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DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista

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ciechi, perché non conoscono loro né me. Non conoscono lo stato loro né la dignità dove lo gli ho<br />

posti, né conoscono la fragilità del mondo e la poca fermezza sua; però che, se ‘l cognoscessero,<br />

non se ne farebbero Dio. Chi l'ha tolto il (275) cognoscimento? la superbia. E a questo modo sonno<br />

diventati din,òni, avendoli lo electi per angeli e perché siano angeli terrestri in questa vita; ed essi<br />

caggiono da l'altezza del cielo alla bassezza della tenabre. E tanta è multiplicata la tenebre e la loro<br />

iniquità, che alcuna volta caggiono nel difecto che Io ti dirò.<br />

Sono alcuni che sonno tanto dimòni incarnati, che spesse volte faranno vista di consecrare, e<br />

non consecraranno, per timore del mio giudicio, e per tollersi ogni freno e timore del loro mal fare.<br />

Sarannosi levati la mactina dalla immondizia, e la sera dal disordinato mangiare e bere. Saragli<br />

bisogno di satisfare al popolo, e egli, considerando le sue iniquità, vede che con buona conscienzia<br />

egli non debba né può celebrare. Unde gli viene un poco di timore del mio giudicio; non per odio<br />

del vizio, ma per amore proprio che egli ha a se medesimo. Vedi, carissima figliuola, quanto egli è<br />

cieco! Non ricorre egli a la contrizione del cuore e al dispiacimento del difecto suo con<br />

proponimento di correggersi; anco piglia questo remedio: che non consecrarà. E, come cieco, non<br />

vede che l'errore e il difecto di poi è maggiore che quello di prima, perché fa el popolo idolatro,<br />

facendo lo' adorare quella ostia, non consecrata, per lo Corpo e Sangue di Cristo, mio unigenito<br />

Figliuolo tucto Dio e tucto Uomo, si come Egli è quando è consecrato: ed egli è solamente pane.<br />

Or vedi quanta è questa abominazione e quanta è la pazienzia mia che gli sostengo! Ma se<br />

essi non si correggeranno, ogni grazia lo' tornerà a giudicio. Ma che dovarebbe fare il popolo acciò<br />

che non venisse in quello inconveniente? Debba orare con condiczione: se questo ministro ha decto<br />

quel che debba dire, credo veramente che tu sia Cristo Figliuolo di Dio vivo, dato a me in cibo dal<br />

fuoco della tua inextimabile carità, e in memoria della tua dolcissima passione e del grande<br />

benefizio del Sangue, il quale spandesti con tanto fuoco d'amore per lavare le nostre iniquità.<br />

Facendo cosí, la ciechità di colui non lo' darà tenebre, adorando una cosa per un'altra: benché la<br />

colpa di peccato è solo del miserabile ministro, ma eglino pure ne facto farebbero quello che non si<br />

debba fare.<br />

O dolcissima figliuola, chi tiene la terra che non gl' inghioc. tisce? chi tiene la mia potenzia<br />

che non gli fa essere immobili e statue ferme innanzi a tucto el popolo per loro confusione? La<br />

misericordia mia. E tengo me medesimo, cioè che con la misericordia tengo la divina mia giustizia<br />

per vincerli per forza di misericordia. Ma essi, come obstinati dimòni, non cognoscono né veggono<br />

la misericordia mia; ma, quasi come se credessero avere per debito ciò che egli hanno da me, perché<br />

la superbia gli ha aciecati, non veggono che l'hanno solo per grazia e non per debito.

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