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DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista

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C. Del terzo e perfectissimo lume de la ragione. E dell'opere che fa l'anima<br />

quando è venuta a esso lume. E d'una bella visione che questa devota anima<br />

ebbe una volta, ne la quale si tracta pienamente del modo da venire ad perfecta<br />

purita, e dove anco si parla del non giudicare.<br />

— Questi cotali (ciò sonno e' terzi, che viene secondo a questo), gionti a questo glorioso<br />

lume, sonno perfecti in ogni stato che essi sonno. E ciò che lo permecto a loro, ogni cosa hanno in<br />

debita reverenzia, si come nel terzo stato de l'anima e unitivo Io ti feci menzione. Questi si reputano<br />

degni delle pene e scandali del mondo, e d'essere privati delle loro consolazioni proprie di<br />

qualunque cosa si sia. E come si reputano degni delle pene, cosí si reputano indegni del frutto che<br />

séguita a loro doppo (200) la pena. Costoro nel lume hanno cognosciuta e gustata l’etterna volontà<br />

mia, la quale non vuole altro che ‘l vostro bene; e perché siate sanctificati in me, però ve lo do e<br />

permetto.<br />

Poi che l'anima l'ha cognosciuta, si se ne è vestita e non attende ad altro se none a vedere in<br />

che modo possa conservare e crescere lo stato suo perfecto per gloria e loda del nome mio, aprendo<br />

l'occhio de l'intelletto col lume della fede ne l'obietto di Cristo crocifixo, unigenito mio Figliuolo,<br />

amando e seguitando la doctrina sua, la quale è regola e via a' perfetti e agl'imperfetti. E vede che lo<br />

inamorato Agnello, mia Verità, gli dá doctrina di perfeczione, e vedendola se ne inamora. La<br />

perfeczione è questa che cognobbe vedendo questo dolce e amoroso Verbo, unigenito mio<br />

Figliuolo, che si notricò a la mensa del sancto desiderio, cercando l'onore di me, Padre etterno e<br />

salute vostra; e con questo desiderio corse, con grande sollicitudine, a Pobrobriosa morte della croce<br />

e compi l’obbedienzia che gli fu imposta da me Padre, none schifando fadiga né obbrobri, non<br />

ritraendosi per vostra ingratitudine o ignoranzia di non cognoscere tanto benefizio dato a voi, né per<br />

persecuzione de' giudei, né per scherni, villania e mormorazioni e grida del popolo. Ma tutte le<br />

trapassò come vero capitano e vero cavaliere, il quale Io avevo posto in sul campo della battaglia a<br />

combattere per trarvi delle mani delle dimonia e perché fuste liberi e tratti della piú perversa<br />

servitudine che voi poteste avere, e perché esso v'insegnasse la via, la doctrina e regola sua e poteste<br />

giognere a la porta di me, vita etterna, con la chiave del suo prezioso Sangue sparto con tanto fuoco<br />

d'amore, con odio e dispiacimento delle colpe vostre. Quasi vi dica questo dolce e amoroso Verbo<br />

mio Figliuolo: — Ecco che Io v'ho fatta la via e aperta la porta col Sangue mio: non siate dunque<br />

voi negligenti a seguitarla, ponendovi a sedere con amore proprio di voi e con ignoranzia di non<br />

cognoscere la via, e con presumpzione di volere eleggere il servire a me' a vostro modo e non di me,<br />

che ho fatta a voi la via dritta col mezzo della mia Verità, Verbo incarnato, e battuta col Sangue. —<br />

Levatevi dunque suso e seguitatelo, però che neuno può venire (201) a me Padre se non per lui. Egli<br />

è la via e la porta unde vi conviene intrare in me, mare pacifico.<br />

Alora quando l'anima è gionta a gustare questo lume, perché dolcemente l'ha veduto e<br />

cognosciuto, però el gustoe, e corre come inamorata e ansietata d'amore a la mensa del sancto<br />

desiderio. E non vede sé per sé, cercando la propria consolazione né spirituale né temporale, ma<br />

come persona che al tutto in questo lume e cognoscimento ha annegata la propria volontà; non<br />

schifa alcuna fadiga da qualunque lato ella si viene: anco, con pena sostenendo obrobrio e molestie<br />

dal dimonio e mormorazioni dagli uomini, mangia in su la mensa della sanctissima croce il cibo de<br />

l'onore di me, Dio etterno, e della salute de l'anime. E none cerca alcuna remunerazione né da me né<br />

dalle creature, perché elli è spogliato de l'amore mercennaio, cioè d'amare me per rispetto di sé, ed è<br />

vestito del lume perfecto, amando me schiettamente e senza alcuno rispetto, altro che a gloria e loda<br />

del nome mio, non servendo me per proprio. diletto né al proximo per propria utilitá, ma per puro<br />

amore.

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