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DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista

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L. Come questa anima venne in grande amaritudine per la cechità di quelli che<br />

s'annegavano giú per lo fiume.<br />

Alora quella anima ansietata di desiderio, considerando la sua e ('altrui imperfeczione,<br />

adolorata d'udire e vedere tanta ciechità delle creature, e avendo veduto che tanta era la bontá di Dio<br />

che neuna cosa aveva posta in questa vita che fusse impedimento, in qualunque stato si fusse, a la<br />

sua salute, ma tucte ad exercitamento e a provazione della virtú, e nondimeno, con tucto questo, per<br />

lo proprio amore e disordinato affecto, n'andavano giú per lo fiume non correggendosi, vedevali<br />

giognere a l'etterna dannazione.<br />

E molti di quelli che v'erano, che cominciavano, tornavano a dietro per la cagione che udita<br />

aveva da la dolce bontá di Dio, che aveva degnato di manifestare se medesimo a lei. E per questo<br />

stava in amaritudine. E fermando essa l'occhio de l' intellecto nel Padre etterno, diceva: — O amore<br />

inextimabile, grande è l'inganno delle tue creature! Vorrei che, quando piacesse a la tua bontá, tu<br />

piú distinctamente mi spianassi e' tre scaloni (97) figurati nel corpo de l'unigenito tuo Figliuolo; e<br />

che modo essi debbono tenere per escire al tucto del pelago e tenere la via della Verità tua, e chi<br />

sonno coloro che salgono la scala.

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