DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista
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in particulare a ogniuno secondo el suo (309) Stato. E perché veruno è che in questa vita stia fermo,<br />
ma sempre si muta di tempo in tempo insino che egli è gionto a lo stato suo fermo, sempre il<br />
provego di quel che gli bisogna nel tempo che egli è.<br />
CXXXVII. Come Dio provide nel Testamento vecchio con la legge e co' profeti; e<br />
poi con mandare el Verbo; poi con gli apostoli, co' martiri e con gli altri sancti<br />
uomini. Come nulla adiviene a le creature, che tucto non sia providenzia di Dio.<br />
— Generalmente Io providi con la legge, che Io diei a Moisé nel Testamento vecchio, e con<br />
molti altri sancti profeti. Anco ti fo sapere che, innanzi l'avenimento del Verbo mio Figliuolo, poco<br />
stecte il popolo giudaico senza profeta, per confortare il popolo con le profezie, dando lo' speranza<br />
che la mia Verità, profeta de' profeti, li traesse della servitú e facesseli liberi e diserrasse lo' el cielo<br />
col sangue suo, che tanto tempo era stato serrato. Ma, poi che venne il dolce e amoroso Verbo,<br />
neuno profeta si levò tra loro: per certificarli che quello, che egli aspettavano, l'avevano avuto, unde<br />
non bisognava che piú profeti l'annunziassero: benché essi nol cognobbero né cognoscono per la<br />
ciechità loro. Doppo costoro, providi venendo el Verbo, si come decto è, il quale fu vostro<br />
tramezzatore tra me, Dio etterno, e voi. Doppo lui, gli appostoli, martiri, doctori e confessori, si<br />
come in un altro luogo Io ti dixi. Ogni cosa ha facto la mia providenzia, e cosi ti dico che infino a<br />
l'ultimo provederà. Questa è generale, data a ogni creatura che ha in sé ragione, che di questa<br />
providenzia vorrà ricevere el frutto. In particulare lo' do ogni cosa per mia providenzia: e vita e<br />
morte (per qualunque modo lo la dia), fame, sete, perdimento di stato nel mondo, nudità, freddo,<br />
caldo, ingiurie, scherni e villanie. Tucte queste cose permetto che lo' siano facte o decte dagli<br />
uomini. Non che lo faccia la malizia della mala volontà di colui che fa el male e la ingiuria, ma el<br />
tempo e l'essere che egli ha avuto da (310) me. El quale essere gli dici non perché offendesse me né<br />
il prossimo suo, ma perché servisse me e lui con dileczione di caritá. Unde Io permecto quello acto<br />
o per provare la virtú della pazienzia in quella anima di colui che riceve, o per farlo ricognoscere.<br />
Alcuna volta permectarò che al giusto tucto el mondo gli sarà contrario, e ne l'ultimo farà<br />
morte la quale darà grande admirazione agli uomini del mondo. Parrà a loro una cosa ingiusta di<br />
vedere perire uno giusto quando in acqua, quando in fuoco, quando strangolato da l'animale e<br />
quando per cadimento di casa sopra di lui, nel quale perderà la vita corporale. Oh, quanto paiono<br />
fuore di modo queste cose a quello occhio che non v'è dentro el lume della sanctissima fede! Ma<br />
none al fedele: però che’l fedele ha trovato e gustato, per affecto d'amore, nelle cose grandi<br />
sopradecte la mia providenzia; e cosí vede e tiene che con providenzia Io fo ciò ch' Io fo, solo per<br />
procurare a la salute dell'uomo. E però ha ogni cosa in reverenzia: non si scandalizza in sé, né ne<br />
l'operazioni mie, né nel proximo suo; ma ogni cosa trapassa con vera pazienzia. La providenzia mia<br />
non è tolta a veruna creatura, perché tucte le cose sonno condite con essa. Alcuna volta parrà a<br />
l'uomo, o grandine o tempesta o saetta che Io mandi sopra el corpo della creatura, che ella sia<br />
crudeltá, quasi giudicando che Io non abbi proveduto a la salute di colui. E Io l'ho facto per<br />
camparlo della morte etternale; ed egli tiene il contrario. E cosí gli uomini del mondo in ogni cosa<br />
vogliono contaminare le mie operazioni e intenderle secondo el loro basso intendimento.