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DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista

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l'aspetto loro non le dá quel timore né mette paura come a uno altro el quale iniquamente sia vissuto<br />

nel mondo. Vedendo le dimonia che l'anima è intrata nel Sangue con ardentissima carità, non la<br />

possono sostenere, ma stanno da la longa a gittare le saette loro. E però la loro guerra e le loro grida<br />

a quella anima non nocciono, però che ella giá comincia a gustare vita etterna, si come in un altro<br />

luogo ti dixi ; però che con l'occhio de l'intelletto, che ha la pupilla del lume della sanctissima fede,<br />

vede me, suo infinito ed etterno Bene, el quale aspetta d'avere per grazia e non per debito nella virtú<br />

di Iesu Cristo mio Figliuolo. Unde distende le braccia della speranza e con le mani de l'amore lo<br />

strigne, intrando in possessione prima che vi sia, come detto t'ho el modo in un altro luogo. Subbito<br />

passando (annegata nel Sangue) per la porta stretta del Verbo, giogne in me, mare pacifico, che<br />

siamo insieme uniti lo, mare, e la porta: perché Io e la mia Verità, unigenito mio Figliuolo, siamo<br />

una medesima cosa.<br />

Quanta allegrezza riceve l'anima che tanto dolcemente si vede gionta a questo passo, però<br />

che gusta el bene della natura angelica! Questo ricevono coloro che passano cosí dolcemente; ma e'<br />

ministri miei, de' quali lo ti dixi che erano vissuti come angeli, molto maggiormente, perché in<br />

questa vita vissero con piú cognoscimento e con piú fame de l'onore di me e salute de l'anime. Non<br />

dico puramente del lume della virtú, che generalmente ogniuno può avere, ma perché questi,<br />

aggionto al lume del vivere virtuosamente, che è lume sopranaturale, ebbero el lume della sancta<br />

scienzia, per la quale scienzia cognobbero piú della mia Verità. E chi piú cognosce, piú ama: e chi.<br />

piú ama, piú riceve. El merito vostro v'è misurato secondo la misura de l'amore. E se tu mi<br />

dimandassi: — Un altro, che non abbi scienzia, può giognere a questo amore? — si bene che egli è<br />

possibile che egli vi gionga; ma veruna cosa particulare non fa legge comunemente per ogniuno, e<br />

Io ti favello (287) in generale. E anco ricevono maggiore dignità per lo stato del sacerdote, perché<br />

propriamente lo' fu dato l'officio del mangiare anime per onore di me. E poniamo che a ciascuno sia<br />

dato che tuctí doviate stare nella dileczione del proximo vostro, a costoro è dato a ministrare il<br />

Sangue e a governare l'anime; unde, facendolo sollicitamente e con affetto di virtú, come detto è,<br />

ricevono costoro piú che gli altri.<br />

Oh, quanto è beata l'anima-loro quando vengono a l'extremità della morte, perché sonno stati<br />

annunziatori e difenditori della fede al proximo loro. Eglino se l'hanno incarnata intro le mirolla de<br />

l'anima, con la quale fede veggono el luogo loro in me. La speranza con la quale sonno vissuti,<br />

sperando nella providenzia mia, perdendo ogni speranza di loro medesimi (cioè di none sperare nel<br />

loro proprio sapere); e perché essi perdéro la speranza di loro, non posero affetto disordinato in<br />

veruna creatura né in veruna cosa creata, perché vissero poveri volontariamente; e però con grande<br />

diletto distendono la speranza loro in me. El cuore loro (che fu uno vasello di dileczione che portava<br />

el nome mio con ardentissima carità, l'annunziavano con exemplo di buona e sancta vita e con la<br />

dottrina della parola al proximo loro) levasi adunque con amore ineffabile e strigne me per affetto<br />

d'amore, che so' suo fine, recandomi la margarita della giustizia, perché la portò sempre dinanzi da<br />

sé, facendo giustizia a ogniuno e rendendo discretamente il debito suo. E però rende a me giustizia<br />

con vera umilità e rende gloria e loda al nome mio, perché retribuisce aver avuto da me grazia<br />

d'avere corso el tempo suo con pura e sancta conscienzia; e a sé rende indegnazione, reputandosi<br />

indegno d'avere ricevuta e ricevere tanta grazia.<br />

La coscienzia sua mi rende buona testimonianza, e Io a lui giustamente rendo la corona della<br />

giustizia adornata delle margarite delle virtú, cioè del frutto che la caritá ha tratto delle virtú. O<br />

angelo terrestre! beato te che non se' stato ingrato de' benefizi ricevuti da me e non hai conmessa<br />

negligenzia né ignoranzia; ma sollicito, con vero lume, tenesti l'occhio tuo aperto sopra e' subditi<br />

tuoi, e come fedele e virile pastore hai seguitata (288) la doctrina del vero e buono Pastore Cristo,<br />

dolce Iesú, unigenito mio Figliuolo. E però realmente tu passi per lui bagnato e annegato nel<br />

Sangue suo con la torma delle tue pecorelle, delle quali, con la sancta doctrina e vita tua, molte n'hai<br />

condocte a la vita durabile, e molte n'hai lassate in stato di grazia.

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