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DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista

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CXXXVIII. Come ciò che Dio ci permecte è solamente per nostro bene e per<br />

nostra salute. E come sono ciechi e ingannati quelli che giudicano el contrario.<br />

— E voglio che tu vegga, dilectissima figliuola, con quanta pazienzia a me conviene portare<br />

le mie creature, le quali Io ho create, come decto è, a la imagine e similitudine mia con tanta (311)<br />

dolcezza d'amore. Apre l'occhio de l'intelletto e raguarda in me; e ponendoti Io uno caso particulare<br />

avenuto, del quale se ben ti ricorda, tu mi pregasti ch' Io provedesse, e io providi, si come tu sai, che<br />

senza pericolo di morte riebbe lo stato suo. E come egli è questo particulare, cosí è generalmente in<br />

ogni cosa. —<br />

Alora quella anima, aprendo l'occhio de l’intellecto col lume della sanctissima fede nella<br />

divina sua maestà con anxietato desiderio (perché per le parole decte piú conosceva della sua veritá<br />

nella dolce providenzia sua) per obbedire al comandamento suo, specolandosi ne l'abisso della sua<br />

carità, vedeva come egli era somma e etterna Bontà, e come per solo amore ci aveva creati e<br />

ricomprati del sangue del suo Figliuolo, e che con questo amore medesimo dava ciò che egli dava e<br />

permecteva: tribulazioni e consolazioni; ogni cosa era dato per amore e per provedere a la salute de<br />

l'uomo, e non per verun altro fine.<br />

El Sangue sparto con tanto fuoco d'amore vedeva che manifestava che questa era la veritá.<br />

Alora diceva el sommo ed etterno Padre: — Questi sono come aciecati per lo proprio amore che<br />

hanno di loro medesimi, scandalizzandosi con molta impazienzia. Io ti parlo ora in particulare e in<br />

generale, ripigliando quel ch' Io dicevo. Essi giudicano in male, in loro danno, in ruina e in odio<br />

quello che Io fo per amore e per loro bene, per privarli dalle pene etternali, per guadagno e per dar<br />

lo' vita etterna. E perché dunque si lagnano di me? perché none sperano in me, ma in loro<br />

medesimi; e giá t'ho decto che per questo vengono a tenebre, si che non cognoscono. Unde odiano<br />

quel che debbono avere in reverenzia, e, come superbi, vogliono giudicare gli occulti miei giudizi,<br />

e' quali sonno tucti dricti. Ma essi fanno come il cieco, che col tacto della mano, o alcuna volta col<br />

sapore del gusto, e quando col suono della voce, vorrà giudicare in bene e in male, secondo el suo<br />

basso, infermo e picciolo sapere. E non si vorranno actenere a me, che so' vero lume e so' Colui che<br />

gli nutrico spiritualmente e corporalmente, e senza me veruna cosa possono avere. E se alcuna volta<br />

sonno serviti da la creatura, Io so' Colui che l'ho data la volontà, l’aptitudine, el sapere, el potere a<br />

poterlo fare. Ma, come macto, (312) egli andare vuole col sentimento della malto, che è ingannata<br />

nel suo toccare perché non ha lume per discernere il colore: e cosí el gusto s'inganna, perché non<br />

vede l'animale immondo che si pone alcuna volta in sul cibo; l'orecchia è ingannata nel diletto del<br />

suono, perché non vede colui che canta; se non si guardasse da lui, per lo diletto egli li può dare la<br />

morte.<br />

Cosí fanno costoro e' quagli, come aciecati, perduto el lume della ragione, toccano con la<br />

mano del sentimento sensitivo. E' diletti del mondo lo' paiono buoni; ma, perché essi non veggono,<br />

non si guardano che egli è uno panno meschiato di molte spine, con molta miseria e grandi affanni,<br />

in tanto che il cuore, che le possiede fuore di me, è incomportabile a se medesimo. Cosí la bocca del<br />

desiderio, che disordinatamente l'ama, gli paiono dolci e soavi a prendere, ed egli v'è su l'animale<br />

immondo di molti peccati mortali, e' quali fanno immonda l'anima e dilonganla dalla similitudine<br />

mia e tolgonla della vita della grazia. Unde, se egli non va col lume della sanctissima fede a<br />

purificarla nel Sangue, n'ha morte etternale. L'udire è l'amore proprio di sé, che gli pare che facci<br />

uno dolce suono. Perché gli pare? perché l'anima corre dietro a l'amore della propria. sensualità; ma,<br />

perché non vede, è ingannato dal suono, e, perché gli andò dietro con disordinato diletto, truovasi<br />

condotto nella fossa, legato col legame della colpa, menato nelle mani de' nemici suoi, però che,<br />

come aciecato dal proprio amore e confidanza che hanno posta a loro medesimi e al loro proprio<br />

sapere, non s'attengono a me, che so' guida e via loro.

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