcuno rispecto di propria<br />
utilitá o spirituale o temporale, ma solo amare a gloria e loda del nome mio, perché è amata da me.<br />
Cosí adempirete il comandamento della legge: d'amare me sopra ogni cosa e il proximo come voi<br />
medesimi.<br />
Bene è dunque vero che a quella altezza non si può giognere senza questo secondo stato,<br />
cioè che viene el terzo stato e il secondo a l'unione. Né, poi che è gionto, si può conservare se si<br />
partisse da quello affecto unde pervenne a le seconde lagrime decte; si come non si può adempire la<br />
legge di me, Dio etterno, senza quella del proximo vostro, perché sonno due piei de l'affecto per cui<br />
s'observano e' comandamenti e i consigli (si com'Io ti dixi) che vi die' la mia Verità, Cristo<br />
crocifixo.<br />
Cosí questi due stati, de' quali è facto uno, notricano l'anima nelle virtú, crescendola nella<br />
perfeczione delle virtú e de l'unitivo stato. Non che muti altro stato, poi che è gionto a questo; ma<br />
questo medesimo cresce la ricchezza della grazia in nuovi e in diversi doni e amirabili elevazioni di<br />
mente, si come Io ti dixi, con uno cognoscimento di veritá che quasi, essendo mortale, pare<br />
immortale: perché’l sentimento della propria sensualità è mortificato, e la volontà è morta per<br />
l'unione che ha facta in me.<br />
Oh, quanto è dolce questa unione a l'anima che la gusta! che, gustandola, vede le segrete<br />
cose mie, onde spesse volte riceverà spirito di profezia in sapere le cose future. Questo fa la mia<br />
bontá, benché l'anima umile sempre le debba spregiare: (175) none l'affecto della mia caritá che do,<br />
ma l'appetito delle proprie consolazioni, reputandosi indegna della pace e quiete della mente, per<br />
notricare la virtú dentro ne l'anima sua. E none sta nel secondo stato, ma torna a la valle del<br />
conoscimento di sé. Questo le permecto, per grazia, di darle questo lume acciò che sempre cresca,<br />
perché l'anima non è tanto perfecta in questa vita che non possa crescere a maggiore perfeczione,<br />
cioè a perfeczione d'amore. Solo el dilecto unigenito mio Figliuolo, capo vostro, fue quello a cui<br />
non poté crescere alcuna perfeczione perché Egli era una cosa con meco e Io con lui; l'anima sua